Recensione
Ailo – Recensione: una vera avventura tra i ghiacci
Immaginate di seguire un tenerissimo cucciolo di renna attraverso i ghiacciai della Lapponia, scrutando paesaggi tanto meravigliosi quanto incontaminati e pericolosi, pieni di predatori pronti a far vincere la legge del più forte, in una continua lotta per la sopravvivenza. Questo è Ailo – Un’avventura tra i ghiacci, del documentarista Guillaume Maidatchevsky. A raccontarci la sua storia è la voce di Fabio Volo.
La natura come protagonista
“Ho deciso di raccontare la storia di Ailo perché è un bel film, perché sono genitore e voglio che i miei figli vedano film emozionanti ed educativi come questo. Ailo non è solo la storia di una splendida avventura, è un film che ci fa capire anche come la natura e il pianeta debbano diventare temi centrali ora, siamo già in ritardo.”
Le parole di Fabio Volo, voce narrante della storia del piccolo Ailo, evidenziano il tema fondamentale del film: la natura. Una natura di fronte alla quale l’uomo si fa piccolo, si stupisce, come la macchina da presa che segue gli spostamenti del branco di renne e del piccolo Ailo. La fotografia indugia sui dettagli, sulle espressioni degli animali, sul ghiaccio che ricopre i loro manti, sulla maestosità di un paesaggio, a tratti spaventoso, in tutta la sua grandezza. Con estrema delicatezza sbirciamo nell’intimità di mamma renna, quando mette al mondo il piccolo Ailo. La seguiamo in silenzio durante uno dei momenti più emozionanti del documentario: la nascita della vita. Allo stesso modo tifiamo per Ailo, mentre tenta goffamente di tenersi in equilibrio sulle sue zampe: ha solo 5 minuti per farlo, altrimenti la legge della sopravvivenza avrà scelto per lui. Da qui iniziano il suo viaggio e la sua crescita, scanditi dall’alternarsi delle stagioni, di cui godiamo grazie a una fotografia particolarmente attenta al colore. Dal bianco puro del Circolo Polare, alle distese verdi e poi arancioni della Lapponia, per poi tornare al bianco della neve. L’indugio sul colore riguarda la natura e i suoi frutti, gli animali e i loro manti. Ailo si tinge di chiaro man mano che cresce, la volpe polare passa dal bianco al marrone, al variare delle stagioni. Per non parlare dell’alba boreale, con il suo rosa intenso, preludio del ritorno del tanto sospirato giorno.
Gli animali della Lapponia
La renna, l’ermellino, il lupo, la volpe artica, il ghiottone: piccoli e grandi protagonisti dello spettacolo della vita. Fabio Volo si sofferma su ogni rappresentante del mondo animale, umanizzandolo, attribuendogli un carattere, proprio come gli essere umani. Delizioso l’ermellino, a tratti nevrotico, dai gesti inconsulti, elemento sapientemente evidenziato dalla voce narrante, che lo erge a una delle interpretazioni più riuscite del documentario. Poi c’è la volpe artica: sta cercando un suo simile (tra i soli 200 esemplari in Lapponia) per riprodursi. Quando pensa di averlo trovato scopre che è già “impegnato” (o meglio “impegnata”, con un discreto numero di cuccioli al seguito). La nostra povera volpe sa bene che loro, le volpi polari, restano fedeli a vita (!), per cui sarà costretta a cercare un’altra compagna. C’è anche mamma lupa, madre severa, colta nel momento in cui sta educando i suoi cuccioli senza risparmiargli i rimproveri, proprio come ogni madre che si rispetti. I suoi cuccioli devono imparare a cacciare per la loro sopravvivenza. Dopo un po’ li ritroveremo cresciuti: sono ormai diventati degli spaventosi predatori, alla caccia delle povere renne e del nostro amico Ailo (al quale nel frattempo sono spuntate le corna, nel vero senso del termine). Se nell’immaginario collettivo il lupo ha sempre assunto una connotazione negativa, quella del cattivo di Cappuccetto Rosso, in questo caso la capacità straordinariamente documentaristica di Guillaume Maidatchevsky ci mette davanti alla realtà. Non riusciamo a tifare né per le renne né per il lupo: ciascuno agisce in virtù di una e una sola legge, quella della sopravvivenza, in cui è difficile stabilire chi sia il vincitore e chi lo sconfitto. Questo è il circolo della vita, da sempre. Questa è la storia di Ailo, piccola renna in crescita, che lasciamo mentre vaga attraverso i sentieri di transumanza, i sentieri che hanno tracciato le altre renne, quelli tramandati di generazione in generazione. Quelli che l’uomo minaccia di distruggere.
Serena Calabrò
Trama
- Titolo originale: Ailo: Une odyssée en Laponie
- Regia: Guillaume Maidatchevsky
- Genere: Documentario, colore
- Durata: 86 minuti
- Produzione: Francia, 2018
- Distribuzione: Adler Entertainment
- Data di uscita: 14 novembre 2019
Il racconto dell’emozionante viaggio del piccolo Ailo, cucciolo di renna, che insieme al suo branco dovrà attraversare l’innevata Lapponia: immerso nei paesaggi mozzafiato di una natura invernale e primitiva, Ailo imparerà a crescere e a difendersi dell’insidie dei predatori.
Ailo: un viaggio glaciale che documenta la grandezza della natura
Il regista Guillaume Maidatchevsky propone un avvincente documentario naturalistico che segue le avventure di un piccolo cucciolo di renna, battezzato Ailo, che appena venuto al mondo si ritrova in contatto con una natura straordinaria. Immagini incredibili immortalano la maestosità dei paesaggi lapponi e la smisurata bellezza delle specie animali che animano questi boschi. Sedici mesi che raccontano, attraverso l’articolarsi delle quattro stagioni, la lotta alla sopravvivenza della giovane renna, che nonostante sia fragile e vulnerabile, impara a districarsi tra le bellezze e le insidie della foresta.
Ailo: un’odissea in Lapponia
La potenza e la fragilità dell’inverno lappone danno vita alle riprese del regista francese Guillaume Maidatchevsky, che ancora una volta consacra il suo operato al suo incontenibile amore per la natura. Musiche, scene suggestive e la naturale meraviglia della vita stessa costituiscono i tre cardini sul quale è costruito con maestria l’intero documentario.
Originale e vitale, la proposta di Maidatchevsky è interessante e innovativa, capace di rivolgersi ad un pubblico senza età. Ailo e gli stessi vasti paesaggi innevati sono i protagonisti indiscussi di questo progetto, senza copione né dialoghi, con un’unica voce narrante di sottofondo a spezzare il coinvolgente accompagnamento musicale, posto per ammaliare e rapire gli spettatori. Guillaume Maidatchevsky, freelance e ambientalista, ci trasmette così tutta la sua venerazione per la sacralità della natura, facendocene conoscere minuto dopo minuto le innumerevoli meraviglie.