L’opinione pubblica spesso esprime giudizi netti sui film dopo che questi hanno raggiunto il successo. Tuttavia, al momento della loro realizzazione, le reazioni possono essere molto diverse. Un esempio emblematico è rappresentato da “Scarface”, diretto da Brian De Palma e interpretato da Al Pacino. Questo film, oggi considerato un classico del genere gangster, fu accolto con scetticismo da parte di figure di spicco nel panorama cinematografico. In particolare, Al Pacino ha rivelato di aver dovuto affrontare le critiche di due grandi registi: Sidney Lumet e Milos Forman.
La critica di Sidney Lumet e il peso dei consigli
Sidney Lumet, noto per film iconici come “Quella sera dorata” e “Il giardino dei Finzi-Contini”, non ha risparmiato le sue critiche nei confronti della scelta di Al Pacino di recitare in “Scarface”. Durante una cena, Lumet espresse il suo disappunto per la decisione dell’attore, sottolineando quanto fosse assurdo, ai suoi occhi, abbandonare un’opera seria per un film considerato meno raffinato. “Al, come puoi accettare di andare lì e fare quella mera?”* furono le parole che Lumet usò per comunicare il suo malcontento. Questa reazione mette in luce non solo il disprezzo di alcuni registi verso un certo tipo di cinema, ma anche l’importanza delle relazioni di mentorship nel mondo del cinema. Lumet, pur avendo una carriera di successi alle spalle, non si mostrò conciliante, evidenziando il conflitto spesso presente tra arte e commercio.
Nonostante il parere del regista, Al Pacino scelse di proseguire nel progetto di Brian De Palma. La sua determinazione suggerisce un forte desiderio di esplorare ruoli e storie che potessero portare nuove sfide professionali, ma non senza il peso delle aspettative e delle critiche. Pertanto, la scelta di Pacino di ascoltare il proprio istinto piuttosto che i consigli dei veterani del settore si rivelò fondamentale nel suo percorso artistico.
Milos Forman e il disappunto della grandezza
Dall’altro lato, Milos Forman, un altro dei maestri del cinema, non si mostrò più clemente. Anche lui, durante una conversazione con Pacino, mise in discussione il suo decisione di interpretare il ruolo di Tony Montana. Come riferito da Pacino, Forman lo affrontò dicendo: “Come puoi fare questa mera di Scarface? Fai Quel Pomeriggio di un Giorno da Cani e poi fai questo Scarface?”* Questo scambio mette in luce la realtà del mondo del cinema negli anni ’80, in cui la paura di compromettere la propria carriera o il proprio lavoro artistico era comune, specialmente per attori di fama come Pacino.
La reazione di Forman dimostra un certo attaccamento alla concezione di un cinema di alta qualità, che potesse essere considerato “elevato”. Tuttavia, il successo e il riconoscimento di “Scarface” nel tempo hanno messo in evidenza l’importanza di valorizzare anche opere che, inizialmente, potevano sembrare superficiali o commerciali. La carriera di Pacino si evolse in un contesto che permetteva una maggiore sperimentazione artistica, ponendo in discussione cosa volesse dire recitare nel cinema.
La scelta consapevole di Al Pacino
A dispetto delle critiche di entrambi i registi, Al Pacino ha sempre avuto una visione chiara della sua carriera. La sua determinazione nel voler interpretare Tony Montana non solo dimostra un forte senso della propria identità come attore, ma anche la volontà di sfidare le norme e le aspettative di un’industria cinematografica in evoluzione. Questa decisione si è rivelata vincente, poiché “Scarface” è diventato un cult, influenzando profondamente la cultura pop e ispirando generazioni future di cineasti e attori.
Pacino ha anche recentemente condiviso che ha rischiato la vita a causa del COVID-19, sottolineando la fragilità della vita e la passione persistente per il cinema. L’autenticità del suo approccio artistico riflette non solo la sua crescita personale, ma anche la capacità di affrontare il cambiamento e l’incertezza in un mondo in continua evoluzione. Così, la storia di Pacino e “Scarface” rimane un chiaro esempio di come le scelte artisticamente audaci possano portare a risultati straordinari, nonostante il dissenso iniziale.