Claudio Bisio è tornato a far parlare di sé grazie al suo nuovo film “Una terapia di gruppo” diretta da Paolo Costella, che sarà nelle sale cinematografiche dal 21 novembre. In questa commedia, l’attore genovese interpreta un uomo affetto dalla sindrome di Tourette e si unisce a un cast stellare che include nomi illustri come Margherita Buy, Claudio Santamaria, Valentina Lodovini, Leo Gassmann e Ludovica Francesconi. Questa pellicola affronta temi complessi, quali la salute mentale e le dinamiche di gruppo, condensando tutto in una trama leggera ma profonda.
Un film che sfida i pregiudizi
L’approccio del film sui temi delicati come la sindrome di Tourette non è casuale. Bisio ha spiegato come il team di produzione abbia collaborato con associazioni specializzate per garantire un trattamento rispettoso e consapevole della materia. “Abbiamo preso contatti con delle associazioni. Ho spiegato che avremmo fatto una commedia e saremmo andati un po’ sopra le righe,” ha affermato l’attore. La preoccupazione principale emersa durante gli incontri con i rappresentanti è stata quella di evitare che il tema fosse trascurato o peggio, oltraggiato. La riflessione condivisa è che il vero rischio non è la satira, ma l’indifferenza. Questo approccio consapevole è stato il fondamento su cui si è basata l’intera lavorazione del film.
L’importanza della psicoterapia
Claudio Bisio ha aperto un’interessante dicotomia riguardo alla psicoterapia, un tema centrale nel film. Pur ammettendo di non aver mai intrapreso un percorso analitico, l’attore riconosce il valore e il potere che una terapia ben strutturata può avere sulla propria vita. “È un regalo concedersi quello spazio,” ha affermato, riconoscendo che la sua professione lo tiene spesso impegnato, rendendo difficile dedicarsi a tale attività. La sua visione è chiara: la preparazione per un film o una tournée lo assorbe completamente, lasciando poco spazio per altre forme di introspezione. “Sognare è una parte fondamentale della vita e ho sempre in mente l’idea di raccontare i miei sogni a qualcuno, interpretarli, e potrebbe diventare un’esperienza creativa di grande valore,” ha detto Bisio, riflettendo su come la sua arte possa essere influenzata dai propri sogni.
La regia e il futuro
Dopo il debutto alla regia con “L’ultima volta che siamo stati bambini”, l’attore non nasconde la sua volontà di tornare dietro la macchina da presa. Tuttavia, egli è consapevole dell’importanza di scegliere con cautela il prossimo progetto. “Dopo un debutto così forte, è importante trovare un secondo film con una storia altrettanto importante,” ha dichiarato. La sua esperienza passata, affiancata dalla volontà di raccontare temi significativi, evidenzia la sua intenzione di mantenere alto il livello qualitativo delle sue opere future.
Riflessioni personali e il timore di scomparire
La narrazione di Bisio fa emergere alcuni spunti di riflessione personale, come il timore di “scomparire” o di finire nel dimenticatoio, come accade a uno dei personaggi del suo romanzo “Il talento degli scomparsi”. “Forse l’ho fatto per esorcizzare la possibilità che accada,” ha rivelato. Tuttavia, la sua vita quotidiana non sembra risentirne; l’attore afferma di godere di una vita relativamente normale. Nonostante la notorietà, l’idea di “perdersi” tra la folla è un pensiero che lo accompagna: “Ogni anno che passa ho sempre meno possibilità,” ha riflettuto. Con l’avanzare dell’età, questa dualità tra apparire e scomparire diventa ancora più evidente, rendendo il suo racconto non solo una riflessione professionale, ma anche personale.