Baby – Stagione 3: segreti rivelati per l’ultimo capitolo della serie Netflix
La serie sulle Baby squillo dei Parioli giunge alla sua conclusione, tra il dramma da elaborare e superare e la verità che viene svelata. La terza stagione si fa così portavoce di un esplicito messaggio morale che non era mai stato chiarito nei capitoli precedenti.
La verità su Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani) viene più volte messa a dura prova, insieme ai confronti con Damiano (Riccardo Mandolini) e la madre di Ludovica, Simonetta (Isabella Ferrari), che tra rabbia e comprensione, non cambiano la situazione.
Brando (Mirko Trovato) medita intanto la sua vendetta contro il padre, cercando di accettare la propria omosessualità, Vanessa (Beatrice Bartoni) deve confrontarsi con Niccolò (Lorenzo Zurzolo) sulla sua finta gravidanza e la polizia inizia finalmente a indagare sul giro di prostituzione minorile.
Mentre Fiore (Giuseppe Maggio) tenta di riguadagnarsi l’amore e la fiducia di Ludovica, continuando comunque a sfruttare le due ragazze, professori e genitori si assumono finalmente le loro responsabilità. Per Chiara e Ludovica non c’è solo la difficoltà di un segreto scoperto con cui confrontarsi, ma anche l’uscita da un mondo e da un periodo che le ha segnate per sempre, unendole, facendole soffrire e dando loro l’illusione di essere nella dimensione che cercavano.
Una serie che cresce leggermente ogni anno
Come la seconda stagione superava la prima, anche la terza parte di “Baby” ha un’evidente marcia in più rispetto al secondo capitolo, ma il livello rimane, comunque, davvero basso, tra new entry come Aurora (Anna Lou Castoldi) che non hanno alcuna valenza narrativa, e situazioni drammatiche di contorno che si risolvono in maniera improvvisa e frettolosa. Chiara e Ludovica sono irrimediabilmente cresciute e cambiate, ancora legate a un mondo che invece di renderle padrone della propria vita, come speravano, le ha rese ancora più schiave di un sistema che le sfrutta.
Sempre più interessante il personaggio di Chiara, interpretato da un’ottima Benedetta Porcaroli, che si sente davvero parte di quel mondo che crede essere l’unica via di scampo da una vita che la soffoca. La sua recitazione, come quella di attori come Alice Pagani, Lorenzo Zurzolo, Mirko Trovato e molti altri, sono le migliori performance dell’intero arco delle tre stagioni, prova di una crescita sia dei personaggi che dei giovani interpreti.
Tra cronaca e finzione viene raccontata la realtà
La storia delle Baby squillo dei Parioli viene finalmente fedelmente raccontata come è stata conosciuta sui giornali nel 2013, parlando marginalmente anche dell’attenzione dei media, che scrivevano la propria versione, spesso distorta. Il messaggio finale suggerisce come questa vita segreta delle ragazze, nonostante l’alta estrazione sociale e le possibilità economiche che non mancavano, sia stata divisa tra scelta consapevole e impossibilità di capire a cosa tutto quello le avrebbe portate.
L’incertezza, l’ingenuità, il senso di prigionia e solitudine proprio degli adolescenti ha spinto Ludovica e Chiara a vedere in qualcosa di illegale, proibito e segreto, l’unico modo per essere protagoniste della propria esistenza, per decidere loro, senza dover dare conto a famiglie e amici. Aumentando in realtà la loro sensazione di invisibilità e rafforzando il loro rapporto. Un’amicizia che va oltre ciò che hanno passato e che, anche a distanza, le farà sentire sempre vicine.
Resta l’atmosfera di lusso e glamour che va dai locali frequentati dalle due ragazze ai loro vestiti firmati e che rendono ancora più inquietante il loro sentirsi donne in quel mondo di abuso e spesso sottomissione. Tra una migliore recitazione, una fotografia e una colonna sonora che, tra passato e presente, rappresenta l’estraniamento giovanile e la morsa di un momento indelebile nella loro vita, ciò che rende “Baby” un prodotto mediocre è la sceneggiatura. Dialoghi piatti, fin troppo brevi, ogni tanto arricchiti con un gergo giovanile che risulta fuori luogo e che rende molte scene inverosimili.
Baby – Stagione 3: tono e stile inconfondibili
Tra le luci argentate delle discoteche, il velluto rosso di sedie e tavolini e abiti glietterati, la terza stagione di “Baby” risulta più profonda della altre, più matura e consapevole, ma ancora disattenta e distratta nella costruzione di una trama che spiega e racconta senza mai raggiungere l’apice. Le possibilità di rappresentare il dramma, la paura, il coraggio, la rinascita, il dubbio e la comprensione non mancavano, ma questi vengono mostrati solo in alcuni momenti, come quando le due ragazze tornano nel luogo dove tutto è iniziato: la scena più forte di tutti e tre i capitoli della serie.
Lasciando da parte, inframezzati alla storia, i personaggi secondari, come la storia tre Fabio e Brando, quella tra Niccolò e Vanessa, il difficile ruolo del preside e il dualismo del personaggio di Fiore, “Baby” chiude il cerchio e conclude il suo corso. Un ultimo capito dal quale, considerando la serie, non ci si poteva aspettare di meglio, ma che cerca, almeno, di far riflettere giovani e adulti, sul ruolo di entrambi, sull’importanza del dialogo e del perdono.
Giorgia Terranova