Criminal: è una sala gremita dell’Hotel Bernini ad accogliere Kevin Costner e il regista Ariel Vromen per l’incontro con la stampa
L’attore ha ringraziato per l’entusiasmo con cui è stato accolto il suo ingresso in sala e ha prontamente risposto alla prima domanda riguardante il fare cinema confessando di “continuare a fare film con la speranza di lasciare un ricordo che rimanga per sempre nella memoria di chi li vede”; riguardo poi la sua presenza nel varietà Rai condotto da Laura Pausini e Paola Cortellesi di stasera ha detto di aver serie difficoltà “a ritrovare la strada della camera in albergo, immaginiamoci se so quel che farò stasera”.
Si ritiene orgoglioso della collaborazione con Vromen e spera che anche il personaggio di Jerico trovi un posto nella memoria dello spettatore.
Interpellato sugli eventuali limiti che la scienza dovrebbe avere, essendo al centro di “Criminal” un futuribile trasferimento di memoria, ritiene che ci debbano essere dei limiti per tutto “anche sulla quantità di ciò che beviamo, però la scienza è la nostra migliore opportunità; a me non fa piacere che i miei genitori non si ricordino di me, e non mi piacerebbe dimenticare le persone a cui ho voluto bene, la sera quando andiamo a letto i ricordi ci fanno da cuscino. Per cui non sono d’accordo con chi dice che la memoria non va toccata”.
Prende la parola il regista che dice di esser rimasto “affascinato proprio dal concetto di trasferire i ricordi, e facendo delle ricerche ho visto che la scienza sta avanti, soprattutto nel cancellare i ricordi negativi. Nel protagonista è bello vedere che riaffiorano più forti i ricordi belli”.
Criminal: Kevin Costner parla dell’importanza del ricordare, della paura di dimenticare o essere dimenticati da chi amiamo
L’uomo che ha ‘ballato coi lupi’ ritiene che la sua vita sia “come quella di tutti i presenti in questa stanza, se non per la fama”; riguardo la memoria, continua dicendo che gli “piacerebbe dimenticare alcune cose”, che comunque costituiscono il suo essere. “I miei errori sono importanti quanto i miei successi, o almeno quelli percepiti come tali. Soprattutto a coloro che ci amano non vorremmo dire la parte peggiore di noi stessi, non vogliamo che si sappia tutto di noi anche se sappiamo che non è giusto. Io ho dei rimorsi, ma ricordo i miei errori e cerco di non ripeterli”. Ha poi sorriso dicendo: “Non ero sicuro di voler fare questo film, magari Ariel ha visto in me un criminale”.
Interviene il regista che lo ritiene “la persona che più si avvicina ad un angelo” ed ha aggiunto che “gli piace spingere una persona fuori dalla sua zona di comfort”, recitando un ruolo per lui non abituale e, ripensando al ruolo di Costner in “Un mondo perfetto” di Clint Eastwood, ha pensato che sarebbe stato bello spiazzare il pubblico affidandogli la parte di Jerico.
Costner ha detto sorridendo che a lui piacerebbe sapere cosa pensa la moglie, “perché a volte non riesco a capacitarmi di quello che ha appena fatto, appena detto, o crede che io abbia fatto… forse la vostra vita è perfetta, la mia no”. Per l’attore solo chi ama corre rischi perché “abbiamo paura di perdere ciò che abbiamo”.
Il regista israelo-americano si è ispirato per “Criminal” ai film degli anni settanta, al cinema di Pakula e Lumet: “il segreto secondo me è quello di rimanere ancorati al personaggio, se si riesce ad ancorare al personaggio la complessità della storia è fatta”. Riguardo l’innesto dei ricordi dice “non avendo moglie io vorrei avere i ricordi di Fellini, a me piace il cinema italiano, veramente, non è per compiacervi”.
L’attore americano ha poi raccontato che all’inizio delle riprese aveva i capelli lunghi e la barba, “sono i miei, pensavo fosse la prima scena da girare quella in cui avevo i capelli lunghi, invece la prima era quella nella camera da letto, per cui ho dovuto salutare tutti e andare da Mario per creare un diverso aspetto”. Mario è Mario Michisanti, il pluripremiato truccatore italiano, che collabora con Costner da diversi anni: “è un vero artista, insieme abbiamo iniziato a tagliare i capelli ed è spuntata la faccia, poi ha iniziato a creare le cicatrici, e lentamente ho iniziato a perdermi, a diventare una persona che i miei figli non avrebbero riconosciuto. Nella scena in cui ho il collare attorno al collo ho deciso che quello avrebbe modificato la mia voce, ed ecco creato il criminale”.
Criminal: dall’intreccio del film lo spunto per parlare dell’attuale situazione di allerta terrorismo che si vive in tanti paesi
Trattando “Criminal” di pirateria informatica e allarme terrorismo è immancabile una domanda sull’attualità; il primo a prendere la parola è il regista: “Viviamo sicuramente momenti duri, dove ognuno pensa di poter cambiare il mondo, alcuni utilizzando metodi di terrorismo tradizionale, altri ci provano col terrorismo informatico. La ragione per la quale gli sceneggiatori hanno scelto di affrontare il terrorismo informatico è perché la posta in gioco può essere molto più alta; mentre stavamo facendo il film ci sono stati attacchi da parte di hacker alla Sony e al Pentagono, quindi ci siamo resi conto che la realtà supera la fantasia, sempre, e di quanto noi siamo vulnerabili. A me piacerebbe cambiare la mente di queste persone che ci attaccano, inserire dei buoni ricordi, cambiandone la coscienza. Uno dei punti del film è proprio creare una relazione con Jerico, cambiare il suo modo di vedere; questa poterebbe essere una metafora, dovremmo essere noi aperti con loro per far cambiare loro nei nostri confronti” e sorride ricordando che è singolare che a dirlo sia un israeliano.
Costner cita Marvin Gaye: “What’s going on?” (trad. “cosa sta succedendo?”), definendosi ‘arrabbiato’ per tutto ciò che accade e non abbastanza saggio da avere una soluzione.
Guglielmo Marchetti di Notorius ha raccontato d’aver comprato il film a Toronto, quando ad esserci era solo la sceneggiatura, e che la pellicola verrà distribuita in sala dal 13 aprile in ben 300 copie.
L’incontro si è concluso con un Costner disponibile a rilasciare autografi e scattare foto coi numerosi fans, nonostante le pressioni dello staff.
Maria Grazia Bosu