Al cinema Adriano di Roma la conferenza stampa di presentazione di “Gli ultimi saranno ultimi”, di Massimiliano Bruno.
“Gli ultimi saranno ultimi”: dal teatro al cinema
Si è svolta presso il cinema Adriano di Roma la conferenza stampa di presentazione di “Gli ultimi saranno ultimi”, quarta opera del regista e attore Massimiliano Bruno. Presenti sul palco, oltre a Bruno, Paola Cortellesi, Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Ilaria Spada e i produttori Fulvio e Federica Lucisano.
L’incontro con i giornalisti è avvenuto subito dopo la proiezione in anteprima del film ed è stato moderato dall’esperto critico cinematografico Enrico Magrelli.
Purtroppo il tempo concesso dagli attori ai giornalisti è stato relativamente poco, ma grazie al clima di collaborazione creatosi tra le due parti (complice l’orario pericolosamente vicino al pranzo), chiunque ha potuto dire la sua, anche se brevemente.
Chi ha avuto più spazio è stato il regista, Massimiliano Bruno, che ha ricordato come, sebbene “Gli ultimi saranno ultimi” sia solo il secondo film fatto con la Cortellesi, la loro collaborazione è continua e si è svolta soprattutto a teatro, sin dal 1997. Lo stesso “Gli ultimi saranno ultimi” è tratto da uno spettacolo teatrale (in scena da nove anni) scritto da Bruno e interpretato in solitaria dalla Cortellesi.
Il film è nato da una necessità personale del regista, che ha voluto riadattare il suo spettacolo al grande schermo per raccontare a una platea il più grande possibile le storie di molte persone a lui vicine, che a causa di crisi e disparità di trattamenti non riescono a costruire una famiglia o ad arrivare a fine mese.
Le domande che hanno scatenato la fantasia di Massimiliano Bruno sono state: qual è il limite per ciascuno di noi? Cosa spinge persone comuni a commettere atti da folli?
La risposta, a dire di Bruno, è arrivata dallo studio delle reazioni sue e dei suoi conoscenti a traumi di vario tipo. Chiunque riesce a sopportare privazioni di tipo materiale purché abbia qualcuno a sostenerlo. Non appena si soffre di mancanza di affetto e vicinanza da parte dei cari, si arriva a compiere dei gesti estremi. Gassmann ha sottolineato come il film abbia una valenza sociale e non politica, in quanto invita a riflettere sull’importanza della reazione ai drammi, fondamentale per tutti coloro che lo andranno a vedere.
Alla domanda su quali fossero le differenze tra un lavoro teatrale e il suo adattamento cinematografico, tutti i presenti hanno sottolineato l’importanza del coraggio di mettere da parte molte idee, battute o caratteristiche dei personaggi efficaci sul palco data la differenza tra i due mezzi. La credibilità filmica è diversa da quella teatrale, così come la gestione del tempo: queste diversità hanno portato a una riscrittura drastica della storia già rappresentata per anni. Il film ha offerto a Paola Cortellesi un maggior controllo sul personaggio principale, dato che nello spettacolo teatrale le era toccato interpretarli tutti. Fabrizio Bentivoglio ha aggiunto come lavorare con persone che hanno già collaborato in teatro lo abbia fatto sentire più in mezzo a una compagnia che su un set cinematografico.
Inoltre, sia Paola Cortellesi che Massimiliano Bruno hanno notato con un velo di tristezza che il tema della perdita del lavoro a causa della gravidanza non smetta affatto di essere attuale. Attuale è anche il tema della disparità sul luogo di lavoro, persino in un ambiente privilegiato come quello della recitazione.
“Gli ultimi saranno ultimi”: un film fuori da ogni classificazione
Per “Gli ultimi saranno ultimi”, Bruno ha detto di volersi distaccare dai toni dei suoi precedenti lungometraggi, tutti virati verso la risata. Bruno si è dichiarato un figlio della commedia all’italiana, l’unica al mondo a poter affrontare davvero qualsiasi tema, dal più ameno al più “impegnato”. Sfruttando una metafora, il regista ha descritto le proprie opere come delle bilance in cui il piatto della commedia era sempre più in basso rispetto a quello del dramma. Nel caso di “Gli ultimi saranno ultimi”, il piatto del dramma ha avuto molto più peso in fase di scrittura e riprese: questo cambio è avvenuto naturalmente, senza alcuna pianificazione o forzatura. Bruno ha riservato parole d’elogio per la montatrice Luciana Pandolfelli, che lo ha accompagnato nel viaggio di composizione del film, arrivando a ottenere un risultato che ha fatto commuovere il produttore Fulvio Lucisano. Interrogato sul grande uso del rallenty e di alcune musiche nella pellicola, Bruno ha risposto: «Mi piace così».
Nonostante i temi affrontati, lavoro, povertà, diversità, dignità, diritti, privazione di affetti siano tutti associati a toni prettamente drammatici, il regista ha comunque voluto mantenere molti momenti di leggerezza nel film, dato che il messaggio ultimo della sua opera è la speranza.
Jacopo Angelini
09/11/2015