Recensione
A Natale mi sposo – Recensione: Commedia volgarotta, scontata e banale che fallisce nell’intento di divertire
Medusa Film con “A Natale mi sposo” di Paolo Costella (anche se sarebbe più corretto dire ‘di Massimo Boldi’, visto e considerato che sua è l’idea di partenza sulla quale si è poi costruita la sceneggiatura, alla quale peraltro l’attore ha collaborato, così come alle scelte realizzative e al montaggio delle immagini) propone dopo “Olè”, la coppia Boldi-Salemme, in un vero film corale che brulica di coppie comiche, come quella Boldi-Salvi, o Salemme-Brilli, o Canalis-Mannino.
Il cast funziona, anche se chi sa recitare è sottotono e chi non sa neppure recitare appesantisce la scena con la sua presenza. La formula, però, è vista e rivista; le gag son sempre quelle, la sceneggiatura decora i dialoghi con battute banali e di bassa lega.
L’incipit narrativo è dato da un equivoco, per il quale Gustavo, proprietario di una trattoria a Roma, si trova a dover organizzare un matrimonio a Saint Moritz. Tra le nevi, si aggrovigliano le vicende dei protagonisti, nel noioso e perenne ripetersi di situazioni che ormai sono lontane dal divertire. Se la pellicola ha il merito d’aver limitato, rispetto alla concorrenza, il turpiloquio che accompagna questo genere di film, non possiamo però definirla immune alle volgarità. Uno dei punti di forza della comicità della storia dovrebbe essere il menù della trattoria, enunciato da un Enzo Salvi aiuto cuoco, che elenca i piatti nel peggior romanaccio possibile; tra le pietanze ne ricordiamo una per tutte ‘cefalo in crosta di chiappa’ e sinceramente non capiamo cosa ci sia da ridere.
Va benissimo il cinema come puro intrattenimento, va bene fare film, citiamo le parole di Boldi, “popolari, per far divertire il pubblico, che non vogliono comunicare nessun messaggio”, però c’è un limite a tutto; qui non è che ci siano pochi contenuti, c’è proprio il vuoto totale.
A Natale mi sposo: un film ricco di mancanze e povero di tutto
La pellicola manca di tutto anche a livello tecnico: le immagini, non fosse altro che per l’abbigliamento, sembrano già vista e che tristezza i dialetti! Dal romano di Salvi e della Brilli, al napoletano di Salemme, esagerati e involgariti, per poter veicolare meglio una comicità che comunque non funziona. Da quando Boldi non fa più coppia con De Sica, sembra che entrambi debbano dimostrare qualcosa al pubblico. In verità, l’unica cosa che si percepisce è che sono le punte di diamante di una formula che ha stancato, che ha perso freschezza, che si è cristallizzata e non può che annoiare; a meno che al pubblico per ridere non basti sentir pronunciare parolacce e veder sfilare tette e culi che peraltro qui, a onor del vero, sono assenti, e non se ne sente neppure la mancanza.
Non consigliamo la visione a nessuno, in virtù del fatto che andare al cinema ha un costo. Se proprio non potete farne a meno, allora andateci di giorno e non troppo stanchi, gli inevitabili sbadigli e il buio della sala potrebbero conciliarvi il sonno.
Maria Grazia Bosu
Trama
- Regia: Paolo Costella
- Cast: Massimo Boldi, Nancy Brilli, Enzo Salvi, Elisabetta Canalis, Vincenzo Salemme, Jacopo Sarno, Valeria Valeri, Teresa Mannino, Massimo Ceccherini, Loredana De Nardis, Lucrezia Piaggio, Simon Grechi, Riccardo Miniggio
- Genere: Commedia, colore
- Durata: 97 minuti
- Produzione: Italia, 2010
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 26 novembre 2010
Gustavo è il cuoco milanese di una tipica trattoria romana. Il suo sogno è quello di diventare un rinomato chef internazionale. Accompagnato da una stravagante compagnia di colleghi, l’uomo riesce a farsi ingaggiare, per un sofisticato banchetto di nozze a Saint Moritz; grazie soprattutto ad un inganno ideato dal figlio Fabio. Peccato che a sposarsi è Chris, ex fidanzata di Fabio, il quale prova ancora qualcosa per la ragazza. A Saint Moritz, però, giungono anche due wedding planner, di cui una, Gina, si infatua dell’affascinante sposo. Si sviluppa così, tra amori e matrimoni, la storia dei vari personaggi.
A Natale mi sposo: già visto e rivisto…ehi, ma non è questo che piace a noi italiani?
Il cinepanettone di Boldi e Co. rappresenta da decenni una tradizione del Natale italiano. Purtroppo come ogni tradizione che non muta mai negli anni e si conferma sempre uguale, anche questa a lungo andare stanca. Pecca di mancanza di originalità a cominciare dal titolo con la parola “Natale” così incisiva ad ogni nuovo film; sebbene in questo non sia indicata alcuna località geografica estera, presente, invece, all’interno della trama diegetica. Eppure Boldi e Costella hanno dato all’italiano in clima natalizio del 2010 esattamente ciò che desiderava: il cinepanettone un po’ grottesco un po’ pacchiano, tra grida sguaiate e battute volgari. “A Natale mi sposo”, come ogni film simile, resta comunque un documento esagerato delle mode e degli atteggiamenti in voga nel Belpaese negli anni 2010.
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