E’ morto a Parigi, Abbas Kiarostami. Malato da mesi, il regista iraniano si trovava nella capitale francese per sottoporsi ad un intervento al quale non è sopravvissuto. Personalità complessa, dotato di molteplici talenti era pittore, fotografo, illustratore e regista; il file rouge che legava i suoi interessi variegati era la sua concezione di arte come totalità della vita, come esercizio di libertà.
Abbas Kiarostami: muore a 76 anni il poeta iraniano
Nato a Theran nel 1940, Abbas Kiarostami era figlio di un artigiano. Laureatosi all’Università di Belle Arti, negli anni Sessanta venne assunto da una casa di produzione di film pubblicitari, per la quale disegnava i manifesti; in questi anni la sua produzione è ingente, scriverà ben 150 corti. Alla fine degli anni Sessanta, congedandosi dalla precedente attività, comincia a lavorare nella sezione cinematografica dell’istituto per lo sviluppo intellettuale per bambini e adolescenti. Abbas Kiarostami ha trent’anni e comincia per la prima volta a collaborare con attori non professionisti che gli consentono di esercitare quella vena creativa che lascia spazio all’improvvisazione e che ruota intorno a una parabola morale di matrice pedagogica.
Nel 1973 esce il primo film: “Tairobe”, la storia d’amore di due giovani appartenenti a due classi sociali differenti filtrato dal punto di vista neorealista. Nel 1974 esce “Mossafer”, seguono altri documentari in cui viene raccontata la situazione del paese, che precipita nel caos raggiungendo l’acme nel 1979: anno della rivoluzione che trasforma il volto del Paese, Kiarostami decide di rimanere in Iran. La sua produzione raggiunge la piena maturità nel 1997 con “Il sapore della ciliegia”, un film che si interroga sull’esistenza e che lo porta a vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes, che gli costerà l’espulsione dall’Iran per un settimana per decisione del governo islamico. Due anni dopo è il momento del pluripremiato Il vento ci porterà via. Segue “Tickets“, firmato nel 2005 con Ermanno Olmi e Ken Loach. Cinque anni dopo dirige Copia conforme.
Esponente del ‘nuovo cinema’ iraniano era considerato un grande da personaggi come Martin Scorsese e dal nostro Nanni Moretti. Nel corso della sua produzione ha sviluppato uno stile personalissimo i cui temi, spesso costanti, si incentrano sull’infanzia e la morte, conservando un timbro originale, riconoscibile da ampie panoramiche e primissimi piani, da dialoghi e monologhi molto lunghi e da ritmi molto lenti. Artista immenso, la sua oggi è un’assenza.
Angelica Tranelli
05/07/2016