Ed Zwick torna al cinema con “Amore & altri rimedi”, storia d’amore di una Anne Hathaway libertina e disinibita e di un Jake Gyllenhall, sexy informatore scientifico della Pfizer
(Love And Other Drugs) Regia: Edward Zwick – Cast: Jake Gyllenhaal, Anne Hathaway, Hank Azaria, Judy Greer, Oliver Platt – Genere: Drammatico, colore, 112 minuti – Produzione: USA, 2010 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 18 febbraio 2011.
”Amore & altri rimedi” è l’ultima fantasia registica di Edward Zwick, con Anne Hathaway e Jake Gyllenhaal. Un film a metà tra la commedia romantica e il drammatico sentimentale, con rispettivi effetti, tanto lacrimogeni quanto esilaranti.
Storia di due anime, l’una dallo spirito libero e refrattario ai legami, l’altra divisa tra donne e lavoro che scoprono il valore di una relazione stabile, il nuovo di Zwick sembrerebbe, sin dalle prime scene, uno di quei film comunemente recensito dagli spettatori come “molto carino”. Appartiene a tale categoria un esiguo numero di commedie Hollywoodiane di nuova generazione, che sono appena sotto il livello di quelle più riuscite e apprezzate degli anni Novanta, e un abisso sotto i classici degli anni Cinquanta. Quelle che probabilmente la vostra collega va a vedere il sabato sera con il proprio compagno e che il lunedì mattina in ufficio commenta, appunto, come ”molto carine”, senza essere in grado di aggiungere altro.
Si tratta di pellicole che, nonostante i cliché di lei seduta sul divano con addosso solo la camicia del suo uomo (galeotta fu Julia Roberts in “Pretty Woman”, ma anche Sienna Miller in “Alfie”) e di lui che non è in grado di dichiarare il proprio amore se non in un aeroporto o in un qualunque altro luogo non proprio intimo (e anche qui dalla scala antincendio di Pretty Woman in poi, l’elenco è infinito), riescono, grazie al collaudato schema narrativo e a personaggi secondari sempre magistrali molto più dei principali, a risultare in un modo o nell’altro godibili a gran parte del pubblico.
Ma prima di parlare così di “Amore & altri rimedi”, fermiamoci per un attimo e facciamo un po’ di storia: Edward Zick, il regista, è una delle firme e dei produttori di capolavori quali “Blood Diamond – Diamanti insanguinati”, “L’ultimo Samurai”, “Mi chiamo Sam”, “Traffic”, ma anche “Shakespeare in Love”, concui fa scorta di Oscar, Golden Globe e Accademy; Anne Hathaway è l’amatissima giornalista di moda ridotta in schiavitù dalla Miranda Presley de “Il Diavolo veste Prada”, ma anche una delle splendide protagoniste de “I segreti di Brokeback Mountain”, insieme allo stesso Jake Gyllenhaal, di cui ci basterebbe nominare la parola chiave “Donnie Darko”. Dati tali presupposti, semplicemente “gaudemos!”.
Allora perché quell’istinto ad alzarsi in fretta dalla poltrona dopo i primi venti minuti? La verità è che proprio quando ci si sta per infuriare per essere andati a vedere l’ennesimo film “molto carino”, questo inizia a decollare, tra cuore e leggerezza, facendoci riflettere sul dramma del Parkinson di cui Maggie è affetta e sulle vulnerabilità che spesso permettono ad alcuni individui solo relazioni “fasulle” e lontane dalla complessità di una vera e preziosa storia d’amore.
Il film, ambientato ai tempi della scoperta del Viagra di cui Gyllenhaal fa il rappresentante , è poi ritmato dalle battute del fratello più piccolo Josh, che con il suo sovrappeso e la mania per il porno on-line, non può non risaltare per comicità.
Dunque, un’occasione di proiettare sullo schermo anche le nostre personali storie, quelle che ci hanno fatto scoprire deboli, ma che in compenso ci hanno aiutato ad accettarci, in poche parole: quelle che ci hanno cambiato la vita.
Cecilia Sabelli