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Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman presentano “Vittoria”: un film tra realtà e finzione

In un contesto cinematografico dove la verità si intreccia con la narrazione creativa, Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman tornano a Torre Annunziata con la loro ultima opera, “Vittoria”. Dopo il successo dei film precedenti, “Butterfly” e “Californie”, questa nuova pellicola porta alla luce una storia autentica di adozione attraverso il racconto della vita di Jasmine, una madre del posto. Esplorando le sfide e le emozioni coinvolte nel processo adottivo, i registi puntano a stimolare l’interesse del pubblico su tematiche sociali importanti.

Il nuovo film “Vittoria”: trama e ispirazione

“Vittoria”, il terzo lavoro della coppia cinematografica, si presenta come un ibrido tra fiction e documentario, pretendendo di mantenere un alto grado di autenticità. Il film narra la storia di una bambina bielorussa, Vittoria, adottata da una famiglia di Torre Annunziata, creando un legame emotivo con il pubblico. Alessandro Cassigoli sottolinea che il fulcro del film è rappresentato dalla vera esperienza di Jasmine, una parrucchiera e madre di tre figli: “Marilena, che interpreta Jasmine, ha condiviso con noi alcuni dettagli della sua adozione. Questo ha acceso in noi la voglia di raccontare una storia tanto intensa,” afferma Cassigoli.

Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman presentano “Vittoria”: un film tra realtà e finzione

La realizzazione di “Vittoria” è stata preceduta da numerosi incontri con i protagonisti reali della vicenda. Entrambi i registi hanno sottolineato l’importanza della narrazione vera e il loro approccio ha sempre cercato di presentare una storia che fosse il più possibile fedele alla realtà, pur inserendo elementi di finzione. Casey Kauffman chiarisce: “Quello che vedete sullo schermo è reale all’80%; abbiamo rielaborato alcuni dettagli per adattarli al formato cinematografico. Sebbene non sia un documentario, il rispetto per la verità rimane al centro del nostro lavoro.”

La direzione di attori non professionisti

Uno degli aspetti distintivi del lavoro di Cassigoli e Kauffman è l’uso di attori non professionisti, ciò che consente alla narrazione di mantenere un forte accento sulla verità umana. Secondo Kauffman, il maggior pregio di lavorare con persone comuni è la loro autenticità: “Troviamo sempre storie forti e personaggi interessanti tra la gente comune. Molto tempo viene dedicato alla preparazione prima di assumere il set, in modo da conoscere a fondo i protagonisti.”

Il processo creativo prevede una continua evoluzione del copione: “Non ci limitiamo a scrivere una sceneggiatura e basta. È un’entità vivente che si modifica nel tempo anche grazie ai contributi dei nostri protagonisti.” In questo modo, Kauffman e Cassigoli riescono a garantire che le emozioni espresse sullo schermo siano reali e sincere, piuttosto che costruite a tavolino.

Tematiche sull’adozione e il dibattito sociale

La decisione di affrontare il tema dell’adozione nel film “Vittoria” non è stata casuale. I registi hanno l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sulle difficoltà reali che le famiglie affrontano nel processo adottivo. Cassigoli rivela: “La nostra intenzione non era quella di creare un film di denuncia, ma abbiamo scoperto, parlando con Marilena, la complessità e i costi del sistema.”

In effetti, numerosi dettagli sulla burocrazia e i lunghi tempi di attesa per le adozioni erano inizialmente inclusi nella sceneggiatura, ma sono stati poi rimossi per favorire una narrazione più fluida. Tuttavia, attendono che il film possa stimolare una riflessione pubblica sulla questione, offrendo uno spaccato significativo della vita di Marilena e della sua famiglia.

La sinergia sul set e i progetti futuri

L’alchimia tra Cassigoli e Kauffman si manifesta chiaramente nel loro metodo di lavoro sul set. Entrambi i registi si occupano di seguire il progetto in ogni fase, dalla scrittura alla post-produzione. “Alessandro si dedica al montaggio, e questo ci permette di accelerare il processo e mantenere vivo il fulcro del racconto,” spiega Kauffman.

Il duo ha una visione comune e si sostiene a vicenda anche nei momenti difficili: “Nel nostro modo di fare cinema, i budget sono ristretti. Ma la condivisione delle responsabilità ci consente di affrontare le sfide emotive e logistiche che emergono durante le riprese.” Con “Vittoria” che ha appena fatto il suo debutto al Festival di Venezia 2024, i registi sono già proiettati verso il loro prossimo progetto, che li porterà lontano da Torre Annunziata, pur mantenendo un legame con la loro terra d’origine.

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