Recensione
11 settembre 2001 – Recensione: undici registi per raccontare il dramma dell’attacco al World Trade Center
L’attacco alle Torri Gemelle, dramma storico per il mondo occidentale e per l’umanità tutta, mette in luce profonde lacerazioni; ipotesi, dubbi e interrogativi emergono e obbligano ogni essere umano a prendere coscienza del presente in cui vive.
Il cinema, nel momento in cui decide di affrontare eventi di tale portata, veicola idee, lascia affiorare emozioni, e intraprende percorsi che possono anche distaccarsi dalle ‘verità’ mediatiche su cui a volte sorgono interrogativi a causa di contraddizioni che creano disagio a chi la politica e la storia la vive in maniera dialettica e attiva.
“11 settembre 2001” è un film che mostra la propria congruenza nella differenza e si impone al pubblico tanto per la valenza artistica, quanto per il messaggio etico e politico che veicola. La realtà non può essere lineare, diversi occhi vedono lo stesso tragico evento con sensazioni e emozioni caratterizzate da elementi che differiscono per cultura, fede politica e provenienza.
11 settembre 2001: il vissuto e la nazionalità di ogni regista come punto di partenza per l’analisi dell’evento
L’autorevolezza dei registi, tutti autori affermati, rende il messaggio e l’opera d’arte fruibile a più livelli, riuscendo a parlare dell’attentato con riferimenti più o meno espliciti, a volte senza neanche rappresentarlo. Ogni regista ha elaborato infatti la sua riflessione personale, riconducendola alla propria ideologia e al proprio paese.
Per la Makhmalbaf una maestra iraniana che ha difficoltà nel far commemorare la data della tragedia ai suoi piccoli allievi è un messaggio forte su cui riflettere. Lelouch utilizza l’esperienza di una donna sordomuta per far rivivere allo spettatore il dramma da un diverso universo relazionale. Ken Loach ricorda l’11 settembre cileno con estremo dolore, mentre Sean Penn commuove con la poesia delle immagini, descrivendo l’esistenza in penombra di un vecchio vedovo che vive in prossimità del luogo della tragedia. Criptica l’interpretazione di Imamura che non dice nulla dell’attentato, ma sottolinea simbolicamente le conseguenze deleterie e distruttive della guerra, qualunque essa sia.
In modo più o meno marcato in “11 Settembre 2001” ogni regista deplora la violenza nei confronti di qualunque essere umano. La tragedia non è più grande quando accade a ‘casa nostra’; un certo modo di far politica in Occidente, e nello specifico in America, sembra anzi essere messo sotto accusa nei diversi episodi, per ricordare, infine, che non esiste nazionalità per le vittime e tutte, parimenti, meritano di essere commemorate.
Laura Calvo
Trama
- Titolo originale: 11´09´´01
- Regia: Youssef Chahine, Amos Gitai, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Shohei Imamura, Sean Penn, Ken Loach, Danis Tanovic, Alejandro González Iñárritu, Claude Lelouch
- Cast: Maryam Karimi, Emmanuelle Laborit, Nour El-Chérif, Dzana Pinjo, Lionel Zizréel Guire. «continua Vladimir Vega, Keren Mor, Tanvi Azmi, Ernest Borgnine, Tomoro Taguchi, Sean Penn
- Genere: Documentario, colore
- Durata: 122 minuti
- Produzione: Francia, Gran Bretagna, 2002
- Distribuzione: Bim Distribuzione
Undici registi di diverse nazionalità raccontano, attraverso uno sguardo artistico, gli attentati alle Torri Gemelle avvenuti l’11 Settembre 2001. Ogni regista, per farlo, ha a disposizione undici minuti, nove secondi e un fotogramma.
Il docu-film si presenta come un insieme variegato di realtà che sono narrate esprimendo un punto di vista autentico e personale: un mosaico di storie e di immagini che si intrecciano e si fondono fra loro. Scene di pura poesia bastano a descrivere il clima di terrore e di morte: “11 settembre 2001” parla della condizione dei profughi afghani in Iran, delle manifestazioni in Bosnia, di attentatori, poliziotti ma anche delle urla e del dolore provato dalle vittime al buio sotto le macerie.
Ogni cineasta offre il proprio punto di vista culturale per descrivere i terribili eventi che nessuno al mondo può ignorare nè dimenticare. La pellicola si pone come poesia, arte della sofferenza: l’America e la sua atroce ferita trasposta sul grande schermo da 11 preziosi cortometraggi.
Trailer