Presentato alla stampa “Agadah”, il racconto fantastico diretto da Alberto Rondalli con protagonisti, tra gli altri, Alessio Boni, Valentina Cervi, Federica Rossellini e Umberto Orsini.
Agadah: in una storia tutte le storie possibili
Alberto Rondalli con “Agadah” sceglie di cimentarsi in una sfida ardua. Affrontare un classico della letteratura europea come “Manoscritto trovato a Saragozza” di Jan Potocki, di cui il film è una rilettura, è senza dubbio un impresa coraggiosa oltre che complessa. Ovviamente il regista mette in chiaro da subito come rispetto al romanzo ispiratore, per questioni di durata, si è scelto di individuare le storie più appassionanti e circoscrivere intorno a quelle il campo dell’attenzione con lo scopo di raccontare in una storia tutte le storie possibili, che è anche la sfida stessa del romanzo.
“Il film è notevolmente ridotto rispetto al romanzo”, dice Rondalli, “su 66 giornate in cui si sviluppano le vicende del libro, qui ne abbiamo selezionate 10, un’indicazione che fornisce anche lo stesso Potocki. Inoltre, rispetto al romanzo di Potocki abbiamo scelto un altro titolo sostituendolo con agadah il cui significato è raccontare, narrare. Accezione che ingloba tutte le diverse forme di narrazione presenti nel libro e nella sua trasposizione su schermo”.
Così come per la prova di scrittura di Potocki, lo stesso Rondalli ammette che nel suo film “c’è il tentativo di scrivere un’ opera che ne racchiuda i vari generi. In Potocki fondamentali sono senza dubbio De Cervantes e Le mille e una notte”, continua il regista, che nella sua trasposizione porta nelle vesti di uno dei personaggi, Diego Hervas, anche l’autore del romanzo, Jan Potocki: “Come lui, anche il personaggio di Hervas, grande conoscitore, vuole racchiudere in 100 volumi tutto il suo sapere. Questo progetto, quest’opera lo spinge all’occulto e poi al suicidio”.
“In realtà quasi tutti i personaggi sono trasfigurazioni di Potocki. È come se avesse voluto raccontare le varie declinazioni della vita. E in questo ha un ruolo molto importante l’ironia e l’autoironia, che ad esempio ritroviamo nel personaggio del giovane Capitano, incapace di riconoscere le figure che gli appaiono”, conclude Rondalli.
In “Agadah” oltre all’infinita possibilità di storie incastrate come in una matrioska si incontrano anche una miriade di personaggi, di temi e di stili. Si passa dall’esotico all’esoterico, tema cruciale nel film, e a tal proposito Rondalli fa notare come “lo stesso Potocki si serva dell’esoterismo per prenderne le distanze. Ne scrive con sapienza ma con un atteggiamento di distacco e ironia. Un pò come l’idea di un Oriente esotico, amato e idealizzato ma senza aspirazioni filologiche”, dice il regista, “anch’io mi sono documentato a tal punto da trovare dei veri esercizi “cabalisti”, per rendere la vicenda il più credibile possibile. Ma non era importante essere filologicamente vero, volevo essere ideale, fantastico, verosimile“.
Cast: “È stato un bellissimo viaggio”
Il cast, ricco e non presente al completo, ammette di non aver letto il romanzo da cui Rondalli ha tratto il film, ma di essersi totalmente affidati alle indicazioni del regista, fin dalla lettura della sceneggiatura. Alessio Boni commenta: “Ho parlato molto con il regista, ho seguito le sue direttive, non avendo letto il romanzo. Ho più che altro scelto di catapultarmi nel personaggio rispetto all’epoca in cui è ambientato il racconto, e rispetto alle sue ossessioni per la cabala e l’ebraismo. Poi io amo la filosofia, la saggistica e mi son sentito attratto sin da subito da Pietro (il personaggio)”.
“So che non è un film adatto al tempo presente, c’è tanto fantasy, è onirico“, continua l’attore, “ma io mi son fatto trasportare dentro. Anche se di nicchia non significa che sia meno bello o attrattivo. Ho trovato affascinante poi il modo di Alberto di raccontare il rapporto umano, molto diverso da quello odierno”.
Della stessa opinione l’attrice Valentina Cervi, interprete della vedova Ines: “Letta la sceneggiatura mi ha sorpreso da subito e ho deciso di farne parte. Ho avvertito il privilegio delle possibilità che il film ha. I tempi della messa in scena, lenti, li ho vissuti come un privilegio rispetto alla frettolosità odierna. Alberto ha avuto grande cura”.
Anche Orsini dice di essersi affidato alle indicazioni di Rondalli, senza rinunciare “all’istinto dell’attore. C’è un’ironia che è ben contestualizzata nel film”, dichiara l’attore. “Il personaggio quando ti affidi viene fuori da sè. Sono abituato a recitare le parole, non le azioni, quindi mi è sembrato molto naturale. È il regista a determinarne la riuscita e Alberto è stato molto attento. Ammiro il coraggio produttivo e il suo essere controcorrente con un film del genere. “Agadah” è un film all’antica, ma non significa che non sia moderno“, conclude l’attore augurandosi che il film trovi la giusta fortuna.
Federica Rossellini, unica voce fuori dal coro, sorprende tutti dichiarando di aver letto il romanzo di Potocki: “Mi ha fatto fare un viaggio bellissimo. Alberto quando abbiamo parlato del mio personaggio mi ha chiesto di che colore lo immaginassi. Io ho risposto blu cobalto, è così è stato. Avevamo avuto la stessa visione di Dariolette. Trovo che i personaggi femminili, in questo film, abbiano tutti una complessità che potrebbe non appartenere a prima vista ad una regia maschile. Invece Alberto ci ha caratterizzate con estrema grazia e con garbo. Sono onorata di averne fatto parte”.
“Agadah” è ricco anche di effetti speciali e un lavoro di particolare attenzione hanno richiesto scenografia e costumi. “La scommessa del film”, dice Rondalli, “è stata anche sull’uso degli effetti digitali. Doveva essere in coerenza con la storia e la messa in scena, dal punto di vista estetico. Questo lavoro ha richiesto attenzione, cura e molto tempo. Abbiamo lavorato a metà tra l’artigianato e le tecnologie digitali all’avanguardia. In Italia possiamo fare anche questo”.
Distribuito in 60 copie da RA.MO, “Agadah” arriva nelle sale il prossimo 16 Novembre.
Gianluca Panico
10/11/2017