Remake mal riuscito dell’affascinante storia di un Casanova contemporaneo
Regia: Charles Shyer – Cast: Jude Law, Marisa Tomei, Omar Epps, Nia Long, Jane Krakowski, Sienna Miller, Susan Sarandon, Renée Taylor, Jeff Harding, Kevin Rahm, Max Morris, Gedde Watanabe, Jo Yang, Tara Summers, Sam Vincenti, Katherine La Nasa, Claudette Mink – Genere: Commedia, colore, 103 minuti – Produzione: Gran Bretagna, USA 2004.
Nella New York dei giorni nostri un “Don Giovanni” trentenne, se ne va in giro per la città spezzando i cuori di bellissime donne indifese. Il povero malcapitato si chiama Alfred, o meglio Alfie. Biondo, occhi azzurri, irresistibilmente fascinoso e con una gran voglia di emanciparsi, tra una corsa in limo, come autista, e una scorrazzata in vespa, come proprietario, Alfie incontra, ed approfondisce la conoscenza, di splendide veneri ognuna unica nel suo genere, a cui regala attimi di piacere con data di scadenza. Poco incline agli impegni e alle convenzionali tradizioni familiari, gira come una trottola per la città alla ricerca di qualcosa che neanche lui sa cos’è. E quando la trova, lo fa con la persona sbagliata.
Il film, diretto da Charles Shyer, è un remake del 1966 grazie al quale Michael Caine, che ne era giovane e spregiudicato protagonista, fu consacrato a livello mondiale per la sua interpretazione e il modo in cui rappresentò la sessualità. La stessa sorte però, non è capitata al bel Jude Law, divo già famoso, che presta il volto a questa pellicola per rappresentare un dandy fuori tempo in una città che, dovrebbe rappresentare New York, ma che in realtà sembra più un richiamo ad una moderna Londra anni ’60.
Dai toni troppo accesi e superficiali, rende l’atmosfera carica di irrealtà, lasciandosi andare ad alcuni clichè da commedia romanzata. Sebbene la prova attoriale dell’anti-divo inglese sia buona, questo presente fittizio ci rimanda ad un passato che amiamo, ma che purtroppo, o per fortuna, non ci appartiene. A fare da sottofondo alla fotografia e alle inquadrature strette puntate su Alfred, scorrono lente, dolci e al tempo stesso ritmate, le inconfondibili note dei Rolling Stone, vincitori del Golden Globe per la miglior canzone “Old Habits Die Hard”. Per rincarare la dose di un film dai toni british che è finito a passare da yankee.
Sonia Serafini