Recensione
La ricerca della felicità – Recensione: Gabriele Muccino dirige un sobrio e abile Will Smith in un sapiente dramma
L’idea di partenza è il Sogno Americano, dimostrare che esso sia attuabile in una società sempre in corsa, dove tuttavia è possibile trovare qualcuno pronto a tendere una mano, a offrire una seconda occasione a chi la sappia cogliere. I produttori de “La ricerca della felicità” scommettono su Gabriele Muccino – apprezzato negli Stati Uniti per “L’ultimo bacio” con il Premio del Pubblico al Sundance Film Festival del 2002 – convinti che, questo concetto radicato profondamente nella cultura statunitense, potesse essere sviluppata al meglio da un regista straniero, capace di coglierlo in modo originale.
Le aspettative non sono state deluse; il regista italiano, amato per la sua capacità di raccontare i sentimenti, rievoca la vera storia di Chris Gardner indugiando sui volti della strada, sul benessere, sull’estrema indigenza, su una grande moltitudine di persone vive, felici e non. Sorrisi per gli agiati, sguardi persi per chi, come il protagonista, è senza lavoro e vive desolatamente in solitudine, senza alcun supporto. Il Sogno Americano è dietro l’angolo, ma non per tutti sembra realizzabile.
Gabriele Muccino dà una sua interpretazione di cosa significhi il Sogno Americano, sfruttando le doti di Will Smith e del figlioletto Jaden Smith
Chris, mosso da un’ammirevole determinazione, può riuscire a rialzarsi, ma il suo vero segreto è un altro. La sua forza risiede nell’amore per il figlio; una relazione profonda in cui l’uomo non solo si mette a confronto con un altro individuo di cui ha l’obbligo di prendersi cura, ma anche con se stesso, le proprie capacità, le aspettative deluse, i dubbi, le paure. E non sono pochi i casi in cui il nostro cinema ha deciso di occuparsi di un padre e un figlio, costretti a camminare l’uno accanto all’altro in una situazione estrema (la prima immagine che viene è quella eroica di Benigni ne “La vita è bella”).
Muccino, cerca perciò di cogliere l’alchimia di questo rapporto unico, riuscendone a trasmettere le sensazioni più intime, fino a rendere percepibili i sentimenti del padre protettivo. E proprio come ne “La vita è bella”, Chris trasforma l’esistenza in gioco, in alcuni momenti propone al piccolo una lettura fantasiosa della realtà, lo tiene lontano dalle sue ansie, pur cedendo allo sconforto, è sempre disponibile all’ascolto. Il risultato è un personaggio autentico non solo per le scelte di regia, ma anche per l’interpretazione di Will Smith che, per la prima volta sullo schermo accanto al figlio, è padre a tutti gli effetti.
Massimo Racca
Trama
- Titolo Originale: The Pursuit of Happyness)
- Regia: Gabriele Muccino
- Cast: Will Smith, Thandie Newton, Jaden Smith, Cecil Williams, Kurt Fuller, Brian Howe, James Karen, Dan Castellaneta, Takayo Fischer, Kevin West, George Cheung
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 117 minuti
- Produzione: USA, 2006
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 12 gennaio 2007
La ricerca della felicità: un film essenziale su chi ogni giorno lotta per sopravvivere
Ispirato a una storia vera. Chris Gardner è un brillante rappresentante di apparecchiature mediche che improvvisamente perde il lavoro. Impossibilitato a pagare l’affitto del suo appartamento, l’uomo si ritrova ben presto in strada insieme al figlio di soli cinque anni. Nonostante l’estenuante ricerca, l’unico impiego che riesce a trovare è un lungo tirocinio non retribuito che lo lascerà con il problema di continuare ad andare avanti senza denaro e con un piccolo a cui badare.
A quanto pare il regista Gabriele Muccino (“Come te nessuno mai” del 1999, “Sette anime” del 2008), fu scelto dall’attore Will Smith (qui anche produttore), dopo aver visto la sua pellicola di noto successo “L’ultimo bacio” del 2001, che la collega Eva Mendes gli segnalò sul set di del film “Hitch”.
Nel cast, oltre a Will Smith (“Io sono leggenda del 2007” di Francis Lawrence, “Bad Boys” del 1995 e “Bad Boys II” del 2003 di Michael Bay), troviamo Thandie Newton (“Crash – Contatto fisico” del 2004 di Paul Haggis e “Solo: A Star Wars Story” del 2018 di Ron Howard) e un giovanissimo Jaden Smith (“The Karate Kid – La leggenda continua” del 2010 di Harald Zwart e “After Earth” del 2013 di M. Night Shyamalan).