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A Good American (2015)

Recensione

A Good American – Recensione: il prezzo della sicurezza

A good American film

Spaventoso, agghiacciante e triste: “A Good American” è queste tre cose messe insieme. Un documentario sulla straordinaria storia del genio americano Bill Binney, che nonostante la sua volontà di battersi per i suoi diritti e per i diritti dei suoi cittadini, non ce la fa, o forse sì, di fronte all’immenso potere del governo americano. Trapassa in “A Good American” il suo coraggio, la sua stanchezza, la volontà di lottare, la sua caparbia nell’affrontare la potenza maggiore.

L’idea di raccontare quest’avvincente storia è di Friedrich Moser, scrittore e regista, che nasce da una semplice domanda: da quando le nostre agenzie di Intelligence pongono l’attenzione delle loro attività di sorveglianza dai nostri nemici militari a noi cittadini? Come e perché?

Le risposte, forse come non si aspettava il regista stesso, sono tutte in “A Good American”: tutte nel racconto di Bill Binney e come il suo programma “ThinThread” si sia trasformato in un’occasione di sorveglianza di massa per il governo americano, per interessi economici.

È un’aperta denuncia a tutto il sistema, di cui Bill prima della grande delusione e tradimento faceva parte: Servizi Segreti, CIA, FBI, NSA.

Attraverso lo scorrere di immagini reali sulla guerra in Vietnam del 1965, o dell’attentato del 1993 al World Trade Center, dove ci sono stati 3 morti e 150 feriti, o ancora della guerra in Kibur del 1973 si mostra come Bill Binney e il suo team, creatori di questo programma di sorveglianza capace di cogliere gli indicatori di pericolo e quindi di conseguenza di evitare gli stessi attacchi, o di risalire a chi fossero i responsabili vengono boicottati dal sistema di cui loro stessi credevano di far parte.

A Good American: le conseguenze dell’amara verità

“A Good American” non vuole essere un film basato sulla tecnologia, ma sulla morale. Dimostra come non si debba avere paura di denunciare frodi, corruzioni e bugie, di chi ci sorveglia. Bill Binney non vuole far parte di questo sistema, perché lui stesso si considera cittadino, e allo stesso modo ferito e deluso dal suo Paese.

Il suo coraggio va oltre la denuncia vera e propria, perché nonostante lui facesse parte di questo stesso sistema preferisce uscirne, non in modo silenzioso ma affermando i suoi valori. Lui combatte, per i diritti dei cittadini e per i suoi: nel 2002 chiese al Dipartimento di Difesa degli USA di condurre un’indagine sulla NSA per aver sprecato milioni di dollari non necessari con Trailblazer, altro sistema per analizzare dati trasmessi su reti di comunicazione come Internet.

Ma, da buon testardo Bill non si arrende: insieme ai suoi amici forma una piccola associazione, perché il bisogno di far sapere la verità era più forte di qualsiasi altra conseguenza possibile. Ma venne bloccato da tutti, dalla stessa CIA. dal Pentagono. Tutto cancellato. Tutto smantellato.

Ma si sa come finisce quando ci si mette contro il governo, forse più potente del mondo. L’FBI organizzò una retata nella casa di Bill per prelevare i dati di ThinThread ma Bill riesce a dimostrare che le prove erano state falsificate. Si vede nei suoi occhi, una sconfitta, forse non si sarebbe mai aspettato che sarebbero arrivati a tanto. La delusione è tanta, ma la forza anche.

Il report è stato segreto fino a oggi. “Ho scelto di dichiarare pubblicamente, e più ti esponi più sei al sicuro”, dichiara Bill “Gli USA sono il mio Paese, nel momento in cui veniamo traditi dal nostro stesso governo, io ho il potere di denunciare”.

A Good American: i valori prevalgono sui soldi

 

A Good American (2015)

Il docu-thriller sdogana molte verità anche scomode. Ma non vi è un minimo di trattenimento, o di paura nelle parole di Bill che si racconta davanti alle telecamere. Vuole, attraverso le sue parole, le sue emozioni e le sensazioni che ci trasmette ascoltandolo, dimostrare il suo patriottismo.

Ci tiene molto al suo Paese e a quei valori che una volta lo rendevano grande: libertà, democrazia, diversità, creatività. Si fa portavoce di questa grande delusione, e lo fa nel migliore dei modi: a testa alta, senza paura. Non ha accettato la perversione della sicurezza nazionale e la corruzione che ne è derivata. Non c’è cosa più americana di questa.

