Ottanta le proiezioni di oggi al Festival di Berlino 2017, tanti i film riproposti in giornata, in particolare quelli dei due giorni precedenti.
Festival di Berlino 2017: i film drammatici della competizione
Oggi le new entry della competizione sono due pellicole drammatiche europee, ma totalmente opposte a livello di trama.
Il tedesco “Return to Montauk” è stato diretto da Volker Schlöndorff e ci immette romanticamente nel mondo letterario. Uno scrittore sta promuovendo il suo ultimo libro in un tour in giro per gli USA, quando incontra una donna misteriosa, della quale si innamora perdutamente. Diversi decenni dopo tornerà negli Stati Uniti per ritrovarla, non avendola mai dimenticata. Una storia d’amore davvero lunga tutta una vita, un colpo di fulmine che supera il loco e il tempo. Forse si è sbagliato giorno per la proiezione, in quanto “Return to Montauk” sarebbe stato adatto al 14 febbraio, ma il festival sembra ignorare totalmente la festività commerciale degli innamorati!
Non sarà difficile riconoscere nel cast l’attore svedese Stellan Skarsgård, noto soprattutto per lavori statunitensi e interpretazioni schizzate come quella di “Sputafuoco” Bill Turner (padre di Will) nella saga dei “Pirati dei Caraibi” ed lo scienziato Erik Selvig in molte pellicole Marvel, in particolare quelle riguardanti Thor, ma anche per il “Nymphomaniac” di Lars Von Trier.
Il secondo è “Colo” di Teresa Villaverde porta in scena una terribile verità quotidiana che attanaglia molte persone. Nel film l’ombra della disoccupazione si staglia sopra una famiglia portoghese, determinando una crisi economica e una conseguente crisi dell’unità familiare, fino alla rottura di questa. Un argomento caldo, specialmente nella middle Europa, dove la ricerca al lavoro è ormai diventata una vera caccia al tesoro. Facile per lo spettatore italiano identificarsi con “Colo” e ritrovare gli stessi problemi con cui lui stesso deve fare i conti quotidianamente, cercando di barcamenarsi per arrivare a fine mese e sbancare il lunario. Insomma, una realtà sbattuta sullo schermo che mostra che quando i problemi sociali entrano nel cinema sono da affrontare una volta per tutte.
Festival di Berlino 2017: Fuori concorso “The Bar” di Álex De la Iglesia
Attesissimo fuori concorso il thriller “The Bar” di Álex De la Iglesia, nel quale un gruppetto di persone è costretto a restare chiuso in un bar a causa di un pazzoide che spara a chiunque esca al di fuori di esso. Superato il terrore, iniziano a confidarsi in una sorta di gruppo di sostegno, svelando le loro colpe e i loro vizi in una confessione che non ha nulla da invidiare agli Alcolisti Anonimi.
Il regista spagnolo segue la scia inaugurata già nei giorni precedenti dai film “The Dinner” e “The Party”, sembra infatti che quest’anno la Berlinale abbia fatto incetta di pellicole della serie ‘piccoli segreti tra amici’, fantasia zero o copia e incolla?! Álex De la Iglesia è uno dei più apprezzati della terra ispanica, infatti sin dal suo primo lavoro “Oxford Murders – Teorema di un delitto” del 2008 ha lavorato con grandi interpreti come John Hurt ed Elijah Wood, per “The Bar” ha scelto, però, un cast del suo paese,formato gran parte da attori che hanno già lavorato con lui in “Mi Gran Noche”.
Festival di Berlino 2017: La proiezione del blastonato “I am not your negro”
La categoria Panorama Dokumente proietta oggi un documentario molto acclamato dalla critica e che vanta molti premi e altrettante nomination, “I am not your negro” di Raoul Peck, in questo periodo nelle sale americane. Tratto dal manoscritto incompiuto di James Baldwin, “Remember This House “, il film esplora la storia del razzismo negli Stati Uniti attraverso le vite dei leader dei diritti civili Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King. L’importanza del documentario è data anche dal lavoro fatto da Baldwin sul concetto di razza nella società americana, dove il colore della pelle ha da sempre significato tanto.
Una storia che, anche se non sembra, ci tocca da vicino. Perché? Semplicemente perché la società americana che ha denigrato la gente di colore negli anni precedenti (e capita ancora oggi) non sono altro che europei migrati dall’altra parte dell’oceano, tra cui italiani, irlandesi, inglesi, spagnoli ecc Insomma, si parla tanto di razzismo negli States, ma la stessa intolleranza è stata attuata anche nel nostro paese, sebbene sia passata più dietro le quinte. Sicuramente il problema americano ha avuto una portata maggiore per la vasta comunità africana del territorio, ma “I am not your negro” racconta la triste storia di ogni persona dalla pelle scura che si è trovata disprezzata, cercando di dar forza all’uguaglianza sociale. Samuel L. Jackson è la star della pellicola ed ha l’arduo compito di narrare lo scritto di Baldwin e rappresentare la sua comunità.
Erika Micheli
15/02/2017