Recensione
Free State of Jones – Recensione: l’insostenibile lentezza dell’essere
“Free State of Jones” è ben realizzato dal punto di vista tecnico, ben recitato e narratore di una vicenda vera molto interessante e profonda. Perché, allora, si esce dalla sala poco entusiasti?
Perché c’è un grosso “ma” che impedisce alla pellicola di compiere quel passo per entrare nel riservato circolo delle opere che lasciano un segno.
“Free State of Jones” è un bel film, ma è di una lentezza esasperante.
Realizzare una pellicola con un ritmo molto lento è sempre un azzardo – motivo per cui le pellicole da grande botteghino come quelle sui supereroi sono l’esatto opposto e puntano tutto sulla velocità degli avvenimenti – perché è molto più difficile mantenere coinvolto lo spettatore in una storia che procede a passo di tartaruga (o, come in questo caso, proprio di lumaca). Ci vuole abilità per evitare che alle persone venga voglia di guardare l’orologio per sapere quanto manca alla fine, abilità che Gary Ross sembrava aver dimostrato di possedere con “Hunger Games” e che ha invece improvvisamente perso nella lavorazione di “Free State of Jones”.
Il plot si sviluppa a singhiozzo, alternando scene di noia mortale a situazioni interessanti, creando un’altalena emotiva che comunque alla fine dei giochi risulta stancante, nonostante la sceneggiatura curatissima e intelligente, e l’eccezionale interpretazione di Matthew McConaughey.
Free State of Jones: un’occasione persa
Né l’ottima sceneggiatura, né McConaughey bastano a compensare alcune scelte poco funzionali, come ad esempio l’alternarsi tra il 1863 e il 1948 per raccontare il caso giudiziario di un discendente del protagonista che non si amalgama bene con il resto degli eventi. Inoltre sono presenti alcune situazioni poco verosimili (e poco intelligenti) che fanno calare un po’ il livello.
“Free State of Jones” sembra in conclusione un po’ un’occasione sprecata: la storia che vuole narrare è indubbiamente bella e porta molto a riflettere, ma ci riesce solo a metà, lasciando sulla sua scia un’eterea sensazione di insoddisfazione e molti sbadigli.
Valeria Brunori
Trama
- Titolo originale: The Free State of Jones
- Regia: Gary Ross
- Cast: Matthew McConaughey, Gugu Mbatha Raw, Keri Russell, Mahershala Ali, Sean Bridgers, Brad Carter, Christopher Berry, Joe Chrest, David Jensen, Kurt Krause, Carlton Caudle, Martin Bats Bradford, Brian Lee Franklin
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 139 minuti
- Produzione: USA, 2016
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 1 Dicembre 2016
“Free State of Jones” di Gary Ross (già regista del film sbanca-botteghini “Hunger Games”, “Dave – Presidente per un giorno” e “Seabiscuit – Un mito senza tempo”) pone al centro della sua storia la vicenda – realmente accaduta – dell’opposizione alla schiavitù da parte di un gruppo di disertori confederati in Jones County, Mississippi.
Dopo essere sopravvissuto, nel 1862, alla Battaglia di Corinto durante la Guerra Civile, Newton Knight (interpretato dal Premio Oscar come Miglior attore protagonista per “Dallas Buyers Club” Matthew McConaughey), un povero contadino del Mississippi, assume il comando e guida un gruppo di disertori della Confederazione contrari alla schiavitù nella contea di Jones Country, nel Mississipi.
Forte delle sue convinzioni e della loro rilevanza storica, Newton Knight dà vita alla prima comunità di razza mista della regione – in tempi moderni, si intente -, sposando l’ex schiava Rachel (Mbatha-Raw, “L’amore all’improvviso – Larry Crowne”) e dando così vita a un precedente storico senza eguali nel Sud del dopoguerra.
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