Si è svolta stamattina alla Casa del Cinema la conferenza stampa di presentazione del film “Fantasticherie di un passeggiatore solitario”, esordio alla regia di Paolo Gaudio. A discutere con i giornalisti, oltre al regista, alcuni tra gli elementi principali del cast artistico: Lorenzo Monaco, Luca Lionello, Angelique Cavallari e Fabrizio Ferracane.
Un film decisamente atipico rispetto allo standard delle produzioni italiane
“Fantasticherie di un passeggiatore solitario”, ha esordito Paolo Gaudio, è nato essenzialmente da una grande passione nutrita nei confronti del genere fantastico e degli effetti speciali, strada già intrapresa dal regista da parecchi anni seguendo il riferimento di maestri assoluti come Stan Winston (“Terminator” e Jurassic Park”) e Phil Tippett (“Guerre stellari” e “RoboCop”). Gaudio, laureato in filosofia e molto preparato sotto il profilo tecnico, ha tenuto a rimarcare le influenze principali, quei registi che hanno inciso sin dalla fanciullezza sulla sua visione artistica: tra gli altri, Tim Burton, Terry Gilliam e Joe Dante; tutti artisti legati a narrazioni fantastiche e tendenzialmente deliranti, non costrette in limiti o vincoli di genere.
L’obiettivo poetico del cinema di Gaudio, a partire da queste “Fantasticherie”, è proprio quello di dare sfogo a una fantasia sfrenata e visionaria, utilizzata per trattare con leggerezza temi di portata universale. Si tratta di un percorso tutto da costruire nell’ambito del cinema italiano, molto chiuso rispetto a un utilizzo così creativo e disinibito di animazione stop-motion, effetti speciali e trovate registiche del tutto originali. Ma la strada è tracciata: se non si può arrivare alla perfezione tecnica degli americani, ha notato il regista, allora è necessario lavorare sui contenuti e sulle idee, senza lasciarsi scoraggiare e senza rifugiarsi nell’idea che certe cose è meglio lasciarle fare a chi per tradizione e mezzi a disposizione ha maggiori possibilità.
Gli attori hanno espresso in coro pressoché unanime una forte sensazione di positività rispetto alla lavorazione del film, descrivendo Gaudio come disposto all’ascolto ma ben fermo nelle sue risoluzioni, capace di trasmettere grande fiducia e sicurezza; qualità necessarie per coinvolgere attori in un progetto così audace e fuori dallo standard. L’interprete più esperto del team, Luca Lionello, ha tenuto ad elogiare il regista, affermando come sia provvisto di enorme talento e come sia in fondo inutile etichettare questa come un’“opera prima”, dal momento che a contare sono le idee e le capacità: o ci sono o non ci sono, non è poi così rilevante stare ad osservare se si tratta del primo o dell’ennesimo lavoro.
Un’incompiutezza strutturale e il lavoro artigianale sull’animazione
A chi gli ha rimproverato un certo grado di incompiutezza del film, Gaudio ha fatto notare come invece l’incompiutezza sia una chiave di lettura oggettiva nell’approccio alle “Fantasticherie”: il libro da cui trae spunto la vicenda è, per l’appunto, incompiuto, così come molti sono i riferimenti letterari in questo senso, da Edgar Allan Poe a Nietzsche, da Dostoevskij a Flaubert e Kafka. Lo stesso titolo è ricalcato su quello di un’opera – incompiuta, va da sé – di Jean-Jacques Rousseau; un’opera che per altro il regista considera come uno dei punti più bassi dell’attività intellettuale del filosofo francese, che ha saputo raggiungere picchi assai più elevati e che tutt’oggi andrebbero letti e ponderati. La narrazione, ad ogni modo, non vuole essere una destinazione, ma l’intenzione è quella di spingere lo spettatore in un viaggio perpetuo, seguendo i protagonisti sul limitare di un bosco magico e lasciandosi trasportare.
Forte è l’aspetto artigianale nella preparazione tecnica degli effetti speciali: Gaudio ha rivelato infatti di essere molto legato a una concezione all’antica, per così dire, pur riconoscendo le potenzialità enormi del digitale e della computerizzazione delle immagini, che pure ha avuto modo di utilizzare: ma l’utilizzo di tecniche ancora basate sui movimenti umani, come la stop-motion, ha modo di comunicare sensazioni più dirette, lavorando su qualcosa che esiste concretamente. In questo senso, grande merito per la riuscita del film va attribuito all’enorme lavoro svolto dagli attori, che sono stati capaci di trovare un bilanciamento ideale e di far risaltare la forte umanità che permea la narrazione: il protagonista Teo, ad esempio, è un personaggio del tutto peculiare e fuori da ogni classificazione, se non quella un po’ generica di sognatore, e amalgama nei suoi tratti comportamentali una declinazione infantile con il carico di sofferenza derivato dalla perdita dei genitori per un’esplosione causata dal padre.
“Fantasticherie di un passeggiatore solitario” sarà distribuito nelle sale italiane, in 12 copie, a partire dal prossimo 19 novembre.
Marco Donati