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Caso Weinstein: condanna a 23 anni per stupro e violenza sessuale

Sono passati quasi due anni dall’arresto a New York di Harvey Weinstein con l’accusa di stupro e atti sessuali criminali. Finalmente è arrivata oggi la condanna a scontare 23 anni di carcere.

Harvey Weinstein: dalle stelle di Hollywood al carcere

Weinstein verdetto

Caso Weinstein: condanna a 23 anni per stupro e violenza sessuale

Oggi il tribunale di New York ha finalmente riconosciuto Harvey Weinstein colpevole di due reati: violenza sessuale avvenuta nel 2013 e costrizione a sesso orale nel 2006 (“first-degree criminal sex act”). I capi d’imputazione erano cinque, ma, dopo un processo durato 49 giorni, lo scorso 24 febbraio l’ex produttore era stato prosciolto da tre accuse, tra cui figurava quella di “predatore sessuale” che gli sarebbe costata l’ergastolo.

Weinstein presente in aula su una sedia a rotelle ha inaspettatamente dichiarato prima della sentenza: “Provo un profondo rimorso per questa situazione. Mi dispiace davvero, userò il mio tempo provando a diventare una persona migliore”.

Anche le due donne – Mimi Haleyi, sua ex assistente, e l’attrice Jessica Mann – erano in aula dove in lacrime hanno descritto come  la loro vita sia cambiata in seguito agli abusi.

La sentenza del giudice Burke ha stabilito che per i suoi reati Weinstein deve scontare 23 anni di carcere.

Questo il twitt del New York Times che era presente al processo con due giornalisti

Era l’uomo più potente di Hollywood fino all’ottobre del 2017 quando, proprio grazie a un’inchiesta del New York Times e del settimanale New Yorker, erano trapelate una serie di accuse di violenza sessuale da parte dell’uomo nei confronti di alcune star di Hollywood tra cui Ashley Judd e Rose McGowan. Dopo l’articolo del 6 ottobre era scattato, il 9 dello stesso mese, il licenziamento dalla Weinstein Company, azienda che lui stesso aveva co-fondato insieme al fratello Robert, anch’essa citata per non aver tutelato i suoi dipendenti.

Oltre al licenziamento Weinstein è stato, successivamente, espulso dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences e il presidente Macron ha avviato le procedure per ritirargli la Legion d’onore, conferitagli da Nicolas Sarkozy nel 2012.

Ben presto è nato il movimento #metoo, anche in seguito a un censimento dell’Huffington Post, secondo cui 93 donne si dichiaravano vittime di Weinstein, di cui 80 con un nome e cognome e 14 con accuse di stupro.

Il copione era sempre lo stesso: l’uomo invitava le ragazze in ufficio o in hotel per parlare di una possibile carriera, poi esigeva un massaggio o un rapporto. In questo era agevolato da uno staff che si occupava di prendere gli appuntamenti e dagli avvocati che facevano sì che venissero cancellate le denunce grazie ad accordi economici. Sembra che il potente produttore abbia addirittura ingaggiato degli ex-agenti del Mossad israeliano per far pressione sulle donne che lo avevano denunciato.

La discesa agli inferi

Il 25 maggio del 2018 Weinstein veniva arrestato a New York con l’accusa di stupro e atti sessuali criminali, in seguito alle rivelazioni dell’attrice Jessica Mann che affermava di essere stata violentata nel 2013. A queste accuse si sono aggiunte nel luglio dello stesso anno anche quelle Mimi Haleyi, ex assistente di produzione, che dichiarava di essere stata costretta dall’uomo a un rapporto orale nel 2006.

Sono ben 25 milioni di dollari quelli pattuiti nel dicembre del 2019 da Weinstein e dalla sua ex compagnia con alcune donne per provare a mettere fine a tutte le cause di risarcimento.

Con il nuovo anno, a gennaio 2020, l’ex produttore viene accusato a Los Angeles di stupro nei confronti di una donna e di violenze sessuali nei confronti di un’altra.

Annabella Sciorra, famosa per aver preso parte a “I Sopranos”, il 23 gennaio ha testimoniato di essere stata violentata nel suo appartamento di New York nel 2013. Il 27 gennaio anche Haleyi ha raccontato davanti alla corte l’obbligo ad avere un rapporto orale con Weinstein. Il 31 è stata la volta di Jessica Mann, che pur avendo ammesso una relazione con l’uomo, ha anche affermato di essere stata violentata.

Nell’arringa finale Donna Rotunno, avvocato difensore di Weinstein, ha definito il suo cliente “vittima di magistrati eccessivamente zelanti”, mentre il procuratore Joan Illuzzi ha parlato delle sue azioni come del “marchio di fabbrica di un predatore che trattava le donne come formiche che poteva calpestare senza conseguenze”.

Oggi finalmente giustizia è stata fatto: Weinstein ha ottenuto 23 anni di pena da scontare in carcere, un macigno e la giusta fine per un uomo di quasi 68 anni, ormai malato nel corpo e nell’anima.

Andrea Racca

11/03/2020

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