Si è tenuta ieri 17 novembre, al multisala Barberini di Roma, la conferenza stampa di presentazione di “Steve Jobs”, biopic di Danny Boyle con protagonista Michael Fassbender. A rispondere alle domande era presente solo il regista, in tutta la sua disponibilità e simpatia.
La rivoluzione di Steve Jobs in un film diverso e memorabile
Boyle ha creato un biopic diverso che racconta tre momenti fondamentali della vita del creatore del Mac e dell’iPhone. Ha subito spiegato come la scelta del primo anno, il 1984, sia fondamentale perchè punto d’inizio della rivoluzione di Jobs nel mondo dei computer, mentre il 1988 e il 1998 sono entrambi punti chiave della sua vita e del suo progetto. Steve Jobs ha infatti cambiato tutto, è stato il primo a creare un computer “cool”, da mettere in bella mostra quasi come fosse un ornamento, un oggetto per fare colpo, e aveva già immaginato che un giorno tutti questi dispositivi potevano essere portati con noi. Il 1998 è quindi l’inizio di un percorso a cui noi tutti fruitori siamo collegati.
Come creatore, come cineasta, Boyle ha ammesso di sentirsi anche lui simile a Jobs, un direttore di orchestra che però riconosce l’importanza del lavoro di squadra. Più volte il regista ha ammesso di preferire la visione del cofondatore Steve Wozniak, ovvero di essere sì una persona potente, ma di saper essere anche educati e di avere un minimo di decenza. Jobs era infatti molto arrogante, si comportava malissimo con lo staff ma soprattutto nei confronti di sua figlia.
Il regista ha poi raccontato di essere stato molto contento di lavorare con lo sceneggiatore Aaron Sorkin, (“The Social Network” e “The Newsroom”).
“È uno scrittore straordinario” ha infatti dichiarato Boyle “Aaron è stato sempre molto disponibile e abbiamo fatto alcune variazioni rispetto allo script originale. Ad esempio nella scena del confronto tra Jobs e Wozniak, che preferivo fosse pubblica, o nella scena in cui Steve chiede a Johanna Hoffman come mai loro due non fossero mai finiti a letto assieme. Un aneddoto privato che la stessa Hoffman ha rivelato a Kate Winslet che ho voluto inserire nella storia e che Aaron ha tranquillamente accettato.”
Steve Jobs nelle sue debolezze e nella sua umanità
Boyle ha poi raccontato dei problemi riscontrati con la moglie di Steve Jobs, contraria al film. La donna pare che abbia contattato tutti quelli con cui il regista voleva lavorare per impedire il film. Ma gran parte della pellicola è girata prima del suo arrivo. Steve Jobs ha sempre voluto il controllo su tutto, con l’unica eccezione del libro che è stato adottato proprio per il film. Il miliardario, all’epoca era già molto malato e voleva che la sua storia fosse raccontata in maniera obiettiva. “Il personaggio che vedete sullo schermo mostra tutta la sua umanità, con le sue debolezze e la sua grandezza” ha rivelato Boyle. “Oggi persone come lui controllano il nostro mondo più dei nostri governi ed è giusto far film su di loro, avere la possibilità di parlarne e non pensare che siano santi”.
Il regista ha poi concluso parlando dell’abbondanza di biopic che oggigiorno pullulano nelle sale cinematografiche.
“Ultimamente c’è molta mancanza di sicurezza negli sceneggiatori. Quest’anno sono attesi grandi titoli e sequel proprio per mancanza di fiducia, per questo si opta per settori dove il successo è assicurato, come le biopic”.
Ai complimenti del pubblico il regista si dichiara contento di essere riuscito a sorprendere le persone con un formato diverso della storia, concludendo: “Bisogna fare proprio questo, bisogna esprimere fiducia nel cambiamento”.
Il film che finora ha incassato poco più di 17 milioni di dollari uscirà in Italia il 21 gennaio 2016.
Federica Fausto
18/11/2015