Trama
- Titolo originale: Fúsi
- Regia: Dagur Kári
- Cast: Gunnar Jónsson, Ilmur Kristjánsdóttir, Sigurjón Kjartansson
- Genere: Drammatico, Colore
- Durata: 94 minuti
- Produzione: Islanda, 2015
- Distribuzione: Movies Inspired
- Data di uscita: 6 Aprile 2017
Fúsi è un uomo obeso e solitario, la montagna vergine di cui parla il titolo del film. Nonostante sia ormai quarantenne, non ha mai avuto una fidanzata, è vittima di bullismo sul posto di lavoro – il dipartimento bagagli dell’aeroporto locale – e vive ancora con la madre, un’anziana signora che ha più vita sociale di lui. Per riempire le proprie giornate, Fúsi si è costruito una prigione confortevole di abitudini strettamente scandite nella quotidianità: i suoi cereali al cioccolato, la sua musica heavy metal, il plastico con la battaglia di El Alamein su cui gioca lunghe combattimenti con l’unico amico, il pranzo settimanale al ristorante tailandese.
Malgrado l’alienante monotonia, o forse proprio a causa di questa, i suoi rituali lo fanno vivere serenamente, e sembra non ci sia niente che egli chieda in più dalla vita. Se non che in occasione del suo compleanno, la madre decide di spedirlo ad una lezione di ballo: niente di più fuori luogo per un amante della musica heavy metal. L’esperienza non partirà mai. Egli si rifiuterà, infatti, anche soltanto di entrare nell’edificio, restando fermo nella macchina parcheggiata, ma gli permetterà di imbattersi nella problematica Sjöfn. Com’è prevedibile, dal fortuito incontro la sua vita ne uscirà completamente rivoluzionata.
Virgin Mountain: un racconto di solitudine di Dagur Kári
“Virgin Mountain” è il quarto lungometraggio del regista islandese Dagur Kári (“Nói albínói”, “The Good Heart”), che qui ripresenta molti dei temi a lui cari, come l’emarginazione, la diversità, la difficoltà di una vita alienata, già in parte esplorati nei suoi lavori precedenti. Il film, presentato nel 2015 alla 65° edizione della Berlinale e premiato poi in numerosi festival internazionali, si avvale dell’ottima recitazione dell’attore comico Gunnar Jónsson, qui perfetto in una parte più drammatica.
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