Nell’anno in cui Guimarães, città dove è nata a metà del XII secolo la nazione portoghese, è nominata Capitale Europea della Cultura, un grande quartetto di registi ci offre un inconsueto mosaico narrativo
Regia: Aki Kaurismäki, Pedro Costa, Victor Erice, Manoel de Oliveira – Genere: Episodi, colore, 90 minuti – Produzione: Portogallo, 2012.
Quattro brevi racconti offrono allo spettatore diversi spunti di riflessione sull’identità portoghese, nel primo “O Tasqueiro” (Tavern Man), opera del regista finlandese Aki Kaurismäki, si narra una giornata di un oste solitario; l’assenza di dialoghi e l’uso sapiente delle musiche, in uno stile a metà tra l’ironico e il nostalgico, rende questo cortometraggio indimenticabile.
Di diverso respiro e ritmo il filmato di Pedro Costa “Lamento da Vida Jovem” (Sweet Exorcist), qui il Portogallo cerca di fare i conti con la sua storia, quella della Rivoluzione dei Garofani del 1974. Ventura, un soldato di origine Capoverdiana, rivive l’impeto, le speranze e le contraddizioni che accompagnano ogni movimento rivoluzionario, seppur pacifico come quello portoghese degli anni ’70.
Ad un inizio all’aria aperta, in una serie di fotografie animate da un sapiente uso della luce di stampo caravaggesco, si contrappone un dialogo immaginario intenso, a tratti drammatico, di Ventura, all’interno dello spazio claustrofobico di un ascensore, con una sorta di soldato di bronzo, simbolo del Movimento delle Forze Armate (MFA) che portò sì alla fine dell’odiato Estado Novo, governo di stampo fascista creato da Salazar tanti anni prima, ma che non mantenne le aspettative dei contadini e delle colonie.
Il terzo episodio “Vidros Partidos” (Broken Windows), di Victor Erice, è composto da numerose brevi interviste a ex operai di quella che oggi è nota come “la fabbrica delle finestre rotte” di Rio Vizela, un tempo la più grande industria tessile d’Europa, attiva dal 1845 al 2002, anno della sua chiusura. La fabbrica, chiusa come tante in Europa per trasferirne gli impianti in paesi in cui la manodopera costa meno, diviene tempio della memoria, che si tramuta presto in nostalgia per i tempi andati e per la gioventù ormai trascorsa degli intervistati.
L’ultimo breve episodio “O Conquistador Conquistado” (The Conquered Conqueror) del maestro Manoel de Oliveira è un delizioso e ironico sguardo sulla situazione attuale dello stato Lusitano: nel centro storico di Guimarães un folto gruppo di turisti assedia e “conquista” con decine di fotografie la statua del condottiero Alfonso Henriques, colui che nel 1128 aveva conquistato la città liberandola dal giogo spagnolo e che divenne la prima capitale del Portogallo.
Daniele Battistoni