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RocknRolla – Recensione

Ritorno in grande stile per Guy Ritchie, che indaga in questa pellicola la malavita londinese, senza far mancare qualche punta ironica

Regia: Guy Ritchie – Cast: Gerard Butler, Tom Wilkinson, Mark Strong, Thandie Newton, Tom Hardy – Genere: Azione, colore, 104 minuti – Produzione: Regno Unito, 2008 – Distribuzione: Warner Bros Pictures Italia – Data di uscita: 24 aprile 2009.

rocknrolla-locIn una Londra dove il business principale è diventato il mercato immobiliare, il miliardario russo Obomavich (che per nome, fisionomia e interessi calcistici rimanda senza troppe sottigliezze al famoso patron del Chelsea) è interessato ad eliminare qualsiasi impedimento burocratico alle sue speculazioni edilizie. Per questo si rivolge a Lenny Cole (Tom Wilkinson) e al suo braccio destro Archy (Mark Strong), gangster della vecchia guardia, i quali a loro volta si servono del Mucchio selvaggio, un gruppo di malviventi di strada, tutt’altro che sprovveduti, guidati da One Two (Gerard Butler).

Intorno ad essi ruotano una contabile sexy ed astuta (Thandie Newton) e una pletora di piccoli criminali, tossici, guardie del corpo indistruttibili e aspiranti rockstar. Tra rapine milionarie, truffe, un quadro rubato che passa di mano in mano, feroci pestaggi e tradimenti che emergono dal passato, tutto, o quasi, andrà come non era previsto. Scrollatosi di dosso il pesante fardello coniugale, l’ex Mr Ciccone, dopo le infelici parentesi del remake megaflop “Travolti dal destino” e del pretenzioso “Revolver”, torna ad essere il talentuoso regista che aveva conquistato l’Europa, e che soltanto una critica superficiale e schizzinosa aveva battezzato come un clone fish and chips di Quentin Tarantino.

Guy Ritchie, qui anche sceneggiatore e produttore, da sempre cantore del mondo malavitoso britannico, si adegua ai tempi e in una City sempre più rivestita di vetro e acciaio inserisce la variante che viene dall’Est e che prova a cambiare le regole del crimine londinese. Nessuno è buono e le parti in gioco provano a fregarsi continuamente, ma l’occhio benevolo del regista rimane comunque rivolto ai piccoli criminali pasticcioni, animati però da un forte spirito di amicizia.

Lo stile rimane quello di un regista influenzato dall’estetica dei videoclip, con una fotografia patinata, un montaggio ipercinetico e una sceneggiatura ellittica piena di sottotrame, flashback e flashforward. La sua consueta verbosità, qui particolarmente serrata e torrenziale, ha però il pregio di non lesinare i momenti di humour e le esplosioni di violenza sono sempre al confine della caricatura. Chi ha amato “Lock & Stock” e “Snatch” non potrà non apprezzare “RocknRolla”, anche se con il dubbio di trovarsi davanti ad una minestra sapida e saziante ma pur sempre riscaldata. La scena finale preannuncia un seguito.

Vassili Casula

RocknRolla – Recensione

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