Manhattan minacciata da creature misteriose, uno spettatore che registra la distruzione inavvertitamente: ecco la ricetta del film “Cloverfield” prodotto da J.J. Abrams
(Cloverfield) Regia: Matt Reeves – Cast: Lizzy Caplan, Jessica Lucas, T.J. Miller, Michael Stahl-David, Mike Vogel, Odette Yustman – Genere: Fantascienza, colore, 85 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 1 febbraio 2008.
Gli americani devono trovare un nemico a tutti i costi. Il bisogno economico di una guerra permanente necessita di una giustificazione agli occhi dei cittadini. Le dinamiche del terrore agiscono meglio se gli scenari sono facilmente identificabili, se a essere colpita è la città simbolo del potere statunitense, la grande mela, vittima nella realtà di un attentato indimenticabile, le cui ferite e conseguenze sono ancora visibili.
È successo con “Io sono leggenda”, con “Cloverfield” si ripete. Il film, già campione di incassi negli USA è diretto da Matt Reeves e porta la firma del produttore J.J. Abrams (“Felicity”, “Alias” “Lost”, per la tv, “Mi: III” e il nuovo film “Star Trek”, ancora in lavorazione, per il cinema), da cui è partita l’idea di una storia il cui filo conduttore doveva essere il ricongiungimento di due giovani innamorati nel momento di estremo pericolo, durante l’attacco di una mostruosa creatura.
Ancora una volta New York, e nel caso specifico Manhattan, sono palcoscenico di paura e distruzione, scatenate all’improvviso, come improvviso è l’attacco imprevisto. Ed è così che nel bel mezzo di una festa avviene il dramma, evento sconvolgente che cambierà irreversibilmente l’aspetto della città. Un boato e poi la distruzione. La finzione mostra gli abitanti sconvolti per le strade, coperti da polvere e ferite e le prime immagini che riaffiorano alla mente sono proprio quelle immortalate l’11 settembre, immediatamente dopo il crollo delle due torri, quando sagome bianche e irriconoscibili vagavano incredule e sbigottite per le strade. Non importa da chi è generata la paura, importa solamente mostrarne gli effetti.
Allora seguendo questa logica si può giustificare il terribile mostro con il suo seguito di mostriciattoli del quale non conosciamo proprio nulla. La creatura deforme, la cui grandezza è spaventosa, è sempre ripresa dal basso; in “Cloverfield” non c’è una regia onnisciente pronta a rimettere ogni cosa al proprio posto come una sorta di deus ex machina. È uno dei protagonisti che registra ogni cosa in una cassetta utilizzata inavvertitamente per la seconda volta. Ed è proprio nel modo in cui vengono effettuate le riprese che il film trova il suo punto di forza, ricordando da vicino l’operazione “Blair Witch Project”.
Questo personaggio si sente investito dalla necessità di registrare gli eventi, il suo è un compito importantissimo e quando non potrà più assolverlo, l’obiettivo rimarrà acceso, catturando brandelli di realtà orribili capaci di cancellare la bella storia, che a tratti riaffiora, registrata in momenti lieti da due protagonisti. La cassetta è dunque l’unico testimone di questa tragedia che giunge nelle mani del governo, dopo che Manhattan è stata rasa al suolo. D’altra parte sia qui che in “Io sono leggenda” e “Alien vs Predator 2” alcuni sacrifici devono essere compiuti affinché si possa salvare la maggior parte dell’umanità.
Laura Calvo