Per la regia di Giuseppe Tornatore, un film duro, crudo, doloroso su una donna ucraina costretta a prostituirsi, emblema di tante donne vittime di meccanismi di subdola violenza
Regia: Giuseppe Tornatore – Cast: Ksenia Rappoport, Claudia Gerini, Michele Placido, Margherita Buy, Alessandro Haber, Piera Degli Esposti, Pierfrancesco Favino, Angela Molina, Clara Dossena – Genere: Drammatico, colore, 115 minuti – Produzione: Italia, 2006 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 20 ottobre 2006.
Il film, vincitore di Cinque David di Donatello e tre Nastri d’Argento, vede Ksenia Rappoport interpretare Irena, una prostituta ucraina che fugge in Italia alla ricerca di un nuovo lavoro, che trova nella nordica (fittizia) città di Velarchi. Qui s’imbatte nella famiglia Adacher (i cui membri sono brillantemente interpretati da Claudia Gerini, Pierfrancesco Favino e Carla Dossena) che le causa non pochi problemi.
Muffa, l’ex protettore di Irena (Michele Placido), la scopre, manda i suoi uomini in Italia e da qui cominciano i veri problemi che sfociano in tanto dolore e grandi delusioni. Durante la proiezione, lo spettatore grazie a particolari sequenze di flashback, fa un passo indietro nel passato di Irena scoprendo che è stata vittima di atroci violenze fisiche e psicologiche ma soprattutto che è stata costretta a mettere al mondo ben nove bambini che le vengono successivamente strappati con la forza e dati via in adozione.
Si svela dunque il vero intento di Irena: ritrovare la sua bambina che altri non è che Tea, la figlia degli Adacher, realmente presa in adozione. La pellicola colpisce subito per le molteplici e realistiche scene di cruda violenza e per gli innumerevoli fotogrammi a sfondo sessuale. Tutto immortala e denuncia perfettamente la dura realtà che tante donne come Irena sono costrette a subire e il più delle volte senza possibilità di reagire perché in gioco c’è la loro stessa vita e quelle della propria famiglia.
Queste povere donne vivono col peso di ricatti che non hanno mai fine. Buona dunque la prova attoriale di Ksenia Rappoport, competente attrice del teatro russo che ha imparato l’italiano direttamente sul set del film, quasi interamente girato a Trieste. Ottima anche quella del grande Michele Placido che ha inoltre ha accettato di radersi a zero i capelli per sentirsi più vicino all’odioso e aggressivo magnaccia che ha dovuto interpretare.
Anche Tornatore dà il meglio di sé dietro la macchina da presa, scandendo le scene in un ritmo sequenzialmente perfetto, durante il quale lo spettatore ha il tempo sufficiente per capire lo stato d’animo del personaggio, le sue paure, le sue angosce e le sue speranze, immedesimandosi perfettamente in esso.
Questo thriller a sfondo psicologico appassiona fin dal primo momento, i temi e le scene sono forti, talvolta agghiaccianti, e inducono certamente a pensare a questi problemi che purtroppo sono il frutto della stessa mente umana che in questi casi studia qualunque stratagemma e sfrutta qualunque espediente per appropriarsi della vita di determinate persone sfruttandole fino allo sfinimento.
Facendo un’attenta analisi si capisce come Tornatore in un’unica pellicola mescola tre generi: thriller, drammatico e sentimentale. I circa 117 minuti sono conditi dalle inquietanti e toccanti musiche del grande maestro Ennio Morricone che come sempre trasmettono emozioni forti e creano grande impatto con le immagini. Da vedere per capire cosa succede realmente a pochi passi da noi; per capire fin dove possa spingersi una persona per recuperare e salvaguardare quella piccola parte di vita ancora intatta e in grado di regalare piccole emozioni che apparentemente nascondono il male subito.
Giusy Del Salvatore