Il cinema piange Bernardo Bertolucci. Il regista di “Ultimo tango a Parigi” è morto questa mattina a Roma.
Bernardo Bertolucci, il grande maestro del cinema italiano
Bernardo Bertolucci, uno degli ultimi grandi registi italiani del Novecento, ci ha lasciati questa mattina nella sua casa di Roma, circondato dall’affetto dei famigliari, dopo una lunga malattia. Il regista aveva 77 anni.
Originario di Parma, alla quale l’artista si sentiva molto legato, figlio del poeta Attilio e di Ninetta Giovanardi e nipote del produttore Giovanni Bertolucci, Bernardo Bertolucci è stato un regista apprezzato a livello internazionale da pubblico e critica per capolavori come “Ultimo tango a Parigi” (1972), con Marlon Brando e Maria Schneider che gli diede la notorietà e passò alla storia per le numerose scene erotiche (il film fu addirittura condannato al rogo nel 1976, per poi essere riabilitato nel 1987).
Bernardo Bertolucci si appassionò al cinema fin da giovane, abbandonando la facoltà di Letteratura Moderna, alla Sapienza di Roma, per dedicarsi per intero alla Settima Arte. Si fece le ossa sul campo, assistendo alla regia Pasolini in “Accattone” (1961), per poi avvalersi di soggetto e sceneggiatura del poeta per il suo esordio alla regia dal titolo “La commare secca” (1962).
Prima del successo internazionale di “Ultimo tango a Parigi” approfondì il suo discorso esistenziale sull’ambiguità dell’uomo con film come “Partner” (1968) e “Il conformista” (1970). Intanto nel 1969 con Dario Argento e Sergio Leone ideò il soggetto di “C’era una volta il West”.
Bernardo Bertolucci: da “Ultimo tango a Parigi” a “Io e te”
Dopo il successo dello scandaloso “Ultimo tango a Parigi”, Bertolucci cambiò registro e utilizzò un cast internazionale per il dramma storico “Novecento”, in cui divisero lo stesso cast Robert De Niro, Stefania Sandrelli, Gérard Depardieu, Donald Sutherland e Burt Lancaster, per poi dirigere Roberto Benigni nell’intimista “La Luna” (1979) e Ugo Tognazzi ne “La tragedia di un uomo ridicolo” (1981).
Arrivò all’apice dell’approvazione con “L’ultimo imperatore” (1987) con il quale ottenne ben nove Oscar, tra cui quello per la Miglior Regia e per la Miglior Sceneggiatura non Originale, per poi continuare a essere narratore intenso con “Il tè nel deserto” con John Malkovich e un’ormai dimenticata Debra Winger.
Il suo lavoro successivo – lo spirituale “Piccolo Buddha” (1993) con Keanu Reeves – portò al cinema per la prima volta il Dalai Lama, che presenziò alla prima mondiale del film a Parigi.
Tornò poi a mettere in scena la sessualità con “Io ballo da sola” (1996) con Liv Tyler; la dedizione e il desiderio con “L’assedio” (1998); per poi raccontare il ménage a trois di tre francesi sessantottini in “The Dreamers – I sognatori” (2003).
Il suo ultimo lavoro, prima del ritiro dal cinema, è stato”Io e te” del 2012, storia di solitudine e dipendenza tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti.
Nel 2007 Bernardo Bertolucci fu omaggiato con il Leone d’oro alla carriera alla 64/a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, mentre nel 2011 ottenne la Palma d’Oro onoraria alla 64sima edizione del Festival di Cannes.
26/11/2018