Biografia
Interprete tra i lavori più interessanti della cinematografia internazionale, Anouk Aimée è un’attrice francese nota in tutto il mondo per le sue “caratteristiche sorprendenti” e la bellezza, della storia del cinema”, femme fatale del cinema anni ’60 e icona dall’enigmatico fascino.
Anouk Aimée, da Fellini a Lelouch ha lasciato il segno per il suo talento e il suo fascino discreto
(Parigi, 27 Aprile 1932)
Una vita intensissima, tanti amori, quattro mariti e registi internazionali che l’hanno diretta, ma anche un’infanzia segnata dal nazismo e dalle sue origini ebree. Bella e fascinosa, con un viso irregolare e un fisico minuto ed aggraziato, ha incarnato il fascino francese per eccellenza con la sua eterna ‘petit robe noire’.
Anouk Aimèe, al secolo, Françoise Judith Dreyfus, nasce a Parigi il 27 aprile del 1932 da due genitori attori. Per prudenza il padre Henry cambia il cognome celebre di origine ebraica da Dreyfus in Murray. A causa delle persecuzioni razziali durante l’occupazione nazista, la sua famiglia dal 1940 al 1944 vive nomade, ospite di varie persone. Il giorno della Liberazione sono a Marsiglia e sulla Canèbiere, la piccola Anouk e madre assistono alle scene di disprezzo verso i pochi soldati tedeschi rimasti. Resterà per l’attrice un ricordo indelebile, sulla crudeltà della guerra contro i vinti che non si possono più difendere.
Un’attrice dal fascino enigmatico
Françoise Judith debutta al cinema giovanissima con il film di Henri Calef “Tragico incontro” (1947); il personaggio da lei interpretato si chiama Anouk, nome che sceglierà per la sua carriera. Mentre il suo cognome le viene direttamente da Prèvert, che firma la sceneggiatura della pellicola “Gli amanti di Verona” di Andrè Cayatte del 1949.
È l’inizio di una lunga carriera con titoli come: “La salamandra d’oro” (1950) di Ronald Neame, “La tenda scarlatta” (1953) e “Le mauvaises reincontres”(1955), entrambi diretti da Alexander Astruc.
È Federico Fellini a cercare la giovane attrice francese dopo averla vista tra altre a Parigi. Lei è la sua Maddalena, ereditiera sensuale amante di Mastroianni nel capolavoro “La dolce vita” (1960). Anouk sarà legatissima per tutta la vita al regista riminese e a Marcello.
La stessa attrice sarà protagonista anni dopo con lo stesso attore di “8½” (1963), ritratto autobiografico del regista tramite il suo alter ego e attore feticcio Mastroianni, di cui questa volta è la moglie spigolosa.
Una ‘donna di vita’
Nel 1961 Anouk recita in “Lola – Donna di vita” di Jacques Demy, in cui veste i panni di una entraineuse che tira su da sola un figlio, in attesa
del ritorno del suo grande amore. Il lungometraggio fa scandalo, ed è considerato uno dei più importanti della Nouvelle Vague. L’attrice sente particolarmente il suo personaggio, anche perché anche lei, giovanissima, sta crescendo da sola – tra Italia e Francia – sua figlia, nata dalla relazione con il suo secondo marito, il regista greco Nikos Papatakis sposato nel 1951, dopo una brevissima unione con Edoard Zimmerman. Nel 1969 reciterà in “L’amante perduta”, una sorta di sequel di “Lola” diretto sempre da Demy.
Ormai di casa in Italia, Anouk è diretta da Vittorio De Sica in “Il giudizio universale” (1961); Sergio Corbucci in “Il giorno più corto” (1963) e Florestano Vancini in “Le stagioni del nostro amore” (1965). Non tutti i film sono di buon livello.
Bellezza intrigante anche ’20 anni dopo’
Nel 1966 Claude Lelouch regala all’Aimèe un ruolo, che al pari di quelli felliniani, lascerà il segno nella settima arte: in “Un uomo, una donna”, è una vedova affascinante che s’innamora di Jean Louis Trintignan, pilota che ha perso da poco la moglie. Il film diventa un cult e vince a Cannes, oltre a ottenere il Golden Globe, il Nastro d’Argento e il Bafta come Miglior Film Straniero. Sul set, la bella attrice francese incontra colui che diventerà il suo terzo marito, l’attore Pierre Barouh. La loro unione durerà tre anni. Lelouch la dirigerà nel sequel “Un uomo e una donna: 20 anni dopo” (1986), e molte altre volte nel corso del tempo.
