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Al Giffoni Film Festival “Oltre il confine” di Alessandro Valenti

É stato presentato oggi al Giffoni Film Festival il film di Alessandro Valenti “Oltre il confine”.

Giffoni Film Festival: la triste realtà dei bambini di “Oltre il confine”

Oltre il confine Giffoni Film Festival

Al Giffoni Film Festival “Oltre il confine” di Alessandro Valenti

Giovedì 28 luglio in Sala Truffaut, nell’ambito della sezione Generator+13 del Giffoni Film Festival è stato proiettato il film “Oltre il confine”, che ha il patrocinio di Save the Children, da sempre in prima fila per i diritti dei bambini.

I protagonisti del film sono, non a caso, due minori non accompagnati africani che arrivano in Italia da soli dopo la morte della madre in Africa. Alessandro Valenti ha scelto di raccontare i più fragili del fenomeno migratorio, quelli di cui troppo spesso si perdono le tracce in Italia. Bekisisa ed Eno sono fratello e sorella e lasciano la loro terra per arrivare in Italia dallo zio a Roma.

Il regista fa una specie di prologo tra i baobab e la casa poverissima della madre morente con una camera fissa che rende statiche le immagini. Il passaggio al viaggio della speranza è solo accennato. E qui si entra nel vivo dell’opera con l’arrivo in Italia e l’incontro dei due bimbi con la strana comunità di ragazzi perduti e soli che li accoglie. Qui la regia diventa nervosa e dinamica, come ciò che racconta. Gli adulti non esistono, e quelli che ci sono temuti con il perfido Gigetto, che sfrutta i piccoli migranti come forza lavoro. Come in una favola, perché di questo si tratta, i due fratellini scappano e vengono accolti dall’attrice/apicoltrice Iaia (Iaia Forte), ma Bekisisa andrà a salvare Alaba, il ragazzino incontrato in comunità, a cui si è molto legata.

Oltre il confine: una favola delicata sul dramma dei minori non accompagnati in fuga dai loro paesi

Il tema che grazie a Valenti arriva al Giffoni Film Festival è molto forte, molti dei ragazzini/bambini soli e poveri finiscono nelle mani di pedofili o peggio ancora sono usati per il traffico di organi. Il regista, tuttavia, riesce a rendere la storia di Bekisisa e Eno una favola con i giovani interpreti assolutamente all’altezza. C’è poesia negli abbracci agli alberi dei due protagonisti, un modo per sentire vicini la madre morta. E c’è anche magia nella bambina, che è in simbiosi con Paciamama e le sue creature. La stessa Iaia appare quasi una creatura eterea, e ricorda la Fata Turchina di Pinocchio.

I cattivi sono in fondo dei villains da film. Solo in questo modo, si poteva parlare ai più piccoli di questo dramma, stemperandone i toni. Eppure, il messaggio arriva forte e chiaro al pubblico e questo è un lavoro prezioso per il suo messaggio educativo. Dal punto di vista registico, è stato fatto grande uso di formato anamorfico, che grazie a una lente speciale va a comprimere l’immagine per aumentarne il campo visivo sulla pellicola da 35 mm. rendendo il video molto più panoramico rispetto al classico 16:9. Questo, rende ancora più potenti le immagini di un film dedicato ai più giovani per la delicatezza del tocco per un tema tutt’altro che delicato.

Ivana Faranda

28/07/2022

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