“Babylon” è un film brillante e coinvolgente sul meta cinema e sulla nascita del grande cinema americano già celebrato in film culto come “Viale del tramonto” di Billy Wilder con Gloria Swanson e molto più recentemente da Quentin Tarantino in “C’era una volta a … Hollywood”. Un racconto accompagnato da musica jazz nera e una serie di eccessi epici entrati nella storia del cinema.
Babylon – tutte le informazioni
Trama
Siamo alla fine degli anni 20′ a Los Angeles. Mentre le star passano da un party folle all’altro tutto sta cambiando con il passaggio dal muto al sonoro. Con l’arrivo di nuovi talenti sarà la fine di un’epoca all’insegna della libertà e della trasgressione. Su questo scenario si raccontano le vite di quattro personaggi: la giovane ed esuberante Nellie LaRoy (Margot Robbie) attrice in ascesa, Jack Conrad (Brad Pitt) star in caduta libera e alcolista, l’ispanico Manny Torres (Diego Calva) un trovarobe che diventerà produttore e infine Sidney Palmer (Jovan Adepo) jazzista nero che verrà scoperto dal cinema. Con loro la columnist specializzata in gossip Elinor St. John (Jean Smart), la cantante di origine cinese Fay Zhu (Li Jun Li) e infine il produttore Irving Thalberg (Max Minghella).
Crediti
- Regia: Damien Chazelle;
- Cast: Margot Robbie, Brad Pitt, Tobey Maguire, Diego Calva, Phoebe Tonkin, Olivia Wilde, Samara Weaving, Max Minghella;
- Genere: Drammatico;
- Durata: 189 minuti;
- Casa di produzione: Paramount Pictures;
- Distribuzione: Eagle Pictures;
- Data di uscita: 19 gennaio 2023
Recensione
Il regista franco/canadese naturalizzato americano Damien Chaselle mette in scena la nascita del cinema sonoro agli esordi degli anni ’30. Infatti, il 28 agosto 1926 la Warner Bros presenta al pubblico in sala il primo lungometraggio sonoro grazie all’uso del Vitaphone. Ne sono protagonisti l’attrice esordiente Nellie LaRoy (Margot Robbie) e Jack Conrad (Brad Pitt) attore di successo del muto, e infine Diego Calva (Manny Torres) giovane latino innamorato della settima arte.
La struttura narrativa parte dal prologo all’insegna dell’eccesso, con un party grottesco che sa di baccanale dove fa il suo ingresso, un elefante. Quello che segue è l’ascesa vertiginosa dell’esuberante Nellie e di Manny che faranno il loro ingresso nel magico mondo del cinema. La regia va avanti per eccesso usando un montaggio veloce e un uso massiccio di musica di sottofondo come le vite dei suoi interpreti.
Ci sono molti spunti in ”Babylon” che racconta come la libertà degli esordi del cinema americano sia destinata a soccombere con l’avvento del sonoro e l’arrivo del codice Hays emanato nel 1930 e diventato operativo nel 1933. Quest’ultimo disciplinava i contenuti delle pellicole in base a criteri etici dando direttive agli autori in fase di scrittura della sceneggiatura. Dopo di allora come disse lo scrittore specializzato in cinema Robert Sklar nella sua opera “Movie Made America”: “Talking
audience for silent pictures became a silent audience for talking pictures”.
La prima parte di “Babylon” è pura anarchia e libertà come la personalità prorompente di Nellie, una
ragazza del popolo molto espressiva ma senza alcuna conoscenza di dizione. Allo stesso modo appare Jack Conrad, una star schiava dell’alcool e dell’amore per le belle donne che sposa continuamente.È diverso il profilo psicologico di Manny, il personaggio più a fuoco dei tre. Ci sono molte citazioni in quest’opera che puro meta cinema ed entra nel vivo dei meccanismi produttivi dalla produzione ai set. La chiave di lettura di Chaselle è quella brillante per lo più. Solo verso il finale i toni diventano amari e mostrano le insidie dello star system destinato a creare e a distruggere i suoi idoli.
Il regista ha preso spunto da due attori veramente esistiti da Clara Bow aka Nellie Laroy che ispirò il
personaggio di Betty Boop a John Gilbert aka Jack Conrad divo del muto che ebbe una relazione con la
divina Greta Garbo e Marlene Dietrich. C’è tanta roba in “Babylon”, compreso il tema del razzismo solo sfiorato dal personaggio del jazzista Sidney Palmer (Jovan Adepo). In realtà Chaselle ha girato un’opera elefantiaca e iperrealista che funziona a tratti, ma manca di una visione complessiva. Non aiuta, neanche a dirlo, la durata eccessiva (più di tre ore) e i tanti personaggi minori che recitano molto sopra le righe e appesantiscono il racconto come il gangster folle con il viso coperto di bianco come “l’uomo misterioso “ di “Strade perdute” di Lynch.
Ottimi e a fuoco i tre protagonisti: una Margot ingrassata ad arte e volgare per copione, un Brad misurato e perfetto. Tuttavia, quello che meriterebbe una nomination ai futuri Oscar è Diego Calva che brilla per il rigore della sua interpretazione e per la scrittura del personaggio.