Recensione
Arthur Rambo – Il blogger maledetto: il razzismo in rete
Dopo aver raccontato la scuola nelle periferie parigine, Laurent Cantet affronta ancora una volta il tema dei migranti di seconda generazione in “Arthur Rambo – Il blogger maledetto”. Il film s’ispira in parte fedelmente allo scrittore, regista e blogger di successo Mehdi Meklat/aka Marcelin Deschamps, una star di Twitter omofoba, antisemita con simpatie filo islamiche. Questa sua seconda identità viene fuori dopo un’intervista nel 2017 alla rubrica televisiva “Le Grand Libraire” sull’emittente France Inter.
Il regista parte proprio da questo momento per presentare il giovane Karim D. (Rabah Naït Oufell) al suo top. Eppure, lui è nervoso e non sembra a suo agio davanti alla camera. Si continua con il party in suo onore, tra selfie con ragazze e un’atmosfera posticcia di allegria. E già, perché la tragedia incombe e la macchina infernale degli haters sui social è partita. In poco più di due giorni, la sua vita brillante crolla come un castello di carte.
Il suo passato da provocatore gli si ritorce contro e si ritrova abbandonato da tutti. In “Arthur Rambo – Il blogger maledetto” ci sono, anche se nascosti, tutti i veri amici e affini di Mendhi, in primis Badroudine Saïd Abdallah suo socio del duo “Des Kids” fondato nel 2007. La stella emergente, nota ai media, per il suo impegno sociale nelle banlieue ci torna, forse perché dell’élite francese non ne ha mai fatto parte.
Un lavoro sullo strapotere dei social media
Si parla di social media, follower, hashtag etc ma anche dei fantasmi del dopo Bataclan, un evento che ha traumatizzato i francesi. Karim D. in questo film appare immediatamente come un pezzetto di un ingranaggio. Ci si chiede alla fine della storia chi sia veramente. É il giovane intellettuale che è uscito dalle banlieue o veramente è l’uomo orribile che scrive quei tweet? Il regista, come di consueto, non lo giudica ma lo segue nel suo viaggio verso la notte. In realtà, è il ragazzo che va via il vero Karim, non quello dell’inizio del film che è solo un prodotto dei media, che come l’hanno costruito lo possono distruggere.
“Arthur Rambo – Il blogger maledetto” è un film complesso che racconta il presente in modo eccellente. Ottima l’interpretazione di Rabah Naït Oufell, scoperto giovanissimo dal regista e già da lui diretto nel 2008 ne “La classe”. Una carriera in ascesa la sua, che vede tra le altre cose una parte importante in “Nocturama” di Bonnello.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Laurent Cantet
- Cast: Rabah Naït Oufella, Bilel Chegrani, Antoine Reinartz, Sofian Khammes, Sarah Henochsberg, Malika Zerrouki, Anne Alvaro, Zineb Triki, Anaël Snoek, Leila Fournier, Maurin Olles, Chouaib Arif, Prune Ventura, Soumaye Bocoum
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 87 minuti
- Produzione: Francia, 2021
- Distribuzione: Kitchen Film
- Data di uscita: 28 aprile 2022
“Arthur Rambo – Il blogger maledetto” è l’ottavo film di Laurent Cantet, già Palma d’Oro nel 2008 con “La classe”. La pellicola fa parte del programma della XII edizione del Rendez-Vous Festival del Nuovo Cinema Francese.
Arthur Rambo: la trama
Karim D. (Rabah Naït Oufella) è un giovane scrittore emergente. La sua brillante carriera è bloccata bruscamente dopo la scoperta di una serie di tweet razzisti, omofobi e antisemiti fatti da lui stesso con lo pseudonimo di Arthur Rambo. Il suo libro “Débarquement”, basato sulla vita di sua madre, viene ritirato dalle librerie e lui si ritrova solo e abbandonato da tutti.
Note del regista
“Arthur Rambo” è ispirato ai veri fatti del blogger Mehdi Meklat, una star in caduta libera dopo la scoperta dei suoi tweet. Questo il commento del regista: “Ha scelto questo pseudonimo che per me è già il ritratto del personaggio. Esprime le sue ambizioni letterarie, con il richiamo ad Arthur Rimbaud. E poi c’è Rambo, che esprime la rabbia, la violenza. È davvero un mix di queste due personalità. Questi giovani si portano dietro uno status di disertore sociale che è spesso molto fragile. Hanno lottato per affermarsi. Karim, il protagonista del film, lo ha fatto per diventare scrittore. Ma allo stesso tempo sa molto bene di non appartenere a questo nuovo mondo che è felice di accoglierlo”.