Il mondo del cinema ha recentemente assistito a un evento clamoroso: l’adattamento cinematografico del celebre videogioco “Borderlands”, realizzato da Lionsgate, ha registrato performance disastrose al botteghino. Un caso emblematico di come un progetto ricco di potenziale possa naufragare tra le correnti avverse della pandemia e delle aspettative disattese. Jon Feltheimer, amministratore delegato della Lionsgate, ha parlato apertamente delle difficoltà incontrate dalla produzione, gettando luce su un panorama complesso e sfidante per l’industria cinematografica.
Le cause del flop di Borderlands
Secondo Jon Feltheimer, i problemi con “Borderlands” sono emanati da diversi fattori sfavorevoli. Durante una recente conferenza sui risultati finanziari del secondo trimestre del 2024, il CEO della Lionsgate ha dichiarato che il film ha subito ritardi significativi a causa della pandemia, rimanendo in fase di stallo per un periodo prolungato. Anche le riprese, influenzate dalla situazione globale, hanno contribuito a un’eccessiva dilatazione dei tempi di produzione. Risultato? Un film che, pur vantando un budget di ben 120 milioni di dollari, ha faticato a decollare e attrarre il pubblico.
Un aspetto cruciale del flop è stata l’incapacità di “Borderlands” di espandere il suo appeal oltre il fandom del videogioco originale. Nonostante un cast stellare che include nomi come Jack Black, Kevin Hart e l’illustre Cate Blanchett, il film ha incassato solamente 15,4 milioni di dollari negli Stati Uniti e circa 33 milioni a livello globale. I numeri parlano chiaro: la pellicola non ha saputo conquistare né i fan del videogioco né un pubblico più ampio, ponendo interrogativi sul futuro dei film tratti da videogiochi.
Implicazioni finanziarie per Lionsgate
L’orrendo risultato economico di “Borderlands” ha costretto la Lionsgate a riconsiderare le sue strategie di distribuzione e produzione. Sebbene la casa di produzione avesse cercato di mitigare i rischi associando il film a diritti di distribuzione estera, le fonti indicano che il progetto ha comunque comportato una perdita di circa 30 milioni di dollari. Questo flop non è solo un problema isolato, ma è riflesso in un contesto più ampio di performance inadeguate delle uscite recenti.
Feltheimer ha messo in evidenza che, oltre a “Borderlands”, altre pellicole come “Whitebird”, “The Crow – Il corvo”, “Killer’s Game” e “Never Let Go” hanno deluso le aspettative, mostrando come l’industria stia attraversando una fase di grande incertezza. Le produzioni, anche se supportate da modelli finanziari consolidati, non hanno raggiunto gli standard richiesti. Questo quadro mette in evidenza la crescente difficoltà di trovare un pubblico per film che, pur attirando l’attenzione su carta, non riescono a illuminare il box-office.
L’industria del cinema di fronte a nuove sfide
La vicenda di “Borderlands” pone interrogativi di vasto respiro sulle sfide che l’industria del cinema si trova ad affrontare in un contesto post-pandemia. La saturazione del mercato e la concorrenza di altre forme di intrattenimento —alcune delle quali dominano il panorama grazie ai servizi di streaming— stanno creando un ambiente in cui il margine di errore si è drasticamente ridotto. La Lionsgate dovrà pensare attentamente a come procedere in un periodo in cui il favore del pubblico non è mai stato così volatile.
In questo scenario complicato, il caso di “Borderlands” ci invita a riflettere sulle difficoltà degli adattamenti dai videogiochi e sulla necessità di sviluppare storie che possano attrarre non solo gli appassionati, ma anche il grande pubblico. La strada per la ripresa potrebbe richiedere un ripensamento strategico e creativo, volto a riconquistare la fiducia del pubblico e a evitare futuri fallimenti al botteghino.