Recensione
Io, Daniel Blake – Recensione: una storia quanto mai attuale, raccontata con rabbia, permeata di empatia e coraggio
A cinquantanove anni, il carpentiere Daniel Blake di Newcastle, dopo un infarto che l’ha reso inabile al lavoro si ritrova a combattere con le pastoie burocratiche di un welfare inesistente che stritola le fasce di reddito più deboli. Sulla sua strada incontra una giovane madre single alle prese anche lei con le difficoltà del quotidiano.
Ken il Rosso torna a raccontare con estremo rigore e lucidità un mondo dove c’è sempre meno spazio per la dignità umana. E in “Io, Daniel Blake” lo fa unendo idealmente giovani e vecchi in un abbraccio di solidarietà, con una storia che ricorda molto quella del film per la televisione “Katie go Home” diretto dallo stesso Loach nel 1967, con scenari non molto diversi da quelli attuali.
Io, Daniel Blake: un film che potrebbe essere sottotitolato “Tutti/e noi siamo Daniel Blake”
Vincitore del Festival di Cannes 2016 “Io, Daniel Blake” segue il protagonista in una situazione che ha un che di kafkiano pur essendo totalmente calata nella realtà. Daniel/Dave Johns per i medici che l’hanno in cura è inabile al lavoro, al contrario lo è per gli uffici di collocamento. Deve pertanto, per non perdere il sussidio di disoccupazione, cedere ai ricatti dei Job Coach che si occupano di lui. Seppur, per ragioni diverse, si trova nella stessa situazione Katie/Hayley Squirres, madre dei piccoli Daysy e Dylan.
Sin dall’inizio del film, capiamo che il protagonista è intrappolato in un vicolo cieco. A lui, che ha passato la vita a lavorare il legno si chiede di entrare nell’iperspazio del web per poter fare qualsiasi cosa. E Daniel ci prova con tutte le sue forze per non soccombere.
Ken Loach, come d’abitudine cala lo spettatore nella vita reale facendolo sentire nei panni dei suoi personaggi, che si muovono tra case sobrie ma mai spoglie con abiti informi durante giornate in cui non esce mai il sole.
Io, Daniel Blake: una storia vicina alla realtà di molti, un film imperdibile
C’è molta attualità in “Io, Daniel Blake”, che racconta con il linguaggio della fiction le storture di un mondo che sta cadendo a pezzi. Il regista e il suo sceneggiatore Paul Laverty non hanno fatto altro che guardarsi intorno e mettere tutto su pellicola, inserendo nel cast veri ex impiegati dei Job Centers, licenziatisi pur di non dare le sanzioni cui erano obbligati d’ufficio ai loro utenti.
Il film è diviso idealmente in due parti, ironica anche se amara la prima e molto più cupa la seconda, più sentimentale.
Bello e indovinato il cast con i due perfetti coprotagonisti Katie/Hayles Squirres e Daniel Blake/Dave Johns, ben coadiuvati dai due bambini Daisy/Briana Shann e Dylan/Dylan McKiernan. Bello il finale, commovente nel suo rigore che ci ricorda in un mondo governato dalle banche e dal denaro l’importanza di sentirsi cittadini di uno stato e non sudditi.
“Io, Daniel Blake” è un film imperdibile, che conferma ancora una volta, il talento e la forzo di un cineasta che sa raccontare il reale con lucida rabbia.
Ivana Faranda
Trama
- Titolo originale: I, Daniel Blake
- Regia: Ken Loach
- Cast: Hayley Squires, Natalie Ann Jamieson, Dave Johns, Micky McGregor, Colin Coombs
- Genere: Drammatico
- Durata: 100 minuti
- Produzione: Gran Bretagna, Francia 2016
- Distribuzione: Cinema di Valerio De Paolis
- Data di uscita: 21 ottobre 2016
“Io, Daniel Blake” focalizza la sua attenzione, come frequentemente accade nelle opere del regista inglese Ken Loach, sui ceti meno abbienti.
Daniel Blake è un falegname di Newcastle che, inseguito a una grave crisi cardiaca deve chiedere, per la prima volta nella sua vita, un sussidio statele. Ma se per i medici non è nelle condizioni di lavorare, per lo Stato si!
Nell’attesa dell’approvazione della sua indennità, è costretto ugualmente a cercare un impiego, proprio a causa di complesse incongruenze burocratiche. Durante una delle sue visite regolari al centro per l’impiego conosce Katie, giovane madre single, anche lei alla ricerca disperata di un lavoro.
Accumunati dalla difficoltà nei confronti di una macchina burocratica che li farà precipitare inesorabilmente verso la non dignità umana, Daniel e Katie stringono un legame di amicizia speciale, cercando come possono di aiutarsi e darsi coraggio mentre tutto sembra beffardamente complicato.
Un film duro e a tratti squallido, proprio come le situazione in cui i due protagonisti sono costretti a vivere.
Grazie a “Io, Daniel Blake” Ken Loach ha vinto la sua secondo Palma D’oro.
Trailer