È molto intrigante il film di Andrè Delvaux, “Una sera… un treno” del 1968, in cui Anouk fa coppia con Yves Montand in una storia venata di mistero tra un uomo e una donna in crisi. Diretta da Sydney Lumet nel 1969, interpreta “La virtù sdraiata” con Omar Shariff.
Dopo il suo trasferimento a Londra per amore, avvenuto nel 1970 dopo il suo quarto matrimonio con l’attore inglese Albert Finney, sparisce dai set per un po’. Si tratta della sua unione più lunga che finirà per la sua fuga con il giovanissimo Ryan O’Neal.
Anouk Aimée, un ‘salto nel vuoto’ nella cinematografia italiana
Il ritorno al cinema risale al 1976 con Claude Lelouch in “Chissà, se lo farei ancora”.
Nel 1980 Marco Bellocchio la recluta per “Salto nel vuoto”, per stessa definizione dell’attrice, uno dei suoi lavori preferiti. Anouk è la sorella di un giudice interpretato da Michel Piccoli, con cui ha un rapporto estremamente complesso. Per la sua prova la Aimée viene premiata come Migliore Attrice a Cannes. Al contrario di Fellini, Bellocchio è estremamente rigoroso quando dirige i suoi attori, così come Bertolucci che la vuole nel drammatico “Tragedia di un uomo ridicolo” del 1981. Lei è perfetta nei panni della moglie francese sofisticata di un piccolo imprenditore che cerca di salvare la sua azienda da sicuro fallimento.
Star conclamata, Anouk è se stessa nel film fantascientifico di Lelouch “Viva la vita” del 1984.
A distanza di tanti anni Mastroianni e la Aimèe si ritrovano insieme nel bellissimo ritratto sul circo dell’alta moda “Pret-à-porter” del corrosivo regista americano Robert Altman, girato nel 1994 con un cast da urlo. Eppure il risultato non è dei più felici, se si esclude la performance di Anouk, da sempre musa dello stilista Ungaro, fascinosa nonostante il passare degli anni.
Ed è charme puro e ironia il suo personaggio nel film di Lelouch “Uomini e donne – Istruzioni per l’uso” del 1996, che vede nel cast la neo moglie del regista Alessandra Martinez e il politico francese Bernard Tapie.
Gli ultimi lavori in Francia e il piglio da imprenditrice
È il 2003 e la Anouk Aimée in “Le petite praire aux bouleaux” di Marceline Loridan, presentato a Berlino, rivive in un qualche modo i fantasmi della sua infanzia da bambina ebrea, interpretando una sopravvissuta ai campi di sterminio che torna per caso ad Auschwitz, ripercorrendo la sua vita. Incoronata con l’Orso d’Oro alla carriera, l’attrice parla del suo doloroso passato e delle sue origini.
Gli anni successivi lavora molto in Francia, da “Ces amour-là” di Lelouch (2010) a “Tous les soleils” di Philippe Claudel (2011) a “Mince alors” di Turckheim (2012).
Dopo ben quattro matrimoni falliti, oggi è legata al cineasta e produttore indipendente francese Elie Chouraqui, già aiuto regista di Lelouch, che l’ha diretta diverse volte dal 1978 con “Due volte donna” a “Celle que j’aime” (2008).
Aimée Anouk è anche una ottima business lady: possiede la catena di ristoranti “Le pizze di Mamma Anouk” a Parigi, una squadra di calcio (“Gli Angeli di Parigi”), ha lanciato il suo marchio di Vodka (“Pure Wonderaimée – Francia”), un profumo di successo (“Da Anouk con Amore”) e una linea alla moda chiamata “Seduzione by Anouk Aimée”. Last but not least, è stata definita dalla rivista Clam Magazine per gli ultimi due anni l’attrice più sexy del mondo. Niente male per una signora ultraottantenne che non si è mai ritoccata.
