Benicio Del Toro e Halle Berry in una pellicola delicata e drammatica, con punte di originalità registica spiccate
(Things We Lost in the Fire) Regia: Susanne Bier – Cast: Halle Berry, Benicio Del Toro, David Duchovny, Alexis Llewellyn, Micah Berry, John Carroll Lynch, Alison Lohman, Robin Weigert, Paula Newsome, Omar Benson Miller – Genere: Drammatico, colore, 118 minuti – Produzione: USA, Gran Bretagna, 2007 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 13 giugno 2008.
Audrey (Halle Berry) e Brian (David Duchovny) vivono la loro vita normale in una piccola città del nord degli USA, insieme ai loro bambini. Non hanno problemi particolari nell’affrontare il tran tran quotidiano, fatta salva la presenza di Jerry (Benicio Del Toro), il migliore amico di Brian, un avvocato la cui vita è stata distrutta dalla droga.
La moglie ovviamente non capisce perché i due siano così attaccati, quando tutti gli altri amici hanno già abbandonato Jerry a causa del suo comportamento autodistruttivo. Improvvisamente, Brian muore e Audrey invita Jerry al funerale, in virtù di questa strana e continuata amicizia: è proprio durante le esequie che capisce il vero legame tra i due, e quanto Jerry conoscesse Brian, anche meglio di lei.
Susanne Bier sceglie di essere un po’ meno pura, stilisticamente parlando, rispetto a Dogma “Open Heart”, ma non si vende, in ogni caso, al cliché dei film pieni di buoni sentimenti e di trame scontate propri di questo genere di produzioni. La telecamera ci regala zoomate improvvise, piccoli dettagli e astrazioni che rendono preziosa la realizzazione tecnica del film e non possono essere che graditi agli amanti del buon cinema, mentre risulteranno probabilmente indigesti a chi si aspetta da “Noi due sconosciuti” la tipica trama che vede protagonista di norma Halle Berry.
La protagonista femminile non stupisce né delude, rivelandosi coraggiosa e talentuosa anche nelle scene più complesse, ma la vera star è indubbiamente Del Toro, costantemente brillante, con performance prive di sbavature, consapevoli della propria posizione, dell’emozione da convogliare momento per momento. Jerry è rappresentato realmente come un muro sgretolato, eppure forte e complesso, con una potente capacità d’espressione.
Susanne Bier incornicia a perfezione questa performance di Del Toro, con un film che unisce in modo originale l’avanguardia al classico: vale la pena di fermarsi a vederlo, per godere della recitazione del primo attore e stupirsi delle scelte registiche non convenzionali.
Claudia Resta