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Antonello Venditti: la lotta contro la depressione e il ruolo fondamentale di Lucio Dalla

Antonello Venditti, l’icona della musica italiana, ha recentemente condiviso un’intensa riflessione sul suo passato in un’intervista con Mara Venier durante la trasmissione Domenica In. L’artista romano ha aperto il suo cuore, parlando apertamente di un periodo difficile della sua vita segnato dalla depressione e del prezioso supporto dell’amico e collega Lucio Dalla. Questo racconto non solo mette in luce la fragilità umana che si cela dietro il successo, ma anche il potere della musica e dell’amicizia nel superare i momenti bui.

La lotta interiore di Antonello Venditti

Nei suoi ricordi, Venditti fa riferimento agli Anni Ottanta, un periodo di grande successo professionale, ma al contempo afflitto da destini oscuri. Nonostante i traguardi artistici, il malessere lo opprimeva profondamente, facendogli perdere la luce e la gioia di vivere. “Dovevo andare via da Roma”, confessa, evidenziando come la depressione spesso porti alla solitudine e persino a pensieri suicidi. Questa esperienza, che può sembrare lontana dall’immagine brillante di un artista di successo, sottolinea la vulnerabilità insita in molti individui, anche in quelli che sembrano avere tutto.

Antonello Venditti: la lotta contro la depressione e il ruolo fondamentale di Lucio Dalla

Il suo incontro con Lucio Dalla, un altro gigante della musica italiana, ha rappresentato una svolta cruciale nel suo percorso. Dalla si è rivelato un punto di riferimento, un amico in grado di fiutare il momento di difficoltà dell’artista. “Mi portò a Carimate, a Milano. E lì mi ha curato”, ricorda Venditti, facendo riferimento a una fase di grande intensità creativa. La presenza di altri artisti, come De André e Pino Daniele, ha riempito quel vuoto, trasformando un ambiente di lavoro in un rifugio di supporto reciproco, dove la condivisione della passione per la musica ha alleviato il peso del dolore.

L’importanza della musica e del sostegno artistico

La musica, per Venditti, ha rappresentato non solo un mezzo di espressione, ma anche un antidoto contro la depressione. Durante le sessioni di registrazione, le serate passate a discutere con colleghi d’eccezione hanno contribuito a ricostruire un senso di appartenenza e di comunità. “A Carimate c’erano due studi… e alla sera, quando avevamo finito le nostre session, stavamo insieme e ci confrontavamo”, racconta. Questo tempo trascorso in compagnia di amici e colleghi ha offerto una nuova prospettiva sulla vita, riducendo la morsa dei pensieri negativi.

Venditti fa riferimento a un momento particolarmente critico: “L’idea malvagia di farla finita non mi era passata”. Riflessioni come queste illustrano l’oscurità profonda che spesso affligge le anime sensibili, eppure, con il supporto della musica e delle relazioni umane, è scaturita la possibilità di guarigione. “Sapevo guidare talmente bene che non mi è riuscito”, afferma, evidenziando come la vita, nonostante le istanze di autodistruzione, possa trovare strade alternative.

La rinascita al Circo Massimo

Uno dei momenti culminanti della carriera di Venditti è stato il concerto al Circo Massimo nel 1983, che segnò anche una rinascita personale. “Il mal di vivere mi è passato con l’amore ricevuto, percepito”, spiega, riferendosi all’energia collettiva del pubblico e all’affetto incondizionato dei fan. Quella serata rappresentò per lui un’esperienza catartica, foriera di nuove emozioni e sensazioni positive.

Il concerto, celebrato immediatamente dopo il primo scudetto della Roma, ha amalgamato la sua passione calcistica con la musica, contribuendo a creare un’atmosfera magica che ha segnato una discontinuità nel suo stato d’animo. “Non mi piacevo, non mi accettavo”, confessa Venditti, svelando così la lotta personale tra il desiderio di perfezione e la inevitabile fragilità umana.

Ogni nota suonata, ogni parola cantata nel corso di quella serata, ha contribuito a ricostruire uno spirito che sembrava smarrito. La affermazione che chi cerca la perfezione spesso si colloca su un terreno scivoloso è un messaggio potente, evocando una comprensione più profonda della vulnerabilità umana e della ricerca di equilibrio tra aspettative e realtà.

In questo modo, Antonello Venditti non solo condivide la sua storia, ma diventa un faro di speranza per molti, mostrando che dalla lotta può nascere una nuova vita, sostenuta da amicizia, passione e il potere incommensurabile della musica.

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