Roberta D’Amico
Filmografia
Anouk Aimée Filmografia – Cinema
- La fleur de l’âge, regia di Marcel Carné (1947)
- Tragico incontro, regia di Henri Calef (1947)
- Gli amanti di Verona, regia di André Cayatte (1949)
- La salamandra d’oro, regia di Ronald Neame (1950)
- La pastorella e lo spazzacamino, regia di Paul Grimault (Solo voce nella versione francese) (1952)
- Illusione, regia di Harold French (1952)
- La tenda scarlatta, regia di Alexandre Astruc (1953)
- Contraband Spain, regia di Lawrence Huntington (1955)
- Noche de tormenta, regia di Jaime de Mayora (1955)
- Les mauvaises rencontres, regia di Alexandre Astruc (1955)
- La vita nelle tue mani, regia di Otto W. Fischer (1956)
- Nina, regia di Rudolf Jugert (1956)
- Stresemann, regia di Alfred Braun (1957)
- Le donne degli altri, regia di Julien Duvivier (1957)
- Tutti possono uccidermi, regia di Henri Decoin (1957)
- Montparnasse, regia di Jacques Becker (1958)
- Il viaggio, regia di Anatole Litvak (1959)
- La fossa dei disperati, regia di Georges Franju (1959)
- Dragatori di donne, regia di Jean-Pierre Mocky (1959)
- Quai Notre-Dame, regia di Jacques Berthier (1960)
- La dolce vita, regia di Federico Fellini (1960)
- Don Giovanni ’62, regia di Philippe de Broca (1961)
- Lola – Donna di vita, regia di Jacques Demy (1961)
- L’imprevisto, regia di Alberto Lattuada (1961)
- Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (1961)
- Sodoma e Gomorra, regia di Robert Aldrich (1962)
- Il successo, regia di Mauro Morassi (1963)
- 8½, regia di Federico Fellini (1963)
- Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1963)
- Il baro, regia di Christian Marquand (1963)
- Il terrorista, regia di Gianfranco De Bosio (1963)
- Liolà, regia di Alessandro Blasetti (1963)
- Le voci bianche, regia di Pasquale Festa Campanile (1964)
- La fuga, regia di Paolo Spinola (1964)
- Le stagioni del nostro amore, regia di Florestano Vancini (1965)
- Il morbidone, regia di di Massimo Franciosa (1965)
- Lo scandalo, regia di Anna Gobbi (1966)
- Un uomo, una donna, regia di Claude Lelouch (1966)
- Vivere per vivere, regia di Claude Lelouch (Non accreditata) (1967)
- Una sera… un treno, regia di Andrè Delvaux (1968)
- L’amante perduta, regia di Jacques Demy (1969)
- La virtù sdraiata, regia di Sidney Lumet (1969)
- Rapporto a quattro, regia di George Cukor (1969)
- Chissà se lo farei ancora, regia di Claude Lelouch (1976)
- Due volte donna, regia di Elie Chouraqui (1978)
- Salto nel vuoto, regia di Marco Bellocchio (1980)
- La tragedia di un uomo ridicolo, regia di Bernardo Bertolucci (1981)
- Qu’est-ce qui fait courir David? (1982)
- Il generale dell’armata morta, regia di Luciano Tovoli (1983)
- Un rêve à peine commencé (1984)
- Viva la vita, regia di Claude Lelouch (1984)
- Il successo è la miglior vendetta, regia di Jerzy Skolimowski (1984)
- Un uomo, una donna oggi, regia di Claude Lelouch (1986)
- Arrivederci e grazie, regia Giorgio Capitani (1988)
- Bethune: il mitico eroe, regia di Phillip Borsos (1990)
- Rupture(s), regia di Christine Citti (1993)
- Les marmottes, regia di Élie Chouraqui (1993)
- Prêt-a-Porter, regia di Robert Altman (1994)
- Les cent et une nuits de Simon Cinéma, regia di Agnès Varda (1995)
- Dimmi di sì, regia di Alexandre Arcady (1995)
- Uomini e donne – Istruzioni per l’uso, regia di Claude Lelouch (1996)
- Riches, belles, etc., regia di Bunny Godillot (1998)
- 1999 Madeleine, regia di Laurent Bouhnik (1999)
- Una per tutte, regia di Claude Lelouch (1999)
- Festival in Cannes, regia di Henry Jaglom (2001)
- La petite prairie aux bouleaux, regia di Marceline Loridan-Ivens (2003)
- Ils se marièrent et eurent beaucoup d’enfants, regia di Yvan Attal (2004)
- De particulier à particulier, regia di Brice Cauvin (2006)
- Celle que j’aime, regia di Elie Chouraqui (2009)
- Ces amour-là, regia di Claude Lelouch (2010)
- Non ci posso credere, regia di Philippe Claudel (2011)
- Mince alors, regia di Charlotte De Turckheim (2012)
Anouk Aimée Filmografia – Televisione
- Adrienne Mesurat, regia di Marcel L’Herbier (Film tv) (1953)
- Salomone, regia di Roger Young (1997)
- Napoléon, regia di Yves Simoneau (2002)