Capponi guida e intrattiene con una piccola farfalla bianca per un thriller carico di umorismo
Regia: Luciano Capponi – Cast: Pietro Ragusa, Francesco Martino, Francesco Salvi, Barbara Bouchet, Alessandra Rambaldi, Giorgio Colangeli, Armando De Razza – Genere: Thriller, colore, 100 minuti – Produzione: Italia 2009 – Distribuzione: Borgo dello Spettacolo – Data di uscita: 2 luglio 2010.
L’acre odore, in questo caso, non dei morti ma dei vivi, il frastuono di una banda di fantasmi che passa, i castelli incantati, le megere baffute e un feroce serial killer in procinto di tornare dal passato: sono solo alcuni dei personaggi e delle stranezze che è possibile incontrare nell’aldilà in cui si ritrovano Amilcare, Lidia e Vladimiro, tutte le volte che sorseggiano un calice di “Caresse de Roi”. Sono i viaggi innescati dalla degustazione di tale lascito dell’appena defunto padre di Vladimiro, Enzo Salvi, a ritmare il film del regista Luciano Capponi, intitolato “Butterfly Zone” e vincitore del Premio Mèliès al Fantafestival dello scorso 2009.
Storia di un uomo come tanti, che ha subito la tragica perdita di parte della sua famiglia, “Butterfly Zone” condensa con abilità, in un’ora e mezza che si stenta a sentire, tematiche quali quella dell’ineluttabilità della vita, del futuro che ci attende oltre questa e delle relazioni con l’altro, con lo humor tipico non solo della regia, ma anche della persona di Capponi. Uno spirito da definirsi ‘seriamente faceto’ quello di quest’ultimo, reso con successo dal talento interpretativo del giovane romano Francesco Martino, assolutamente disinvolto nei tempi, e del più esperto e di stampo teatrale Pietro Ragusa.
A colpire sin dalle prime scene è infatti il contrasto tra l’ordinarietà del comportamento dei due protagonisti, con cui lo spettatore finisce inevitabilmente con l’identificarsi e l’opposta straordinarietà delle circostanze con cui questi si trovano ad avere a che fare una volta passati all’altro mondo.
Se dalla banalità dell’idea che per capire la vita a volte sia necessario indagare la morte, ci si lascia solo sfiorare, il film risulta davvero godibile, non solo per la presenza di una insolita Barbara Bouchet e per la comicità partenopea di Patrizio Oliva nei panni di un senatore dell’antica Roma, ma anche e soprattutto per la capacità finale del processo filmico di rispondere alle domande che ci si pone durante la proiezione, come anche in alcuni frangenti della vita.
Capponi riesce dunque nel suo intento di guidarci, seguendo non più il coniglio, ma in questo caso una piccola farfalla bianca, verso la sua verità, facendo buon uso della tecnica cinematografica: con diversi fuoricampo non svelati della cinepresa che ci rimandano all’idea del ‘tutto può succedere’ e intrecciando vari generi tra cui anche quello della spy-story fantascientifica, a rendere la visione incalzante.
Un’occasione di vivere una fiaba, con uomo nero annesso, e di abbandonarsi alla risata, a cui vi consigliamo di non rinunciare, se non altro per alzarsi dalla poltrona appena più consapevoli dell’inconsapevole della nostra condizione. Hai detto niente!
Cecilia Sabelli