Un viaggio verso Casablanca come metafora della vita che scorre e porta i protagonisti marocchini di questa storia a una svolta
Regia: Kiff Kosoof – Cast: Aziz Amehri, Ghizlane Waldi, Mohammed Wajid – Genere: Commedia, colore, 85 minuti – Produzione: Italia, 2007 – Distribuzione: Movimento Film – Data di uscita: 20 giugno 2008.
Shakira (Aziz Amehri) è un giovane sarto marocchino che vive a Torino ed è omosessuale, contrariamente a quando stabilito dalla morale dei suoi connazionali. Zina (Ghizlane Waldi) è una ragazza marocchina che deve sposare un uomo scelto dalla sua famiglia, ma non sa come evitare lo scandalo di aver perso la verginità prima del matrimonio.
Insieme compiranno un lungo viaggio verso Casablanca e verso l’operazione per riportare Zina a “chilometri zero”. Quest’esperienza li porterà a guardare dentro se stessi, per comprendere cosa significhi vivere ed andare oltre le maschere che la società impone. Solo quando saranno davvero entrambi a “zero chilometri”, pronti a ripartire nella vita, potranno tornare a Torino.
Contrariamente a quanto si direbbe dal titolo e dal nome del regista, il film è di due italiani, Davide Sordella e Pablo Benedetti, che lo producono anche: “K. Kosoof” è il loro nome d’arte collettivo e in arabo significa “Eclisse”. Quest’opera è delicata eppure pregnante, degna di due menti che si stanno facendo strada nell’ambito dei lungometraggi giovani e indipendenti e che dimostrano che il nostro cinema non è fatto solamente di soap cinematografiche.
Il seppiato e l’azzurro si mescolano al colore, come in un fumetto, per porre l’accento sulle ottime prestazioni dei due attori protagonisti, che sono indubbiamente non professionisti, ma contribuiscono ad impreziosire il lavoro anche con le loro ingenuità, sottolineate da inquadrature e luci ricercate e non leziose e da effetti anticati che sospendono la narrazione nel tempo.
Il viaggio, dunque, e la scia del mare dietro la nave che porta i due a Casablanca, non sono altro che la metafora del fiume della vita che scorre e degli eventi che colpiscono il quotidiano, sovraesposti come le immagini del Marocco: continui movimenti circolari che ci riportano al vero senso dell’esistenza e a ciò che celiamo nel profondo. Un bel film, forse non indimenticabile ma sicuramente da gustare e apprezzare, attendendo sapientemente le prossime opere di K. Kosoof, che migliorano costantemente.
Claudia Resta