La settima stagione di Black Mirror ha debuttato con un episodio che ha già suscitato ampie discussioni tra gli appassionati della serie. Intitolato “Gente Comune“, il primo episodio presenta una narrazione che esplora temi di disperazione, capitalismo e relazioni umane, culminando in un finale che ha lasciato gli spettatori con molte domande. L’ideatore Charlie Brooker ha rivelato i motivi dietro le sue scelte narrative, offrendo spunti di riflessione sul significato profondo di questa storia.
Gente comune: una coppia alle prese con la realtà distopica
Nel primo episodio della settima stagione, Charlie Brooker ci presenta Amanda e Mike, interpretati rispettivamente da Rashida Jones e Chris O’Dowd. La loro vita, apparentemente tranquilla, viene stravolta da una diagnosi devastante: Amanda scopre di avere un tumore cerebrale. Questa notizia segna l’inizio di una spirale discendente, in cui la coppia si trova costretta a confrontarsi con un sistema sanitario e commerciale che sembra più interessato al profitto che al benessere dei pazienti.
Per affrontare la malattia, Mike si rivolge a Rivermind, un’azienda che offre una soluzione controversa: un impianto sintetico che sostituisce parte del cervello di Amanda, collegandosi a una copia digitale della sua mente. Tuttavia, il costo di questo trattamento è inquietante. La vita di Amanda diventa legata a un abbonamento mensile, che inizia a 300 dollari e aumenta progressivamente, creando una pressione insostenibile sulla coppia. Brooker ha spiegato che l’idea di un servizio in abbonamento per la vita è nata inizialmente come un concetto ironico, ma si è rapidamente trasformata in una riflessione più oscura sulla società contemporanea.
Con l’aumentare dei costi e delle pressioni, Amanda inizia a perdere la sua identità, trasformandosi in una sorta di pubblicità ambulante. Brooker ha rivelato che l’ispirazione per questa evoluzione è venuta dall’osservazione di come i podcast moderni interrompono il flusso narrativo per inserire messaggi pubblicitari. Questo aspetto solleva interrogativi su quanto la pubblicità e il consumismo possano invadere la vita quotidiana delle persone, riducendole a meri strumenti di profitto.
Il gesto estremo: una richiesta di pietà
La tensione narrativa culmina in una delle scene più strazianti della serie, quando Amanda, ormai priva di dignità, chiede a Mike di porre fine alla sua sofferenza. La richiesta è carica di significato: vuole che il gesto avvenga mentre lei è inconsapevole, durante una delle sue performance pubblicitarie. Brooker ha sottolineato che questa scelta riflette perfettamente il tono di Black Mirror, evidenziando la disumanizzazione che può derivare dall’iper-commercializzazione della vita.
Il momento in cui Mike esegue la richiesta è carico di ambiguità. La soffocazione di Amanda avviene mentre lei continua a promuovere un prodotto, un atto che può essere interpretato sia come un gesto d’amore che come un atto disperato. Questo contrasto mette in luce le complessità delle relazioni umane in un contesto così distorto, dove la pietà e l’amore si intrecciano con la disperazione e la perdita di controllo.
Un finale inquietante: interpretazioni multiple
La scena finale dell’episodio lascia gli spettatori in uno stato di incertezza. Mike si dirige verso la sua stanza, dove registrava i suoi video per DumDummies, portando con sé un taglierino. Prima di chiudere la porta, guarda in camera, un gesto che può essere interpretato in vari modi. Brooker ha spiegato che questo momento rappresenta una “strategia d’uscita”, ma non rivela se Mike intenda porre fine alla sua vita o se stia semplicemente cercando di affrontare i suoi debiti.
Questa ambiguità è una caratteristica distintiva di Black Mirror, invitando il pubblico a riflettere su questioni più ampie. La tecnologia, in questo contesto, non è il vero mostro; piuttosto, è il sistema che la sfrutta e la manipola. La serie continua a sfidare le convenzioni, lasciando gli spettatori con interrogativi profondi sulla natura della vita, dell’amore e della società contemporanea.
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