Trama
- Regia: Costanza Quatriglio
- Genere: Documentario, colore
- Durata: 75 minuti
- Produzione: Italia, 2015
- Distribuzione: Cineama
- Data di uscita: 23 novembre 2015
Un uomo viene improvvisamente portato via da un campeggio in una spiaggia del Cilento. A trattenerlo un insieme straordinario di carabinieri, polizia municipale e guardia costiera. Costretto ad abbandonare la spiaggia e sedato, l’uomo viene messo su un’ambulanza e sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Sedato pesantemente, due ore dopo il suo ingresso all’interno di un ospedale viene legato al letto con cinghie strette a polsi e caviglie. Questa è la storia di “87 ore – Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni”, che racconta, attraverso le immagini di telecamere di sorveglianza, la discesa all’inferno di Francesco Mastrogiovanni avvenuta dal 31 luglio al 4 agosto 2009.
“87 ore – Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni”: il film denuncia di Costanza Quatriglio
Costanza Quatriglio pone sul grande schermo un’opera che analizza e ricostruisce gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni, morto in condizioni disastrose e incerte nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania, nei pressi di Salerno. Il documentario della regista si muove su due linee differenti. La prima ricostruisce gli ultimi e difficili attimi di Mastrogiovanni, tramite i video delle riprese avvenute in ospedale. La seconda considera, al contrario, il punto di vista dei familiari di Francesco, tramite alcune brevi interviste.
In questo modo, “87 ore – Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni”, ci appare come un ritratto realistico e complesso al tempo stesso. Colpiscono moltissimo gli atteggiamenti di medici e infermieri, indifferenti verso la vita di un uomo e la sua dignità. Impossibile definire una verità della vicenda, che spetta ai tribunali più che alla regista. La Quatriglio ha voluto, però, mettere gli spettatori al corrente di questi fatti, che non potevano di certo restare nel silenzio.
La linea narrativa di “87 ore – Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni” è stata ben spiegata dalla stessa regista: “Il corpo di Francesco Mastrogiovanni richiedeva una narrazione diversa che avesse una funzione rivelatrice perché potesse – attraverso lo sguardo meccanico della videosorveglianza – farci conoscere la violenza strutturale del meccanismo che ha portato alla sua morte. Francesco Mastrogiovanni era, come tutti noi, una persona. L’atto del guardare ci chiama in causa; man mano che il racconto procede, infatti, comprendiamo che è proprio quello sguardo a isolare l’uomo, come se l’inquadratura e quei legacci a polsi e caviglie fossero la stessa cosa.”