Recensione
Sognare è vivere: un buon debutto alla regia per Natalie Portman
Il passaggio dall’essere davanti al porsi dietro la macchina da presa è sempre più diffuso in quel di Hollywood.
Questa volta tocca al Premio Oscar Natalie Portman, che debutta alla regia con “Sognare è vivere”, adattamento cinematografico del romanzo autobiografico “Una storia di amore e di tenebra” di Amos Oz.
“Sognare è vivere” è un andare a ritroso nei ricordi di Amos Oz, appartenente ad una delle numerosissime famiglie scappate dall’Europa alla volta della Palestina per sfuggire alle persecuzioni dettate dal Nazismo, scovando indizi e dettagli che permettano di capire come sua madre sia scivolata nel baratro della depressione senza più riprendersi.
Un progetto particolarmente caro all’attrice, che oltre a dirigere il film ne ha anche preso parte in qualità di sceneggiatrice ed interpretando la protagonista Fania, le cui origini si possono rintracciare proprio in terra israeliana.
Nonostante alcuni problemi dovuti proprio alla poca esperienza nel campo della regia, si nota l’asimmetricità tra l’ampio spazio dedicato alla vita privata della famiglia protagonista e quello (piuttosto esiguo, considerando che rappresenta le fondamenta su cui si basa la narrazione) che concerne il tumulto ‘pubblico’ che accompagna il riconoscimento dello Stato di Israele, o il tono che mal corrisponde a quello del libro. Natalie Portman si è saputa distinguere dalla massa donando un senso generale di sincerità ed eleganza alla pellicola.
Sognare è vivere: una montagna russa di emozioni
Particolarmente curato l’aspetto visivo del film: attraverso una selezione iniziale di sfumature blu e verdi, per poi puntare su colori intensi atti a scaldare le scene familiari e optando, infine, per una luce pallida che intende rimarcare il divario tra la dura realtà e i vividi sogni di Fania, lo spettatore si trova ad affrontare un giro su una montagna russa di emozioni.
Degno di nota è sicuramente la scelta di girare “Sognare è Vivere” in lingua ebraica, elemento che contribuisce in maniera particolare a conferite una certa peculiarità alla storia.
Attraverso alcune scelte audaci, l’attrice pluripremiata dimostra di possedere una sicurezza che molti registi riescono ad acquisire soltanto dopo anni di gavetta e portando sul grande schermo un prodotto complessivamente ben riuscito, sebbene ci siano ancora diversi aspetti su cui poter lavorare.
Sonia Buongiorno
Trama
- Titolo originale: A Tale of Love and Darkness
- Regia: Natalie Portman
- Cast: Gilad Kanada, Natalie Portman, Makram Khoury, Neta Riskin, Shira Haas, Amir Tessler
- Genere: Drammatico, Biografico, Colore
- Durata: 95 minuti
- Produzione: Israele, 2015
- Distribuzione: Altre Storie
- Data di uscita: 8 Giugno 2017
“Sognare è Vivere” è la storia autobiografica dello scrittore Amos Oz, da egli stesso raccontata nel libro “Una storia di amore e di tenebra”, best-seller della letteratura israeliana, libro pubblicato nel 2002 diventando un caso mondiale e tradotto in più di 15 lingue.
Come il romanzo, la pellicola, racconta della sua infanzia nella Gerusalemme degli anni ’40. La sua famiglia si trasferisce per sfuggire alle persecuzioni degli ebrei in Europa. Possiamo notare di come la storia sia narrata dal punto di vista del piccolo Amos e si concentra maggiormente sul rapporto che ha con la madre Fania.
Fania (Natalie Portman) è una donna d’altri tempi, insoddisfatta del suo matrimonio e desiderosa di sogni e avventure. Nella nuova città iniziare una nuova vita non sembra del tutto facile e Amos passa le giornate ascoltando i racconti di fantasia e le poesie della madre. Fania, con lo scoppio della guerra civile, subisce di nuovo un duro colpo emotivo e sprofonda in una tenebrosa depressione dalla quale il figlio e il marito cercano invano di risollevarla. Amos crescendo è costretto ad una difficile scelta: dire prematuramente addio alla madre, sullo sfondo Israele che vede finalmente la sua nascita come stato.
Sognare è Vivere: Natalie Portman e l’esordio alla regia
La Portman incanta tutti con uno stile sopraffino nella duplice scelta dell’adattamento filmico di un romanzo diventato già un caso mondiale.
Data l’importanza dei temi trattati si comprende come mai la nascita di questo film ha visto una lunga attesa. Natalie Portman ha acquistato dopo poco dall’uscita i diritti del libro ma ha impiegato infatti ben otto anni per scrivere una sceneggiatura che fosse all’altezza dei suoi standard. Inoltre ha fortemente insistito affinché il film fosse girato in lingua ebraica e mantenesse il titolo originale, “Sipur Al Ahava Ve Chosech“, traduzione in ebraico di “Sognare è Vivere”. La regista ha anche personalmente contribuito alla scelta delle location in Israele, parte del film di fatto è girata a Gerusalemme.
Il film ha avuto la sua prima mondiale, fuori concorso, al Festival di Cannes 2015. Apprezzato dalla critica ha anche fatto arrivare la regista esordiente tra i candidati alla Camera D’Or.
Trailer