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Amanda (2022)

Recensione

Amanda: il vuoto pneumatico degli ambienti benestanti

Amanda review

Amanda (Benedetta Porcaroli) a ventiquattro anni non si ricorda di aver mai avuto amici, né tantomeno amori. Non lavora, non studia e vive di niente in una famiglia abbastanza strana. Abita in un albergo e ha un pessimo rapporto con la sorella, ma ne adora la figlia.

Amanda (2022)

La Cavalli la presenta come una persona isolata, che va ai rave con la domestica. Tutto cambia quando la ragazza va a trovare Rebecca (Galatea Bellugi), la figlia di un’amica della madre che era la sua miglior amica da piccola. Lei sta anche peggio, se possibile, e vive chiusa nella sua camera dopo un passato di vittorie sportive da adolescente.

La storia di base di “Amanda” è tremendamente semplice. Tutto si gioca (o si dovrebbe giocare) sull’atmosfera che circonda le due ragazze. Si percepisce un vuoto pneumatico in un ambiente benestante in cui sembra assente l’empatia.

Amanda, un film sulla solitudine delle nuove generazioni

Nel girare a vuoto di Amanda, c’è qualcosa di morettiano, anche se al femminile, anche se la protagonista non ha sogni e neanche rabbia. La regista racconta con delicatezza una generazione perduta, tra rave semivuoti e case modernissime prive di anima.

Ci sono molti spunti in questo film, che però si perdono per strada. Rebecca è in fondo una “Hikikomori”, figura che inizia a essere frequente anche nel nostro paese. Il film di Della Cavalli potrebbe ricordare “Giulia” di Ciro de Caro ambientato durante il lockdown con una figura femminile che respinge ma che crea contemporaneamente empatia. Lo stesso si può dire di Amanda.

“Amanda” è un film che, tuttavia, difetta proprio nella regia, che è fredda come le due madri delle ragazze. L’idea c’è in questo lavoro sul disagio giovanile ma non va in profondità, lasciando lo spettatore senza emozioni. Da apprezzare al contrario la sottile ironia della narrazione e un ottimo impianto visivo creato dal team tecnico, che comprende il direttore della fotografia Lorenzo Levrini, il montatore Babak Jalali (“Frontier Blues”), lo scenografo Martino Bonanomi (“Baradar”) e la costumista Francesca Cibischino (“Il giorno più bello”).

Ivana Faranda

Trama

  • Regia: Carolina Cavalli
  • Cast: Benedetta Porcaroli, Galatéa Bellugi, Michele Bravi, Monica Nappo, Margherita Maccapani Missoni, Giovanna Mezzogiorno
  • Genere: Commedia
  • Durata: 94 minuti
  • Produzione: Italia, 2022
  • Distribuzione: I Wonder Pictures
  • Data di uscita: 13 ottobre 2022

Amanda film poster“Amanda” è un film diretto da Carolina Cavalli, presentato nella sezione Orizzonti extra al Festival di Venezia 2022.

Amanda: la trama del film

Amanda ha ventiquattro anni e non ha né amici né fidanzato. Quando si ricorda di Rebecca, sua amica d’infanzia, decide che deve diventare a tutti i costi la sua migliore amica.

Note di regia

Quando ho scritto “Amanda” non è che avessi delle intenzioni particolari, se non quelle di scrivere una bella storia, che è un po’ il tentativo che faccio sempre. Non è che avessi davvero un piano, avevo in testa un personaggio e penso che se tratti con rispetto i personaggi, lo stesso rispetto che hai per le persone in quanto persone, allora non ti devi più preoccupare davvero della storia. E poi non credo che il modo di raccontarla e di scriverla possa essere tanto diverso dal modo di chi la scrive: in questo senso è un sollievo non avere scelta, perché magari non è il modo migliore, ma alla fine è l’unico per sé. Per esempio, ho notato che il film anela spesso alle cose malinconiche, ironiche e sobrie; queste tre insieme, in effetti, sono caratteristiche che ammiro molto. E’ chiaro che l’immaginazione abbia dei limiti quando vuole essere rappresentata: la realtà, le proprie capacità. Però non ho mai assecondato questi problemi e ne sono felice. Non ho un grande rapporto con il tempo né con la geografia, infatti, anche se non è esplicito, pure tutti i personaggi in Amanda sono sempre in anticipo e non hanno senso dell’orientamento. Se posso scegliere, mi sento a mio agio a lavorare con la luce che non si sa bene a che ora sia, e con i non-luoghi. Come riferimento, per me ci sono paesaggi che assomigliano più di altri a paesaggi interiori, o almeno che io riconosco così e preferisco: la brughiera, i posti suburbani del Mid-West, come mi immagino le periferie di Tokyo, dalle foto che ho visto perché in realtà non ci sono mai stata, eccetera. Mi dispiacerebbe non poterli mettere insieme, uno accanto all’altro, solo per rispettare una geografia vera, che tanto non appartiene al mondo del film.

Trailer

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