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L’altro volto della speranza

Recensione

L’altro volto della speranza – Recensione: un film poetico, aggraziato e divertente

L'altro volto della speranza Sakari Kuosmanen

“L’altro volto della speranza”: una scena del film

Aki Kaurismäki torna a realizzare un lungometraggio a sei anni di distanza dal bellissimo “Miracolo a Le Havre”. In “L’altro volto della speranza” c’è tutto il suo cinema, la poesia che sa infondere ai suoi racconti, le sue ambientazioni a tratti surreali, a tratti minimaliste, il grande rispetto per le storie narrate e la cura con cui delinea i suoi personaggi.

Il film è l’incontro casuale di due uomini in fuga dalla propria vita, alla ricerca di un futuro migliore: Khaled è un profugo siriano che chiede asilo in Finlandia, nella speranza di sfuggire dalla sanguinosa guerra che sta devastando il proprio paese, mentre Wilkström è un rappresentante di camice con la passione del gioco d’azzardo, stanco delle sue giornate e determinato a cambiare per sempre la sua vita.

Secondo film di una trilogia che il regista vuole dedicare ai porti, è ambientato ad Helsinki dove, in una scena iniziale di rara bellezza, Khaled prende vita dal carbone stivato in una nave appena attraccata in porto, dove il minerale che gli si è talmente appiccicato addosso da far appena percepire le sue fattezze, esaltandone la ‘diversità’.

L’altro volto della speranza: un film di gran classe dove i contenuti sono esaltati dal ‘saper raccontare’ del regista

In un film in cui il desiderio di uguaglianza tra le persone è uno dei motori propulsivi che anima la mano del regista, autore anche della sceneggiatura, i momenti surreali, caratteristica comune ai suoi lavori, non impediscono al cineasta di permeare la storia di un certo realismo ‘emotivo’ e non solo. Con “L’altro volto della speranza” Kaurismäki afferma la propria coerenza intellettuale, dimostrandosi sempre paladino della giustizia e dell’eguaglianza sociale. Il racconto in modo buffo e divertente di situazioni complicate e dolorose, spiazzano lo spettatore che si trova sopraffatto da un mix di battute esilaranti inserite in una struttura narrativa sostanzialmente drammatica.

Tutt’attorno personaggi stralunati e fuori da un ben preciso contesto spazio-temporale, che vanno dai musicisti naif che affollano la pellicola, regalandole una strepitosa colonna sonora, ai collaboratori del malinconico ‘La Pinta Dorada‘, il ristorante su cui Wilkström fonda la sua rinascita, palcoscenico questo in cui il regista mette in scena le situazioni più divertenti.

L’altro volto della speranza: il regista dipinge con amore un’umanità periferica

A dar vita a questo singolare teatro della vita dove i buoni sono buoni per davvero e i cattivi sono stupidi, attori talentuosi, come Sherwan Haji, che impersona il giovane Khaled, o Sakari Kuosmanen, che interpreta egregiamente il nostro ex rappresentante di camicie, già con Kaurismäki in “L’uomo senza passato”. E’ presente con un cameo anche l’attrice feticcio del regista, Kati Outinen.

L’inadeguatezza dei nostri protagonisti nel tentare di risolvere le proprie vite e il gran cuore di Wilkström sono commoventi, e la cifra stilistica di Kaurismäki è eccelsa. I momenti esilaranti spezzano la tensione di un film che mostra in modo decisamente singolare il dramma dei profughi, la stupidità dell’intolleranza, la cecità della burocrazia.

Orso d’Argento a Berlino 2017 per la regia (cosa che ha contrariato il regista, quasi certo di ricevere l’Orso d’Oro, dato il calore e l’apprezzamento col quale è stata accolta la pellicola), “L’altro volto della speranza” è cinema della diversità, sia umana che espressiva.

Maria Grazia Bosu

 

L’altro volto della speranza

Trama

  • Titolo originale: Toivon tuolla puolen
  • Regia: Aki Kaurismäki
  • Cast: Sakari Kuosmanen, Sherwan Haji, Kati Outinen, Tommi Korpela, Janne Hyytiäinen, Ilkka Koivula
  • Genere: Drammatico, Colore
  • Durata: 98 minuti
  • Produzione: Finlandia, 2017
  • Distribuzione: Cinema
  • Data di uscita: 6 Aprile 2017

L'altro volto della speranza locandina“L’altro volto della speranza” del finlandese Aki Kaurismäki è molto attuale e mostra l’incrocio dei destini di due uomini. Khaled è un rifugiato siriano che cerca invano asilo ad Helsinki, mentre Wikström è un viandante venditore di cravatte, che vince al gioco e acquista un ristorante nella città. Quest’ultimo offrirà il suo aiuto al giovane, accogliendolo e, a differenza di altri, non mostrandosi razzista verso la sua etnia. Lo stesso Wikström rappresenta per Khaled ‘l’altro volto della speranza’.

L’altro volto della speranza: presentato alla Berlinale 2017

“L’altro volto della speranza” è stata presentata in concorso al Festival di Berlino 2017, dove ha riscosso grande successo sin dalla sua prima proiezione. Era, infatti, uno dei più attesi del festival ed ha ricevuto moltissimi applausi; soprattutto per l’abilita con cui il regista è stato capace di unire senza stonature la drammaticità del racconto filmico con eventi ironici con il suo stile unico fuori dal comune.

Il genio di Aki Kaurismäki per “L’altro volto della speranza”

Kaurismäki è noto per ambientare i suoi lavori negli strati sociali meno fortunati; di fatto già il precedente “Miracolo a Le Havre” affrontava l’attuale situazione europea, la fuga degli immigrati dalle loro terre ostili e di qualcuno disposto, a differenza di molti, di dare loro una mano. In quel caso il soggetto trattava la storia di un bambino africano, immigrato illegalmente nel porto francese di Le Havre, salvato da un lustrascarpe. “L’altro volto della speranza”, girato in pellicola da 35mm, è una storia molto in linea con i tempi contemporanei per la richiesta di asilo dei rifugiati siriani, ma ancor di più per la segregazione e l’intolleranza che gran parte di queste persone sono costrette a subire a causa dell’ignoranza e della paura generata dall’ISIS. Il film mostra allo spettatore con l’occhio della camera la realtà di oggi.

Trailer

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