Un viaggio tra le strade del Pigneto, cuore pulsante di Roma, diventa la cornice per la storia di due giovani protagoniste, Bianca e Angelica, nel film “L’albero“. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, il lungometraggio firmato dalla regista Sara Petraglia affronta tematiche profonde come solitudine, dipendenza e relazioni interpersonali, rendendo onore a un’epoca e a una generazione che vive intensamente le proprie emozioni e i propri conflitti.
Le protagoniste del film e i loro legami
Bianca, interpretata da Tecla Insolia, è una giovane ventitreenne che si muove tra gli impegni universitari e un mondo interiore ricco di contraddizioni. La sua coinquilina Angelica, incarnata da Carlotta Gamba, rappresenta un legame complesso, dove amicizia e dipendenza si intrecciano in un’esperienza di vita condivisa. In questo scenario, il film non si limita a presentare due ragazze normali, ma diventa un ritratto di un’epoca caratterizzata da conflitti emotivi e relazioni in cerca di un equilibrio.
Sara Petraglia, regista e sceneggiatrice del film, ha voluto restituire la dimensione di questa realtà, non celando le difficoltà né i desideri di queste giovani donne. “Un film che parte da un sentimento di nostalgia”, dichiara, enfatizzando il tentativo di elaborare una visione condivisa rispetto a esperienze vissute. La cinematografia di “L’albero” non è solo un viaggio nei sentimenti delle protagoniste, ma rappresenta anche un tassello della vita di molti giovani, chiamati a confrontarsi con il passato e le sue inevitabili ombre.
La ricerca del pino simbolico
In “L’albero“, il pino che si affaccia sulla finestra della casa di Bianca e Angelica emerge come un simbolo centrale. Sara Petraglia racconta del lungo processo di scouting per trovare il luogo ideale, un’impresa non semplice: “Abbiamo cercato a lungo la casa che potesse offrire la vista giusta su questo albero. Quando finalmente abbiamo trovato quella sul Casilina, è stata una vera e propria realizzazione di un sogno.”
Questo dettaglio non è solo estetico, ma incarna il desiderio di qualcosa di autentico e duraturo in un contesto di fragilità. Il film si colloca in una Roma dei primi anni 2010, e mentre non è raccontato come un’opera generazionale, riesce a catturare la fotografia di un momento carico di significato per i suoi personaggi. La ricerca di un’identità, la lotta contro le proprie paure e le speranze disilluse diventano i fili conduttori della narrazione.
I temi di solitudine e dipendenza affettiva
Un aspetto centrale di “L’albero” è la narrazione della solitudine, che viene rappresentata in modo tangibile attraverso le vite di Bianca e Angelica. La dipendenza, in questo caso, non è solo quella da sostanze, ma un legame emotivo profondo, quasi necessario. Tecla Insolia riflette sulla complessità del suo personaggio, evidenziando come Bianca non idealizzi il suo rapporto con Angelica. Al contrario, è consapevole delle fragilità del loro legame e della fugacità della loro esistenza insieme.
La resilienza di queste giovani donne è messa alla prova, mentre le loro scelte le portano verso una consapevolezza dolorosa ma liberatoria. “Quando si vive una dipendenza affettiva, si è spesso intrappolati in una realtà che sembra fissa”, afferma Tecla. “Tuttavia, questo film non pretende di impartire lezioni morali, ma di restituire una storia di due persone che si amano e che, in fondo, desiderano la possibilità di costruire qualcosa di duraturo.”
Carlotta Gamba, parlando del suo approccio al ruolo, sottolinea come l’interpretazione di Angelica richieda una profonda immersione nel personaggio, superando il contesto storico. “La magia del cinema è nell’abilità di intrecciare le storie, per far sì che tutto appaia coeso e organico.” L’analisi dei personaggi, pertanto, si concentra sul presente, sul vissuto e sulle scelte quotidiane che definiscono le loro vite.
Un’interpretazione innovativa del legame umano
“L’albero” non si limita a esplorare le esperienze individuali delle sue protagoniste, ma rappresenta anche una riflessione più ampia sulle relazioni umane nella società contemporanea. La regista e le protagoniste sono concordi nel ritenere che ogni scelta, sia essa consapevole o frutto di circostanze, porta a un’esperienza condivisa che valica il confine della finzione. “Raccontiamo il nostro tempo, in un contesto che può sembrare lontano, ma è incredibilmente vicino a reali esperienze di vita”, afferma Sara Petraglia.
Il film invita gli spettatori a interrogarsi sulle dinamiche relazionali che caratterizzano le vite delle nuove generazioni, evidenziando l’urgenza di affrontare le proprie emozioni e vulnerabilità, senza ricorrere a facili soluzioni o a morali preconfezionate. La storia di Bianca e Angelica è, in definitiva, un invito a esplorare l’amore nelle sue molteplici forme, con tutte le conseguenze che ne derivano.