Bill e il regista di “A Good American”, Friedrich Moser, dimostrano come il mondo ha qualche possibilità di riscatto, grazie a persone come Bill e il suo team, che non si fermano davanti a ideali che non sono i propri, ma li attraversano per distruggerli e affermare le loro verità.

100 minuti di pura tensione, interesse e riflessione. È un film, “A Good American”, capace di scavare nei sentimenti degli spettatori, rende consapevoli di quanto tutti noi siamo manipolati da un potere più grande di quanto si possa immaginare. Bill si pone, in questo documentario biografico, come esempio di vita o meglio come, quanto suggerito dallo stesso titolo del film, un buon cittadino americano.

Roberta Perillo

Trama

  • Regia: Friedrich Moser
  • Cast: William Binney, Thomas Drake, Edward Loomis, Jesselyn Radack, Diane Roark, Tim Shorrock, Kirk Wiebe, Mars Mohr
  • Genere: Documentario, colore
  • Durata: 100 minuti
  • Produzione: Austria, 2015
  • Distribuzione: Arch Distribuzione
  • Data di uscita: 2 marzo 2017

A Good American: la locandina del docufilm.“A Good American” è un docufilm biografico di Friedrich Moser incentrato sulla figura di William ‘Bill’ Binney, geniale critto-matematico, decodificatore, analista, nonché ex direttore tecnico della National Security Agency, dove ha lavorato per più di 30 anni: uno dei personaggi fulcro dello scandalo Snowden e di “Citizenfour”, vincitore dell’Oscar come miglior documentario nel 2015.

“A Good American”, è su e con Bill Binney. È lui insieme ai suoi amici a raccontarsi, spogliandosi di qualsiasi verità. È un viaggio a ritroso del suo percorso all’interno della NSA (National Security Agency), e del suo programma ThinThread. .

Il protagonista è stato l’ideatore del programma “ThinThread”, il quale avrebbe potuto prevenire i terrificanti attentati dell’11 settembre alle Twin Towers (e non solo), se non fosse stato boicottato dai vertici dell’intelligence e della politica. Secondo il software tutto è strutturato, prevedibile, secondo modelli e criteri adeguati: dall’ennesimo conflitto, alle possibili invasioni, agli attacchi terroristici. Il tutto senza intaccare il diritto di privacy dei cittadini.

A Good American: un docufilm thriller-biografico di denuncia

Una possibilità di preveggenza, un sistema capillare di sorveglianza a livello mondiale che però si scontra con interessi più grandi: la speculazione e il controllo sulla vita dei cittadini da parte di oscure reti di potere. Quel programma è troppo economico.

Il programma sembra quindi essere perfetto se non per il fatto stesso di essere economico. I vertici dell’NSA lo cestinano tre settimane prima dell’11 settembre, a favore del più costoso progetto Trailblazer. Il 31 ottobre 2001, oltre alla beffa anche un’amara sorpresa: dopo aver scoperto che il proprio programma è stato utilizzato per spiare la popolazione statunitense (sorveglianza di massa) Bill Binney dà le dimissioni.

Un suo amico, l’anno successivo cerca di far rinascere il programma e sullo schermo compaiono i nomi dei terroristi dell’attacco alle Torri Gemelle. A questo punto però, la NSA cosa fa? Chiude il programma.

Nel settembre 2002, lo stesso Bill e altri due whistleblowers dell’NSA, J. Kirk Wiebe e Edward Loomis, hanno chiesto all’Ispettore Generale del Dipartimendo dell Difesa americano di avviare un’indagine sull’agenzia per il presunto spreco di milioni di dollari nel programma Trailblazer e sulla disattivazione di ThinTread prima dei terribili eventi dell’11 settembre.

Da questo materiale il regista Friedrich Moser ha tratto il suo “A Good American”, un documentario che slitta tra i generi biografico, storico e thriller, incentrato su una vicenda realmente accaduta. Un’altra denuncia del controllo, degli intrighi e delle speculazioni che vengono fatte da parte di enti o aziende governative a scapito dei cittadini: il paradosso dell’inconciliabilità apparente (o di sostanza?) tra sicurezza e verità.

Il film è distribuito da Arch Distribuzione.

Trailer

 

A Good American (2015)

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