Trama
- Titolo originale: Floride
- Regia: Philippe Le Guay
- Cast: Jean Rochefort, Sandrine Kiberlain, Anamaria Marinca, Laurent Lucas, Tommy O’Brien, David Clark
- Genere: Commedia, colore
- Durata: 110 minuti
- Produzione: Francia, 2015
- Distribuzione: Academy Two
- Data di uscita: 5 Maggio 2016
Con la regia di Philippe Le Guay, regista e sceneggiatore francese celebre per pellicole come “Le donne del 6º piano” (in lingua originale: “Les Femmes du 6ème étage”) del 2011, oppure “Molière in bicicletta” (in francese: “Alceste à bicyclette”) del 2013, “Florida”ha come protagonista l’anziano Claude Lherminier, ormai sul viale del tramonto della memoria: i primi segni di demenza senile iniziano ad affacciarsi alla veneranda età di ottanta anni, e sebbene prima l’uomo fosse stato il proprietario e dirigente di un’importantissima cartiera ad Annecy, ora deve accettare la sua attuale condizione e lasciare le redini dell’azienda a sua faglia Carole.
La donna, oltre a prendere in mano il lavoro di una vita del padre, tenta in tutti i modi di accompagnare l’uomo nel processo di distacco dal lavoro occupandosi di lui, non potendo contare sull’aiuto di badanti – Claude le licenzia una dopo l’altra.
Inoltre il protagonista di “Florida” non è intenzionato a sprofondare nella vecchiaia senza aver prima rivisto l’altra sua figlia Alice, che vive in Florida. Il sogno dell’uomo è raggiungere Alice prima di perdere del tutto il contatto con il mondo, e recuperare così tutto il tempo perduto. Ce la farà?
Recensione
Florida: realismo misto a ironia per raccontare il declino di uomo vinto dall’Alzheimer
Philippe Le Guay, folgorato dalla piéce teatrale “Le Pere” di Florian Zeller, decide di trarne ispirazione, realizzando per la prima volta una pellicola che parta da un soggetto non originale. Questa la genesi di “Florida”, film realistico, commovente, non privo di ironia, sull’invecchiare in compagnia dell’Alzheimer, e su come questo destabilizzi gli equilibri familiari.
Uno strepitoso Jean Rochefort, classe 1930, impersona Claude, imprenditore in pensione, che si adopera in ogni maniera per far scappare il personale che la figlia Carole, a fatica, seleziona per assicurargli un aiuto domestico. A vestire i panni di Carole è Sandrine Kiberlain, già diretta da Le Guay in “Le donne del 6° piano”.
L’affiatamento tra i due attori è uno dei punti forti della pellicola: i due artisti sono amici di lunga data e questo affiatamento crea una complicità tale da impregnare il girato di credibilità e realismo.
Ogni malattia è difficile da accettare, ma la confusione mentale estranea l’individuo dall’ambiente in cui vive, creando complicazioni relazionali di cui le altre infermità sono scevre.
Florida: il grande amore di una figlia per il proprio padre cui si sovrappongono i risvolti ironici che la confusione di Claude viene a creare
Le Guay racconta il forte legame tra padre e figlia, e come l’avanzare del male sconvolga ogni equilibrio preesistente, segnando per sempre la vita di Carole.
Il regista non spinge mai sul dramma, preferendo usare i toni della dolcezza e dell’umorismo, esaltando i sentimenti che legano i protagonisti, concentrando l’attenzione sulle dinamiche emotive e familiari che la situazione di Claude scatena.
Su più piani temporali osserviamo il veloce evolversi delle situazioni, Le Guay quasi mette a nudo il sentire del protagonista, senza espedienti narrativi visionari o percorsi onirici, tenendo quel necessario rigore narrativo che rende tutto credibile, facendo persino ridere, ma senza mai ridicolizzare Claude o le circostanze.
Florida: quando l’intrattenimento si eleva ad arte
La stupenda alchimia interpretativa dei due protagonisti, una sceneggiatura frizzante, scritta a quattro mani dal regista e Jérome Tonnerre, la scelta di co-protagonisti di spessore, tra i quali spicca la bravissima Annamaria Marinca, una regia fluida, che a volte riesce a narrare quel che mille parole non riuscirebbero ad esprimere, fanno di “Florida” un piccolo gioiello cinematografico, che eleva il cinema ad arte.
Grazie a scelte collaborative che rendono ogni cosa eccellente, dalla colonna sonora, alla fotografia, dai costumi al montaggio, Le Gay dimostra che il cinema, quello con la ‘c’ maiuscola, è fatto di passione, amore e sinergie lavorative, grazie alle quali, senza computer grafica e grandi effetti, una storia semplice e reale come questa diventa ‘la storia’ che porti a casa, alla quale ripensi con affetto.
Maria Grazia Bosu
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