Recensione
Ultimo tango a Parigi – Recensione: Capolavoro concepito nell’atmosfera culturale del ’68
Un abisso culturale sembra separarci dal 1972, anno di uscita di “Ultimo Tango a Parigi”. Mentre finiva la guerra del Vietnam e il mondo si stava da poco riprendendo dallo scrollone politico sociale innescato dal ’68, un regista poco più che trentenne decideva di mettere su pellicola i suoi traumi personali, mescolandoli spregiudicatamente ad altri più ampiamente generazionali.
Un Brando già mitico è un uomo pencolante sul baratro di una vecchiaia insensata; Maria Schneider l’emblema di una femminilità in bilico fra nichilismo ribelle e annullamento conformistico. Sullo sfondo di tutto, una Parigi senza respiro, decadente, cerebrale ed estenuata, magicamente animata dal sax prodigioso di Gato Barbieri, che cura la colonna sonora. La fotografia ora livida ora lirica di Storaro avvolge i personaggi, accarezzandone alla perfezione le ombre e le ambiguità.
Ultimo tango a Parigi: un capolavoro intriso di tematiche
Il film incarna pienamente i dubbi di un’epoca di transizione, la rivoluzione femminista e le sue contraddizioni, il desiderio di smantellare i vacui codici della coppia e l’impossibilità di vivere effettivamente una sessualità puramente animale, priva di sovrastrutture nevrotiche e di rimpianti. Il tramonto del mito virile simboleggiato dall’eroe di “Il selvaggio” o “Un tram che si chiama desiderio”.
Lo stesso appartamento vuoto e semibuio dove i due protagonisti si incontrano, si seducono, si amano e si tormentano sembra simboleggiare alla perfezione l’inquieto vuoto di senso nel quale l’intera società occidentale si stava avventurando, mentre l’atmosfera post-sessantottesca lasciava il posto al trionfo della pop culture e del postmoderno. Ma “Ultimo tango a Parigi” è prima di tutto una storia sull’incomunicabilità fra gli esseri umani e sull’amore. Più è forte l’amore, più la comunicazione sembra impossibile.
Lo scacco destinato a tradursi solo nel crimine e nella morte, mentre ogni dolcezza sensuale, anche quella archetipica del tango argentino viene di fatto negata. Riguardando il film ai nostri giorni può essere difficile comprendere lo scandalo generale suscitato e le persecuzioni giudiziarie delle quali fu fatto oggetto per anni, fruttando a Bertolucci un’infamante condanna penale, ma anche un Oscar negli allora assai più liberali Stati Uniti. Eppure i dubbi e le domande poste da questa dolorosa disamina dell’esistenza umana non sono stati risolti dal fluire del tempo e rimangono ancora con noi, persistenti come le immagini di questo capolavoro.
Trama
- Regia: Bernardo Bertolucci
- Cast: Marlon Brando, Maria Schneider, Maria Michi, Giovanna Galletti, Gitt Magrini, Catherine Allégret, Luce Marquand, Marie-Hélène Breillat, Catherine Breillat, Massimo Girotti, Jean-Pierre Léaud, Catherine Sola, Veronica Lazar, Dan Diament, Mauro Marchetti, Peter Schommer
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 132 minuti
- Produzione: Italia, 1972
- Distribuzione: CSC Production
- Data di uscita: 21 maggio 2018
Il capolavoro “Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci (“The Dreamers“,”L’assedio”) ha ottenuto innumerevoli successi. Dopo un totale entusiasmo da parte del pubblico, il dramma amoroso porterà al cinema 14 milioni di spettatori (riedizioni comprese).
La pellicola ha ottenuto ben 2 candidature agli Oscar, ha vinto ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello. I successi terminano con due candidature ai Golden Globes.
Ultimo tango a Parigi: un dramma romantico
La trama di “Ultimo tango a Parigi” parte dalla storia di un uomo rimasto vedovo che si aggira per le strade di Parigi con il cuore affranto e pervaso da una profonda malinconia e malessere. Paul (Marlon Brando) ha perso la moglie in seguito ad al suicidio e ora oltre a non accettare la perdita della moglie, ha anche paura di invecchiare. L’incontro con una giovane ragazza cambierà definitivamente la vita di entrambi. Il rapporto tra i due è solo ed esclusivamente sessuale. La relazione procede fin quando la giovane si rende conto dell’impossibilità di un futuro con Paul e decide di uccidere il suo amante.
Beranrdo Bertolucci per questo film viene condannato a 4 mesi di carcere per atti osceni e scene scabrose. Fortunatamente il riscontro del pubblico e il successo confermato dalle varie candidature a vari concorsi conferma la grandezza di “Ultimo tango a Parigi”.
Dopo molti anni il film è tornato nelle sale cinematografiche italiane nella versione restaurata a cura della Cineteca Nazionale e della Cineteca di Bologna nel maggio 2018.