Trama
- Regia: Vittorio Sindoni
- Cast: Stefania Rocca, Vincenzo Amato, Moise Curia, Giulia Bertini, Pino Caruso, Paolo Sassanelli, Luigi Diberti
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 103 minuti
- Produzione: Italia, 2015
- Distribuzione: Zenit Distribution
- Data di uscita: 21 Aprile 2016
“Abbraccialo per me” è un film del regista Vittorio Sindoni, la cui sceneggiatura è stata curata dallo stesso regista – con l’aiuto di Angelo Pasquini, Maria Carmela Cicinnati e Antonella Giardinieri -, il quale ha voluto analizzare come la scoperta di un disagio mentale possa mettere in crisi o far avvicinare una famiglia.
Dedicando la pellicola alle persone e alle famiglie dei soggetti a cui è stata diagnosticata una disabilità mentale, con “Abbraccialo per me” il regista Vittorio Sindoni ha creato un’opera che slitta facilmente dalla commedia al dramma sentimentale. Al centro vi è la storia di una donna, Caterina, e di suo figlio Francesco. Da sempre la donna ha creduto che il suo bambino fosse speciale – un po’ come tutte le madri – quindi, nel momento in cui il suo Francesco, bambino vivace con la passione per la musica inizia a manifestare dei segnali di un disturbo mentale, il fatto la coglie assolutamente di sorpresa.
Affrontare un problema del genere non è facile e le prime avvisaglie di tale complicazione si hanno quando Caterina deciderà di separarsi dal marito; fortunatamente, sebbene il problema del giovane Francesco metta in crisi buona parte della famiglia, Caterina non resterà sola: ad aiutarla sua figlia, che accompagnerà Caterina nel lungo percorso per trovare una speranza di salvezza.
Recensione
Abbraccialo per me: un film intenso e coinvolgente che accende i riflettori sul disagio intellettivo
Ad un quarto di secolo dal suo ultimo lungometraggio, dopo tanti lavori per la televisione, Vittorio Sindoni torna al cinema per proporre una storia toccante, sul disagio intellettivo e ciò che questo comporta nella vita di una famiglia in cui uno dei componenti ne è affetto. Disagio intellettivo e non più mentale, per cercare di eliminare, almeno coi vocaboli, quell’innata paura e diffidenza che si ha verso tutti i disturbi che coinvolgono la mente.
Sindoni, impegnato in prima persona anche nella produzione, confeziona un film sentito, il cui perno narrativo è Caterina, una bravissima Stefania Rocca, madre di Francesco, che alle prime avvisaglie del disagio dell’amato figlio, vuole scambiare queste stranezze per eccentricità, chiudendosi a riccio col mondo intero, per proteggerlo.
Abbraccialo per me: una storia schietta sulle difficoltà di una famiglia che fatica a riconoscere ed affrontare il proprio demone
“Abbraccialo per me” è un dramma familiare, con qualche punta d’ironia che smorza la tragedia, che mostra come per poter risolvere un problema prima bisogna riconoscerlo come tale, accettarlo, un passo che purtroppo Caterina non riesce a fare. A volte si sbaglia anche per troppo amore, impedendo a chi si ama di fare quei progressi che solo affrontando i problemi alla radice si possono fare.
Interessante l’analisi delle dinamiche familiari indagate dal regista, forse non in profondità quanto richiesto dalla complessità delle vicende, ma comunque efficaci nel mostrare lo sconvolgimento affettivo e sentimentale che le ‘stranezze’ di Francesco portano in casa. Sindoni propone personaggi asciutti e ben definiti, ed un contesto sociale che circonda la famiglia abbastanza realistico. Al giorno d’oggi è difficile tenere in piedi una famiglia quando tutto va bene, figuriamoci quando ci sono guai o malattie, o disabilità come queste che non suscitano neppure pietismo, tanta è la paura dei disabili intellettivi.
Abbraccialo per me: un tema difficile, affrontato con onestà e delicatezza, senza però raggiungere quella forza narrativa che avrebbe elevato la pellicola ad una maggiore completezza espressiva
Del disagio intellettivo si parla sempre poco e raramente in modo efficace, Sindoni confeziona un buon prodotto, dove accanto a Stefania Rocca, a prestare volto e anima a Francesco, detto Ciccio, c’è un bravissimo Moisé Curia, noto al pubblico televisivo per il suo ruolo in “Braccialetti rossi”, ma non ottiene la completezza necessaria. A tornare alla mente è il bel “Si può fare” di Giulio Manfredonia, sempre in tema ma decisamente più riuscito, forse perché la forte emotività del legame madre-figlio in un certo senso imbriglia il regista e ne limita la fantasia espressiva.
Troppo superficiale la trattazione dell’aspetto farmacologico, un problema di dissociazione come quello di Ciccio, necessita anche di farmaci, l’amore non basta.
Simboliche le scene finali, cariche di speranza, girate nel Teatro Patologico di Roma, con l’esecuzione di “Ti regalerò una rosa”, i cui diritti sono stati concessi con generosità da Simone Cristicchi.
Abbraccialo per me: un film non perfetto cinematograficamente ma esemplare nel veicolare i contenuti
Il film del regista siciliano è il risultato di uno sforzo collettivo di attori e maestranze, che hanno ridotto i propri compensi per permetterne la realizzazione, della dedizione di un regista che lo ha prodotto in prima persona, senza dimenticare la distribuzione coraggiosa della Zenit, che lo porta nei migliori cinema italiani.
E’ un lavoro da premiare perché tratta un tema complesso col quale l’Italia post-legge Basaglia (1978) non ha ancora fatto i conti.
Maria Grazia Bosu
Trailer
Cast
[feature_slider type=”def” display=”specific” specific=”38669″ number_of_posts=”15″ autoplay=”yes” timeout=”5000″ cap=”yes” num_bullets=”yes” exc=”0″]