Recensione
No Time To Die: il saluto di Daniel Craig
Giunge al venticinquesimo capitolo la saga cinematografica incentrata sulle imprese dell’agente segreto più famoso del mondo. “No Time to Die” arriva finalmente nelle sale sei anni dopo il precedente capitolo, dopo iniziali vicissitudini produttive. La pandemia, tuttora in corso, ha fatto rimandare almeno due volte l’uscita della pellicola, che, come dice in un simpatico messaggio iniziale il protagonista, è stata realizzata per essere goduta dal pubblico nei cinema.
“No Time to Die” non tradisce le attese, adrenalico al punto giusto, con un gran ritmo che tiene l’attenzione desta durante tutte le oltre due ore e mezza di film. Seguendo il tratto ormai distintivo delle pellicole della saga di 007, la storia di “No Time to Die” passa disinvoltamente dai ghiacci norvegesi alle spiagge caraibiche, dalla immensa e fredda Londra alla meravigliosa e assolata Matera. Bond cambia partner femminili (solo nelle scene d’azione, i tempi sono cambiati anche per lui) più disinvoltamente di quanto noi cambiamo una giacca. Guardandolo si ha insomma l’impressione di vedere un film scomposto in un insieme di sottotrame, collegate infine, come un mosaico, in un tema unificante.
È anche il quinto e ultimo film della serie interpretata da Daniel Craig, cominciata nell’ormai lontano 2006 con “Casino Royale”: impostata come un reboot del personaggio, ancora agente inesperto nella prima, nelle successive pellicole James Bond si confronta spesso col suo passato, utilizzando il ricordo per esplorare lati inusitati della sua personalità. “No Time to Die” conferma questa tendenza, Bond trova il tempo, tra gli immancabili inseguimenti e le imperdibili sparatorie, di compiere un’analisi introspettiva più adatta ai tempi che stiamo vivendo, e con una robusta dose di autoironia tesa a sdrammatizzare l’ormai improponibile ruolo da supermacho che nell’immaginario collettivo 007 ha tradizionalmente nei confronti del gentil sesso.
Un’attesa ben ricompensata
Un film da vedere, e non possiamo che essere d’accordo con Craig, preferibilmente al cinema, non dopo aver ripassato almeno l’ultimo capitolo della serie, “Spectre” del 2015. Un Daniel Craig in grande spolvero che, nonostante gli anni passati, risulta ancora credibile nelle scene d’azione, ma che dà il meglio di sé nelle scene in cui tira fuori il suo lato umano.
Lo accompagnano ancora una volta una convincente Léa Seydoux, che interpreta Madeleine Swann, personaggio dal passato tormentato, anche se la novità è il villain di turno, un sempre bravissimo Rami Malek, qui nelle vesti di Lyutsifer Sain, il cui nome riecheggia non a caso quello di Lucifero, il “Portatore di Luce”, un angelo caduto il cui tragico passato si intreccia con quello degli altri protagonisti.
Una citazione per il giovane regista Cary Fukunaga, alla prima esperienza con i film di Bond, che aveva il compito non facile di succedere a un ‘mostro sacro’ come Sam Mendes, riuscendoci in pieno.
Un plauso infine ad Ana de Armas, interprete di Paloma, l’unica ‘vera’ Bond-girl della pellicola, che in dieci minuti riempie lo schermo, contribuendo con l’ironia del suo personaggio a scalzare dal piedistallo il superuomo Bond.
Daniele Battistoni
Trama
- Regia: Cary Joji Fukunaga
- Cast: Daniel Craig, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Ben Whishaw, Rory Kinnear, Rami Malek, Dali Benssalah, Billy Magnussen, Ana de Armas, David Dencik, Lashana Lynch, José Alfredo Fernandez, Jeffrey Wright
- Durata: 163 minuti
- Produzione: USA, 2021
- Distribuzione: Universal Pictures
- Data di uscita: 30 settembre 2021
In “No Time to Die” James Bond è ormai in “pensione” a godersi il meritato riposo in Giamaica. Quando il suo amico Felix Leiter (interpretato da Jeffrey Wright) gli chiede di rientrare in servizio per recuperare uno scienziato rapito Bond accetterà una missione che lo porterà a confrontarsi con una delle minacce più pericolose della sua carriera.
No Time to Die: l’ultima volta per Daniel Craig
In cabina di regia per “No Time to Die” troviamo Cary Joji Fukunaga, noto al grande pubblico principalmente per essere il regista della prima stagione di “True Detective” per la HBO. Prima di lui era legato al progetto il nome di Danny Boyle (“Trainspotting”, “The Millionaire” “Steve Jobs“) , che però ha abbandonato l’operazione a causa di divergenze con la casa produttrice: sembra infatti che il famoso regista inglese volesse uccidere il protagonista nell’atto finale del film. Daniel Craig, già protagonista delle ultime quattro pellicole, interpreterà la famosa spia per l’ultima volta, e dovrà scontrarsi stavolta contro un nemico che ha il volto di Rami Malek, fresco del recente Oscar come Miglior Attore per la sua interpretazione di Freddie Mercury in “Bohemian Rhapsody“. Nel cast troveremo anche Ana De Armas (“Blade Runner 2049“), Léa Seydoux (“La vita di Adele“, “Spectre“), ma anche Ralph Fiennes e Ben Whishaw, che riprenderanno i loro ruoli rispettivamente di M e Q.
James Bond: Le origini del mito
James Bond è un personaggio immaginario creato nel 1953 dallo scrittore britannico Ian Fleming, divenuto famoso grazie ai film ispirati ai libri dei quali è protagonista: colto e raffinato agente segreto del controspionaggio inglese, in passato comandante della Marina Militare, Bond ha come numero identificativo 007, dove il doppio zero indica che ha “licenza di uccidere“. Ci sono diverse versioni sull’origine del nome; la prima sostiene che James Bond fosse un ornitologo americano del quale Fleming, appassionato di bird watching, conosceva un libro. Un’altra versione invece riporta che Bond soggiornò per un periodo in Giamaica vicino a Fleming, che gli “rubò” così il nome per il personaggio. Da allora, con cadenza annuale, dedicherà il periodo del suo soggiorno nella villa GoldenEye in Giamaica alla stesura di un nuovo romanzo della serie. Alla fine la produzione dello scrittore sarà composta da dodici romanzi e due raccolte di racconti.