Dal teatro al grande schermo, “Alta infedeltà” è una commedia dal sapore retrò leggera ed allegra sul tema del tradimento
Regia: Claudio Insegno – Cast: Pino Insegno, Claudio Insegno, Biagio Izzo, Justine Mattera, Marta Altinier – Genere: Commedia, colore 100 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Distribuzione: Mediaplex Italia – Data di uscita: 26 febbraio 2010.
“Alta infedeltà” è la trasposizione cinematografica di uno spettacolo teatrale di successo, “Un marito per due”, che ha debuttato in palcoscenico qualche anno fa ed è ancora in cartellone. La piecé è frutto del lavoro di Claudio Insegno che ha anche adattato, assieme al fratello Pino, il testo teatrale in sceneggiatura cinematografica, ne ha curato la regia ed è uno dei protagonisti. Ne passaggio da una forma all’altra è cambiata soprattutto l’ambientazione: se a teatro le vicende ruotavano attorno ad una classica famiglia inglese, nel film il contesto è più moderno ed interessa una famiglia borghese, culturalmente e socialmente più vicina allo spettatore.
Il sogno del regista, di dimostrare che in un panorama cinematografico come quello italiano, (dove ormai da molti anni per far ridere bisogna scadere quasi sempre nel volgare) c’è ancora la possibilità di confezionare pellicole divertenti e fruibili dalle famiglie si è realizzato. Il film scorre con leggerezza e allegria nel raccontare l’effervescente giornata di Filippo (un simpatico Pino Insegno), che deve districarsi tra moglie e amante (quest’ultima interpretata da Justine Mattera, che mostra una particolare verve comica) con l’aiuto dell’amico Giorgio.
Il tema del tradimento non è originale, ma la simpatia degli attori, l’assenza di momenti morti e quel sapore retrò che si respira nel racconto rendono la visione piacevole. Le gag, i dialoghi, le riprese e anche le movenze dei protagonisti rimandano alle vecchie comiche e alle commedie farsesche di qualche decennio fa. Riportare in auge un filone cinematografico, quello della farsa, che ha donato al cinema nostrano film d’autore, come quelli di Luigi Magni o di Luciano Salce, non può che far bene ad un ambiente che si è oramai convinto che una pellicola per essere d’autore deve per forza essere tragica. L’assenza di trivialità e di facili battute a sfondo sessuale, val bene ricordare che le poche parolacce che si sentono durante il film sono pronunciate da una delle protagoniste particolarmente sboccata e per ciò contestata dagli altri, rafforza di contenuti una commedia leggera ma non insipida, che prende in giro la superficialità con cui molti, sia uomini che donne, si danno al tradimento. A tratti, soprattutto per il fatto che l’azione è spesso incentrata attorno ad un divano, si ha l’impressione di stare a teatro, ma questo non turba la visione anzi ne facilita il coinvolgimento.
Maria Grazia Bosu