Biopic? Si, dall’inglese biographic picture, ovvero film biografico dove si raccontano le vicende di un personaggio realmente esistito. Con l’invasione delle pellicole basate su fatti realmente avvenuti sembra che dalle menti degli autori delle grandi major americane, non fuoriesca più un’idea originale.
Forse non ce siamo neanche accorti più di tanto ma ultimamente il biopic è quasi l’unica strada battuta dagli sceneggiatori americani
È un flusso inarrestabile: storie vere di attori, politici, impresari e politici in cui spesso la narrazione soffre molto dell’attaccamento ai fatti finendo per penalizzare il pathos dell’opera, restituendoci alla fine, un film con poca anima.
Mentre il resto del pianeta dedito alla settima arte continua a sfornare plot originali, il mondo stars & stripes si è infilato in un preoccupante ristagno creativo che non può essere più classificato come momentaneo perché la situazione si protrae da più di qualche anno.
Genius: il biopic privo di fantasia
Al di là della riuscita finale, “Genius” si incardina perfettamente in questo andazzo in cui la fantasia è latitante. Ci sono tutti gli ingredienti tipici: la vita e le opere di uno scrittore statunitense, Thomas Wolfe, narrate da un regista alla sua prima opera cinematografica e da un cast stellare composto da Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman.
Oltretutto Genius è appesantito anche da un fardello molto ingombrante: il genio del titolo dov’è? Nel film non c’è: le peculiarità artistiche di Wolfe (a parte la sua debordante grafomania) non vengono esplicitate ma solo accennate e tanto meno si registra, nella narrazione, un piccolo guizzo d’ingegno che possa distinguere la pellicola dal filone dei biopic senz’anima.
Neruda: quando il biopic ha un’anima
Per intenderci facciamo un esempio: il talentuoso regista cileno Pablo Larrain, con “Neruda” (film basato sulla vita del noto poeta e politico) ha provato, con successo, a rielaborare questa moda inserendo degli elementi onirici che hanno reso il suo film originale pur rimanendo ancorato al genere.
Non si può certo affermare che “Genius” denoti una pessima messa in scena, tutt’altro: ottimi i costumi, convincenti le ambientazioni anni ‘30, curata la fotografia e di prim’ordine le interpretazioni. Ed è proprio tale dovizia di elementi positivi che lascia attoniti. Perché convogliare tanto fasto artistico nell’ennesimo film biografico?
Biopic: storie reali per non osare
Stai a vedere che nel nostro piccolo abbiamo contagiato le grandi produzioni statunitensi con l’italica mancanza di coraggio che si manifesta ogni qualvolta si è al cospetto di soggetti originali. Da noi il segreto del successo, secondo la grande distribuzione, risiede nella commedia (becera talvolta), negli States si saranno assuefatti, invece, all’idea che far apparire la scritta “tratto da una storia vera” fornisca più garanzie al botteghino? Non sappiamo bene cosa rispondere e più di un dubbio ci assale: sarà poi vero che, qualsiasi prodotto con il prefisso bio, sia sempre sinonimo di qualità?
Riccardo Muzi
09/11/2016