Presentato alla stampa il film tv che affronta la difficile storia di Lucia Annibali, giovane avvocatessa di Pesaro, sfregiata con l’acido da un uomo che non accettava la conclusione del loro rapporto
Io ci sono: la tragica vicenda di Lucia Annibali
Nella settimana che precede il 25 Novembre, giornata contro la violenza sulle donne, è presentato alla stampa, nella sala degli arazzi di Viale Mazzini, un importante film che affronta questa difficile tematica: Io ci sono.
Il film tv, basato sul libro autobiografico di Lucia Annibali, scritto insieme alla giornalista del “Corriere della Sera” Giusi Fasano, affronta il drammatico evento che l’ha vista protagonista, ustionata con l’acido da parte di un uomo che diceva di volergli bene.
Io ci sono: Un libro e un film contro il femminicidio
Un libro e, oggi, un film che vuole contrastare i tanti, troppi femminicidii che ancora oggi sono perpetuati nel nostro Paese, attraverso la storia vera di Lucia Annibali, suo malgrado diventata un simbolo per tutte le donne contro la violenza da parte di barbari che si definiscono uomini ma, anche, emblema di lotta. La sua storia dimostra che nonostante il dramma si può rinascere, certamente in maniera diversa, ma si può continuare a vivere; per ribellarsi a chi intende annientare, distruggere c’è bisogno di ripetere “io ci sono”
Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction sottolinea come questo sia “Uno dei film più importanti prodotti in questi anni” proprio perché affronta un tema che la cronaca quasi tutti i giorni impone, nelle sue diverse manifestazione. Atti di violenza che sono il prodotto più estremo di una cattiva cultura, arcaica, che dev’essere combattuta; per contrastarla “Rai Fiction ha lavorato moltissimo per dare il giusto spazio al punto di vista e al ruolo delle donne nella società di oggi valorizzandone sia il ruolo professionale che familiare”. “Io ci sono” assume una valenza maggiore perché affronta una storia vera che, proprio perché realmente accaduta, ha una capacità maggiore di diventare emblematica.
Io ci sono: importante messaggio di coraggio
La forza della televisione è impiegata per comunicare un messaggio di coraggio che serva da lezione alle persone. In primis alle donne perché possano riconoscere in anticipo le possibili avvisaglie di violenza e quindi correre rapidamente ai ripari, denunciando; poi ai più giovani ai quali è offerto un modello di compressione di rispetto che si configura, sicuramente, come l’antidoto più forte contro la violenza e, infine, agli uomini perché capiscano la drammaticità e il senso dell’orrore che può provocare il loro atto di violenza.
Io ci sono: non si perda mai il desiderio di vivere
Lucia Annibali è convinta che, nonostante sia difficile portare il peso di un dolore così grande, bisogna trasformare, quell’immenso dolore, in qualcosa di positivo per se stessi, emanciparsi da quello che è successo, per donarlo agli altri affinché si configuri come un utile lezione anche per loro. La sua storia porta in se un forte messaggio di positività “di non perdere mai il desiderio di vivere, perché la vita vale sempre la pena di essere vissuto”. Anche perché come sostiene Monica Zapelli, sceneggiatrice insieme a Luciono Manuzzi del film, bisogna ribellarsi al destino scritto per noi dagli altri e il caso dell’Annibali dimostra come si può tornare a vivere, non nel segno dell’odio o della rabbia ma della vita stessa, sapendo trasformare le ferite della vita in amore per la vita.
A calarsi nel difficile ruolo della protagonista è stata chiamata Cristiana Capotondi che apprezza moltissimo il coraggio proprio di Lucia Annibali anche perché ha sfidato “il dolore in maniera ironica e autoironica” grazie alle quali ha affrontare, con una certa leggerezza la traumatica situazione, caratteristica che molto spesso, in persone che hanno affrontato simili situazioni è difficile da rintracciare.
Io ci sono: storie che vanno fissate, studiate e analizzate
Ruolo complesso per Luca Averone che si cale nelle parti di Luca Varani, il responsabile del calvario della donna, che rivela come il suo sia stato “un ruolo ingrato ma sono molto felice di averlo fatto perché penso possa servire”. Come sostiene il produttore Angelo Barbagallo “in un paese in cui ci sono problemi con la memoria storica, anche quella più recente, è bene che queste storie siano fissate, indagate e studiate”. Noi non ci sentiamo che concordare; l’appuntamento è fissato a Martedì 22 Novembre ore 21:00 su Rai 1.
Oreste Sacco
21/11/2016