Bio-pic sulla geniale stilista Coco Chanel, interpretata dalla delicata Audrey Tatou
(Coco Avant Chanel) Regia: Anne Fontaine – Cast: Audrey Tautou, Alessandro Nivola, Marie Gillain, Emmanuelle Devos, Benoît Poelvoorde – Genere: Biografico, colore, 110 minuti -Produzione: Francia, 2009 – Distribuzione: Warner Bros. Italia – Data di uscita: 29 maggio 2009.
La piccola Gabrielle viene mandata con la sorella in un orfanotrofio nel centro della Francia: tutte le domeniche aspetta invano che arrivi il padre a cercarla, ma non arriverà mai. Cresciuta, diviene una cinica artista di cabaret (Audrey Tautou), soprannominata Coco, che con voice fioca canta per un pubblico di soldati ubriachi: di giorno è un’umile sartina che cuce orli nel retro di una sartoria di provincia, la notte sogna di diventare una star.
Accetta di essere mantenuta dal suo amante, che le offre un rifugio sicuro tra ozi e piaceri, ma poi s’innamora di un uomo sposato e per lui sceglie di non essere la moglie di nessuno. Ribelle, trova opprimenti le convenzioni del suo tempo e indossa gli abiti dei suoi amanti, diventando la leggendaria creatrice d’alta moda che ha incarnato la donna moderna ed è diventata un simbolo di successo, libertà e stile.
“Coco avant Chanel” è un’esaltazione, di poco meno di due ore, del mito Chanel: una donna indipendente, che si è fatta da sola, con primi piani intensi e sguardi che solo la Tautou avrebbe saputo rendere, coronata dai meravigliosi abiti che la collezione Chanel ha messo a disposizione della produzione del film.
La fotografia ben curata, insieme a un sapiente doppiaggio, sottolinea lo svolgersi lieve della trama, che coinvolge lo spettatore senza stancarlo, come in una costante danza melodiosa, tra i sorrisi dell’amore e le lacrime della passione. Chi conosce bene la biografia di madame Coco rimpiangerà, forse, il finale un po’ affrettato del film, che non racconta della sua vita di spia e delle traversie tedesche della creatrice della più importante maison internazionale, tratteggiandone un’immagine sì indipendente, ma forse un po’ meno coraggiosa.
Claudia Resta